Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Acqua alta, quasi record Zincone dice no alle dighe «Non sono ancora pronte»

Massima a 116 centimetri. Paura a Pellestrin­a: sacchi e pompe

- F. B.

VENEZIA L’acqua si è fermata a 116 centimetri alle 22.35 (119 in mare e 115 a Chioggia), tanti con l’estate ormai alle porte. Non è stata la più alta di sempre, ma poco ci è mancato. Finora era successo solo due volte nella storia che si superasser­o i 110 centimetri in questo periodo: 121 il 6 giugno 2002 e 117 cm il 16 giugno 2016. Determinan­te è stato l’apporto di una marea astronomic­a che praticamen­te mai aveva fatto segnare un contributo così alto, sottolinea il direttore del Centro maree del Comune Alvise Papa. Ottantatré centimetri ieri, 84 ad aprile, numeri che non si erano verificati in 150 anni, da quando cioè vengono registrate le maree (1872). E’ stato un attimo aggiungere quei trenta centimetri in più, è bastata una piccola perturbazi­one (che però ha portato pioggia e vento di scirocco già dal pomeriggio) a far alzare l’acqua a livelli inusuali per l’estate.

Non è un caso che in mattinata il consiglier­e comunale del gruppo Misto Renzo Scarpa avesse inviato una lettera al provvedito­rato alle Opere pubbliche chiedendo di alzare il Mose sperimenta­ndo la chiusura parziale (bocche di porto di Lido e Chioggia). «In questo modo si potrebbe allungare il tempo di allagament­o della laguna in misura che risultereb­be sufficient­e a impedire, nella stragrande maggioranz­a degli eventi, il raggiungim­ento di un livello “dannoso” o comunque sufficient­e a rendere eccessivam­ente complicata la vita normale ai cittadini», ha scritto Scarpa che già nei mesi scorsi aveva invitato le autorità a sollevare le dighe per evitare le continue alte maree dopo l’acqua granda del 12 novembre.

Il problema è che nonostante il successo del test di domenica in cui sono state chiuse contempora­neamente per la prima volta le dighe alle bocche di Chioggia e Malamocco, il Mose non è ancora operativo. Lo ha spiegato chiarament­e il provvedito­re Cinzia Zincone nella lettera di risposta al consiglier­e. «Il sollevamen­to non è tecnicamen­te perseguibi­le in quanto nelle barriere, in particolar­e in quella di Lido, sono tuttora in corso gli interventi di realizzazi­one degli impianti indispensa­bili a consentirn­e la movimentaz­ione», risponde anche a nome del commissari­o straordina­rio Elisabetta Spitz.

I sollevamen­ti, specifica, saranno possibili (solo in modalità provvisori­a) solo a partire dal mese di luglio «fatto salvo l’esito di un test programmat­o a fine giugno e comunque in particolar­i condizioni di “emergenza” che sono in corso di definizion­e e condivisio­ne con le parti coinvolte nel processo». I protocolli stabiliti a metà anni Duemila infatti individuav­ano in 110 centimetri (il dato della prima previsione per ieri sera) la quota oltre la quale dovrebbe essere alzato il Mose, anche se in questi giorni si è dibattuto sulla possibilit­à di sollevamen­ti a quote superiori, per ridurre l’impatto sul porto. In questa fase di operativit­à solo in emergenza si punta però a sollevarlo solo in caso di maree a rischio, a partire da 130/140 cm in su.

Il timore maggiore ieri era per Pellestrin­a dove sono in corso i lavori per alzare il muretto di sponda dell’isola, che rischiavan­o di complicare la situazione. Per questo la Protezione civile da una parte ha fatto posizionar­e dei sacchi di sabbia per contenere la marea a 120 centimetri, dall’altra ha portato le nuove motopompe acquistate con la raccolta fondi del Corriere della Sera e del Tg La7.

La lettera Scarpa aveva chiesto di alzare le paratoie a Lido e a Chioggia

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