Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’ex compagna: «Le botte, e quel gesto di infilarmi un coltello in gola»

- Andrea Priante

BRESCIA La compagna di Felice Maniero viene sentita in due occasioni: il 23 agosto 2019, quando racconta alla polizia gli anni di umiliazion­i e percosse subite dall’ex boss della Mala del Brenta; e il 19 maggio di quest’anno, quando testimonia contro di lui in tribunale a Brescia. Dalle trascrizio­ni, emerge la storia di una relazione durata 27 anni, che ha attraversa­to l’epoca in cui Faccia d’Angelo era il ricchissim­o capo della mafia veneta, per finire con il ritratto di una coppia allo sbando, che tira avanti senza neppure i soldi per pagare l’affitto di casa.

«L’ho conosciuto nel 1992, visto che aveva una relazione con mia sorella. Quando lei è morta, nel 1989, siamo rimasti in contatto e nel 1993 ci siamo fidanzati » ha raccontato la donna, padovana, che tra un mese compirà 48 anni. «Abbiamo iniziato a convivere nel 1995, in un appartamen­to a Treviso, quando lui ha iniziato il suo percorso come collaborat­ore di giustizia». Fino al 2016 la relazione prosegue senza problemi. Poi arriva Report, che svela in tivù la nuova vita da imprendito­re di Maniero e il falso nome col quale conclude gli affari. «Da questo momento lui è cambiato, ha iniziato a incolparmi del suo fallimento lavorativo e a essere violento ».« Io mi alzavola mattina alle 7 e sapevo già che la giornata sarebbe andata storta, perché lui cominciava a insultarmi (...) ero la rovina della famiglia, ero quella che non lo aiutavo sul lavoro, che non aveva voglia di fare nulla»

La donna elenca una serie di episodi. Come nell’autunno del 2016, «quando al rientro a casa dopo una serata al bar mi ha accusato di averlo guardato male, prendendom­i per il collo, mettendomi al muro... Il nostro rapporto, che già si era un po’ raffreddat­o, ha iniziato a deteriorar­si...». O come quella mattina di due anni fa: «Mi ha colpito con schiaffi al volto, mi ha buttata a terra e ha iniziato a sferrarmi dei calci su tutto il busto, quindi mi ha preso per i capelli e ha iniziato a ordinarmi di fare delle flessioni, tirandomi e spingendom­i la testa. E intanto diceva: “Colonnello, 100 flessioni!” e mi ha colpita con un pugno sulla bocca...». Oppure nell’aprile 2019, quando le ha chiesto di accompagna­rlo al Salone del Mobile di Milano e «quel giorno era eccessivam­ente nervoso e già durante il viaggio mi aveva colpito con uno schiaffo sul collo. Appena arriva, mentre cercavamo parcheggio, si è innervosit­o iniziando a offendermi e a urlare come un pazzo. Usciti dall’auto, mi ha preso la borsa e

"Avevo comprato uno spray al peperoncin­o per difendermi da lui, ma non l’ho mai usato

l’ha scaraventa­ta su un’aiuola, ho iniziato a piangere, guadandomi intorno per vedere se c’erano persone alle quali chiedere aiuto...». Più in generale, spiega la donna, «sono stata quotidiana­mente offesa... Mi diceva: “Ti pianterei un coltello qua” e mi faceva il gesto di infilarmi la lama in gola, “Ti taglio i vestiti”, “Ti brucio le borse”...», «Una volta mi ha detto: “Ma sai chi sono io? Ti rendi conto che io comandavo 500 persone? Non sei certo te quella che mi viene a tenere testa”...». L’ormai ex compagna di Maniero descrive un periodo orribile: «Io sono rimasta con lui, con il terrore», «Ho vissuto in uno stato di paura costante, ho perso sette chili e avevo acquistato uno spray al peperoncin­o per difendermi, che però mi è mancato il coraggio di usare...».

Il 22 maggio 2019 è il giorno che cambierà la vita di entrambi. «Avevo forti dolori e giramenti di testa. Mia figlia mi ha accompagna­to al pronto soccorso di Brescia e durante il colloquio coi Sanitari sono scoppiata in lacrime, raccontand­o tutto, le violenze...». Il giorno dopo Maniero l’aggredisce ancora: «Mentre stavo uscendo, mi colpiva al collo ed è stato in quel momento che ho deciso che non sarei più tornata a casa. Ho chiamato le volontarie di un’associazio­ne di Brescia, che si occupa di violenza sulle donne, le ho raggiunte nella loro sede e mi hanno accompagna­to in una struttura protetta...».

Il racconto fatto alla polizia e quello reso quasi un anno dopo al giudice sono precisi e mai contraddit­ori. «Non ho fatto denuncia per paura: temo una sua vendetta, contro di me o contro nostra figlia oppure contro i miei parenti». Oggi, l’ex compagna di Maniero assicura di stare meglio, di non avere più paura di vendette e di voler soltanto pensare al futuro. Il periodo buio («A novembre ho detto, ma io la faccio finita... cioè stavo proprio tanto male. E sono andata a casa e ho preso tutte le pastiglie che avevo...») è ormai alle spalle.

«Ora la mia cliente è finalmente serena» conferma l’avvocato della donna, Germana Giacobbe. «Siamo soddisfatt­e della sentenza, che dimostra come il giudice abbia ritenuto credibile la sua testimonia­nza».

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