Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Mr Diesel: fondi ai grandi
Rosso: «Lo facciamo da 10 anni con i nostri artigiani». Lo scetticismo dei piccoli: «Non siamo sprovveduti»
VENEZIA Secondo Renzo Rosso, Mr Diesel, per ripartire servono i finanziamenti di filiera: soldi alle grandi imprese, che li ripartiscono ai piccoli in modo più snello.
VENEZIA Finanziare le grandi imprese in modo che queste, in maniera molto più snella e sicura, possano riversare gli importi degli strumenti governativi su tutta la filiera dei propri fornitori. La formula del «finanziamento di filiera» è stata rilanciata da Renzo Rosso, patron di Otb (Diesel), che ne ha parlato ieri nel webinar «Moda, Pil e lavoro» di Rcs Academy, riportando l’esperienza concreta avviata dalla sua azienda.
«Da oltre dieci anni – ha ricordato Rosso - finanziamo tutta la nostra filiera, compresi i piccoli artigiani (in tutto quasi 200), e con interessi pazzeschi, all’1%. È un sistema che sarebbe bello poter adottare in generale, cioè che il governo desse i soldi alla grande impresa, perché questa li distribuisca, evitando la burocrazia ai più piccoli, che non la sanno fare e vengono strozzati dalle banche con interessi del 6, 7 o 8%».
Lo schema, in sostanza, ha il vantaggio di collegare a tutti i principali fornitori il merito del credito della società committente, la quale, in questo modo, fungendo da garante, genera l’effetto di fluidificare ogni operazione, grazie al rapporto fiduciario consolidato con gli istituti bancari, di cui le stesse piccole imprese della filiera sono clienti.
Ma sarebbe un modello estendibile a una platea più ampia? «La proposta è certamente lodevole – è il punto di vista di Giuliano Secco, presidente della Federazione moda di Confartigianato Veneto – purché avvenisse anche un cambio di rotta da parte delle grandi imprese rispetto al nostro fondamentale asset del Made in Italy. Nel 2015 il Sistema moda e UniCredit misero sul piatto 2 miliardi per favorire l’accesso al credito delle Pmi, attraverso lo strumento del reverse factoring. Sembrava la soluzione ai problemi dei ritardi di pagamento e del difficile accesso al credito di noi piccoli artigiani. Purtroppo, le imprese capofila che si sono avvicinante allo strumento – riconosce Secco - furono davvero poche e gli effetti sulla filiera non si sono visti».
Per Mario Pozza, presidente di Unioncamere Veneto, l’idea di Rosso «ha una sua logica ma non è questo il modo di aiutare la piccola impresa. E poi adesso ci sono strumenti diversi, i Consorzi fidi funzionano e non ci sono più i piccoli imprenditori sprovveduti. Le nuove generazioni sono molto più acculturate e hanno più dimestichezza con i canali del credito. Non vorrei si pensasse di nascondersi dietro l’alibi della filiera per reclamare finanziamenti solo ai grandi».
Perplessità e distinguo sul tema lanciato dal presidente di Otb giungono anche dal sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, a cominciare dal concetto di filiera. «Una filiera non è una struttura aziendale ma lo è in sé, pensiamo ad esempio alla calzatura. L’idea di Rosso non è negativa ma va collocata in una strategia di sviluppo generale. In questo momento – aggiunge Baretta – in Italia abbiamo tre priorità: turismo e cultura, manifatturiero, agroalimentare e Made in Italy e, infine, la logistica. Non possiamo immaginare di investire sulle aziende più importanti, perché poi il resto arrivi a cascata, ma caso mai in modo orizzontale. Occorre lavorare sulle reti d’impresa, strutture che non mettono in discussione la logica proprietaria, e tenere sempre presente che il nostro tessuto è composto da piccole e piccolissime aziende e che, dunque, non possiamo prescindere da un’impostazione di valorizzazione di questa dimensione».