Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’ex boss della Mala: «Se davvero l’avessi presa a pugni, le avrei rotto la faccia»

- A.Pri.

BRESCIA Anche Felice Maniero viene sentito in due occasioni: il 21 ottobre dello scorso anno dal gip, e il 19 maggio durante una delle ultime udienze del processo. Dalle trascrizio­ni emerge la figura di un ex boss ancora convinto delle proprie ragioni, sicuro che l’atteggiame­nto nei confronti della compagna sia stato quasi sempre corretto. Ed è in quel «quasi» che si insinuano le domande dei magistrati.

«Io nego assolutame­nte di averle dato, nella mia vita, pugni», spiega. Può sembrare l’inizio di una difesa a oltranza, ma in realtà Faccia d’Angelo non si nasconde: «Può essere accaduto qualcosa di... volato uno schiaffo al massimo. Ma se io do un pugno a lei, io le spacco le ossa. Perché sono vissuto in mezzo alla strada, ho fatto diversi anni di pugilato da ragazzino, per cui sono uno che sa come dare un pugno... Io farei svenire una ragazza inerme. Minimo svenire, se non romperle le ossa del viso. E poi, con la vita che ho fatto, non potrei non farle niente di grave... Io ammetto le ingiurie... ma non con la volontà di farle del male... era il nervoso per come mi rispondeva, e allora perdevo la pazienza...». Insomma, ammette le proprie responsabi­lità («Le ho dato qualche schiaffo») ma tenta di sminuirne la portata: «Per tutto quello che ha detto, ha quadruplic­ato le cose. Ecco. Ma non è vero niente...»

Anche Maniero fa risalire i problemi di coppia a quando Report svelò la sua nuova identità e il suo lavoro da imprendito­re nel settore della purificazi­one dell’acqua. Pressato dai successivi problemi economici, accusa l’ex di non aver fatto abbastanza per contribuir­e al menage familiare: «Noi avevamo fatto un patto quando è fallita Anyaquae (l’azienda che aveva fondato, ndr): che ci tiravamo su le maniche e lavoravamo tutti e due perché nostra figlia doveva fare minimo l’università (...) Quando poi ho visto che non ha mantenuto il nostro patto, che dovevamo sputare sangue per mandare avanti la baracca, noi siamo stati sfrattati... e adesso ci stanno sfrattando anche dalla casa in cui abitiamo perché avanzerann­o 8-9mila euro tra spese condominia­li e affitto...».

Maniero accusa la donna di averlo perfino derubato: «Allora, io nel 2005-2006 l’ho trovata la prima volta che stava rubando i soldi miei, che avevamo in un nascondigl­io, che contava un pacco di soldi da 100 euro. Saranno stati 7, 10mila euro e quando l’ho beccata si è messa disperata a piangere». Denaro sporco, naturalmen­te. E la sua compagna, sostiene Maniero, non è certo un’anima candida: «Posso mandarla in galera quando voglio, mia moglie. Non lo faccio per nostra figlia, eh!». Ma proprio l’episodio appena descritto, dice Felicetto al giudice, sarebbe la prova che lo scagiona: «Come posso prenderla a calci, pugni, se non le faccio niente quando mi ha detto che mi ruba i soldi a tradimento? E dopo 15 giorni la ribecco che mi ruba ancora i soldi... Ha capito che vita ho fatto io?»

Gli chiedono se tema per l’incolumità della figlia diciottenn­e, visto che molti dei componenti della Mala del Brenta che lui stesso contribuì a far arrestare ora stanno per uscire di galera. E l’ex boss risponde: «Lei non ha certo l’esperienza mia per difendersi, ovviamente. La polizia mi aveva garantito che non avrebbero messo il fatto sul giornale proprio per proteggere mia figlia. Io lo avevo chiesto: “Ma lo sapete che rimane da sola? Quella non è una malavitosa, eh! La prendono come una bambina di due anni, non ha le malizie di guardare e di fare...”. Invece il giorno dopo è scoppiata la bomba».

Dice di aver ricevuto diverse minacce in passato: «La polizia ha intercetta­to che mi volevano ammazzare. Che mi volevano torturare la figlia, anche. C’è la dichiarazi­one di un pentito che preferiva, piuttosto che uccidere me, torturare mia figlia a morte, ché avrei sofferto di più». Salta fuori il nome di Marietto Pandolfo, l’ex braccio destro del boss. «L’ho accusato di omicidi» , ricorda Maniero. «Lo so, è il più pericoloso di tutti, però non credo arrivi a... Non lo so, non sono nella sua testa dopo che ha passato quasi trent’anni in carcere non so che testa avrà... Può fare quello che vuole, qualsiasi cosa, perché è un mezzo pazzo quello».

Alla lettura della sentenza, l’avvocato Luca Broli (che difende Maniero) ha annunciato: «Probabilme­nte presentere­mo ricorso. Resta che il giudice ha ridimensio­nato di molto la richiesta della pubblica accusa (il pm aveva chiesto sei anni e 8 mesi di carcere, ndr) e, in attesa di leggere le motivazion­i, ci fa pensare che l’impianto accusatori­o non abbia retto nella sua interezza».

"Un pentito ha detto che preferiva torturare mia figlia piuttosto di limitarsi a uccidermi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy