Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Covid, la rabbia e la gioia istantanee di fine emergenza

Fiori e proteste alla Residenza Venezia. Il ballo per il reparto vuoto a Jesolo

- Matteo Riberto

VENEZIA Da una parte i familiari che depongono rose davanti alla Residenza Venezia di Marghera per commemorar­e i loro parenti morti, dall’altra i sanitari dell’ospedale di Jesolo che festeggian­o il reparto Covid finalmente vuoto. Sono le due facce del post emergenza; istantanee della fine di un incubo che ha travolto il Veneziano.

Ieri, una ventina di familiari di ospiti della Residenza Venezia di Marghera si sono ritrovati davanti alla struttura per ricordare i loro parenti e denunciare le presunte falle nella gestione dell’emergenza da parte della casa di riposo dove si sono contagiati ottanta ospiti, 25 dei quali sono deceduti (circa un terzo dei morti complessiv­i delle case di riposo del Veneziano). Hanno deposto fiori, alcuni biglietti, e don Lio Gasparotto, parroco di Catene, ha pronunciat­o una preghiera. Prima la commozione, poi la rabbia. «Ho fatto causa alla struttura — dice Paola, che ha perso il padre, Gilberto Gasparotto — Voglio sapere cos’è successo dentro quelle mura. Ieri ho ricevuto la cartella clinica di mio padre: gli hanno dato solo delle aspirine, nessun antivirale».

Paola non è l’unica che pretende risposte: altre famiglie hanno già presentato esposti in procura e ieri, in molti, dicevano di voler intraprend­ere la stessa strada. «Ho chiesto anche io la cartella clinica di mia zia — aggiunge Luisa — quando arriverà valuteremo la denuncia». Una mala gestione dell’emergenza, la difficoltà a contattare i parenti quando erano contagiati: sono queste le accuse dei familiari. L’altra immagine ( opposta) della giornata è la gioia dei sanitari dell’ospedale di Jesolo che ieri hanno festeggiat­o lo svuotament­o del reparto Covid (i posti letto di terapia intensiva non verranno smantellat­i per non farsi trovare impreparat­i in caso di recrudesce­nza dell’epidemia). Dopo mesi in prima linea in quello che è diventato il Covid Hospital dell’area del Veneto Orientale, è stato un momento di liberazion­e il grido «E’ finita». Infermieri, medici, e il dg dell’Usl 4 Carlo Bramezza hanno alzato le mani al cielo prima di un ballo collettivo. Un momento di gioia che non consente però di abbassare la guardia anche se i segnali continuano a essere incoraggi ant i . Ieri non c’è stato nessun decesso, si sono registrati solo tre casi di contagio e gli attualment­e positivi sono scesi a 151 ( meno 18 r i - spetto al giorno p r ima ) . Resta invariato il numero delle persone ricoverate (36) ma da ieri non c’è più nessun paziente in terapia intensiva: un dato significat­ivo consideran­do che il 26 marzo, nella sola Usl 3, erano 53 i posti di terapia intensiva occupati da pazienti Covid.

Se l’emergenza pare alle spalle, non mancano le polemiche. Al centro Villa Salus, da mesi impegnata nella lotta all’emergenza, che il 4 maggio ha messo in cassa integrazio­ne 50 dipendenti su 250. «E’ stata una scelta intollerab­ile attuata unilateral­mente non applicando il principio di rotazione che penalizza solo alcuni lavoratori», attacca Gabriele Scaramuzza, segretario regionale di Articolo Uno. «La scelta fatta è stata orientata a una logica di efficienza — replica Villa Salus — i dipendenti impiegati in reparti al momento non operativi sono stati inseriti nell’elenco Cig e quelli che nel periodo Covid avevano svolto le mansioni assegnatel­e hanno mantenute per garantire continuità di servizio».

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I famigliari degli ospiti della Residenza Venezia (sx) Jesolo, i sanitari dell’ospedale
Le due facce I famigliari degli ospiti della Residenza Venezia (sx) Jesolo, i sanitari dell’ospedale

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