Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Crisanti contro Zangrillo «A febbraio avrebbe detto che a Vo’ il virus non esisteva Una follia non capire il picco»
Intanto il virologo cerca tre «cervelli» per il suo laboratorio
VENEZIA Stavolta «il» virologo Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia Università di Padova, spazia e attacca frontalmente il direttore della Terapia intensiva del San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo reo d’aver proclamato «il coronavirus clinicamente non esiste più». Crisanti etichetta l’uscita con «è una follia». «Non me lo spiego - ha detto ieri mattina ad Agorà su Rai3 - è un atteggiamento “sportivo” nei confronti del virus». Al virologo padovano (seppur d’adozione) è saltata la mosca al naso: «Se Zangrillo fosse andato a Vo’ la prima settimana di gennaio avrebbe detto che il virus clinicamente non esisteva e poi avrebbe visto cosa ha fatto». Il ragionamento si tiene. Anche allora, nel paesino sconosciuto alle porte di Padova, il virus non pareva così pericoloso salvo poi trasformarsi in un dragone furioso in grado di dispiegare una virulenza e un tasso di contagi letali. «Questo virus ancora non lo comprendiamo bene, non capiamo perché c’è un numero così elevato di asintomatici e perché a un certo punto, raggiunta una soglia critica, le persone cominciano ad ammalarsi in modo così grave e con conseguenze così devastanti. - ragiona Crisanti - In questo momento c’è poca trasmissione ma non significa che non c’è pericolo. Non esiste il rischio zero in questo momento».
Fin qui è polemica fra uomini di scienza dopo il lungo duello a distanza con il governatore Luca Zaia che, ahinoi, viene chiamato idealmente in ballo con le successive considerazioni televisive del virologo: «Penso che Vienna faccia bene, ci sono ancora un sacco
casi in Italia. Anche noi dovremmo implementare misure di controllo nei confronti di quei Paesi dove l’epidemia è ancora attiva, come America e Sud America. - motiva Crisanti - Io stabilirei dei criteri: entri in Italia, ti controlliamo la temperatura, ti facciamo il tampone e verifichiamo che tu sia rintracciabile. Se sei positivo ti mettiamo in isolamento, non è che si può riaprire tutto così». Il pensiero, in effetti, va a quei giorni di febbraio in cui erano chiusi, sì, i voli con la Cina ma chi tornava dopo uno scalo intermedio non incrociava di certo il termoscanner che ormai si trova anche dall’estetista. Crisanti non nomina Zaia ma è quasi superfluo. Zaia schiva la palla curva: «se e quanto il virus sia ancora potente è oggetto di dibattito anche fra gli uomini di scienza. Certo è che il virus non è più quello di due mesi fa. Dagli ultimi tamponi risulterebbe un solo positivo su 3000 persone. «Ora non scrivete che polemizzo con Crisanti - sbotta Zaia - dico da giorni che l’Austria deve riaprire. E ripeto, sono cose di scienza, chi sono io per esprimere un giudizio?». Intanto si registrano 4 nuovi casi e 6 decessi. 98 i ricoverati di cui solo 2 positivi in intensiva. Crisanti intanto è a caccia di tre cervelli: ieri il Bo ha pubblicato un bando per tre borse di ricerca su «sorveglianza virologica ed epidemiologica dei virus influenzali», da condurre per 12 mesi nel laboratorio di Microbiologia di Crisanti. I vincitori dovranno raccogliere dati clinici, epidemiologici e di laboratorio, elaborare dati di analisi genetiche, sviluppare nuovi test molecolari, preparare i campioni biologici, stoccarli e lavorare al sequenziamento delle analisi.