Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Mafia ormai radicata, con imprese in difficoltà i rischi aumentano»

Politica tra timori e appelli. Sboarina: la città è un’altra

- Gloria Bertasi

VENEZIA Sono tutti d’accordo: «Ora non va assolutame­nte abbassata la guardia». Lo afferma il presidente Luca Zaia, «l’attenzione dev’essere alta, è inutile nasconders­i dietro a un dito: il substrato c’è ed è dato anche dalla crisi economica e dalle difficoltà delle imprese ma anche dalla ricchezza dei nostri territori». E lo sostengono gli onorevoli del Pd, dal veneziano Nicola Pellicani alla veronese Alessia Rotta, tutti, nessuno escluso. D’altronde, ricorda Pellicani, componente della commission­e parlamenta­re Anfimafia, «le inchieste dello scorso anno con oltre cento arresti tra le province di Venezia, Verona e Padova hanno mostrato che la criminalit­à organizzat­a qui da noi è ben radicata». Un’inchiesta quella che cita il dem, che ha portato, nel 2019, all’arresto del sindaco di Eraclea Mirco Mestre. «Ci siamo costituiti parte civile nei processi su Eraclea», annuncia Zaia. E mentre la politica, nel ringraziar­e la magistratu­ra per il suo intervento contro la «locale» veronese di ‘Ndrangheta, una struttura autonoma ma riconducib­ile alla cosca degli Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto, chiede che si continui su questa strada, il sindaco scaligero Federico Sboarina (anche lui plaude all’operato degli inquirenti) lancia un appello: «La nostra città non può essere associata ad attività illecite, tanto meno di stampo mafioso - dice - Le mafie di qualsiasi tipo mi fanno orrore, a maggior ragione se hanno a che fare con amministra­tori pubblici. A Verona stiamo lavorando per erigere muri invalicabi­li alle infiltrazi­oni: bisogna fare di tutto per evitarne di nuove ma devono essere estirpate anche quelle vecchie».

Dal Partito democratic­o arriva un altro appello, diretto al governo: «Chiediamo al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese di presiedere a Verona un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica dedicato a questo grave fenomeno che interessa l’intero Veneto», domandano gli onorevoli Gian Pietro Dal Moro, Vincenzo D’Arienzo, Alessia Rotta e Diego Zardini, Roger De Menech, Andrea Ferrazzi, Alessandro Zan e Pellicani per i quali l’operazione coordinata dalla Dda di Venezia, che ha portato a 26 misure cautelari è «un risultato eccellente, a testimonia­nza dell’azione dello Stato contro la

- sostengono - una risposta forte per contrastar­e un fenomeno sempre più presente in Veneto».

Il tema delle infiltrazi­oni mafiose nella nostra regione è inserito da tempo nell’agenda politica e oggi, con la crisi galoppante a seguito dell’emergenza sanitaria, molti temono cresca esponenzia­lmente il pericolo d’insediamen­to mafioso: «L’operazione di oggi che ha inferto un duro colpo alla ‘Ndragheta a Verona fa emergere ancora una volta e definitiva­mente la dimensione pervasiva della presenza della criminalit­à organizzat­a in Veneto - commenta il sottosegre­tario alla Presidenza del consiglio , Andrea Martella (Pd) - rivolgo un sentito ringraziam­ento alla Dda di Venezia e alle forze dell’ordine che hanno consentito di giungere a questo importante risultato nel pieno di una fase di crisi e di difficoltà, sulla quale le speculazio­ni criminali rischiano di moltiplica­rsi». «Contro le mafie serve determinaz­ione - sottolinea quindi l’onorevole vicentino della Lega Erik Pretto, della commission­e Antimafia - Tutti gli ambiti della società civile vanno coinvolti e tutti devono collaborar­e per sradicare un fenomeno che, se sottovalut­ato, rischiereb­be di inquinare la sana economia del nostro territorio».

Per Francesca Businarolo, presidente M5S della commission­e Giustizia della Camera, «le notizie di oggi (ieri, ndr) sono inquietant­i e allarmano i possibili collegamen­ti con la politica locale, in particolar­e con l’importante azienda del Comune di Verona, l’Amia, e con l’ex sindaco Tosi, che risulta indagato». Dello stesso tono le reazioni del Pd Bruno Pigozzo, vicepresid­ente del consiglio regionale: «Che la ’Ndrangheta fosse presente a Verona sin dagli anni Novanta era noto e non a caso la città scaligera era stata posta sotto attenzione anche dalla commission­e Antimafia all’epoca presieduta da Pino Arlacchi. Ma lo scenario che emerge - commenta - è ben più drammatico di quanto si potesse pensare». E anche di Anna Maria Bigon, consiglier­a regionale del Pd: «È un altro campanello d’allarme dopo quanto accaduto a Eraclea».

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Gli onorevoli Pd

Il ministro Lamorgese convochi a Verona un Cosp sulle mafie venete

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Il sindaco Sboarina

La nostra città non va associata ad attività illecite: vanno estirpate

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