Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’effetto collateral­e del lockdown «Ragazzi drogati di videogame»

Allarme degli esperti: in Veneto 23mila giovani hanno un rapporto «problemati­co» con le nuove tecnologie

- Di Andrea Priante

VENEZIA Sono oltre ventimila i veneti tra gli 11 e i 15 anni che hanno un rapporto «problemati­co» con social e videogame. «Il lockdown ha aumentato le dipendenze».

VENEZIA Matteo ha 13 anni e la passione per i videogame. Uno, in particolar­e: «Fortnite», lo sparatutto preferito dagli adolescent­i. Quando il papà, preoccupat­o per il troppo tempo che trascorre incollato allo schermo, ha minacciato di sequestrar­gli la PlayStatio­n, lui è come impazzito: «Non me la puoi togliere!», ha strillato. «Poi ha preso in mano un coltello da cucina e, per qualche secondo, me l’ha puntato contro» racconta l’uomo, che davvero non riesce a capire come il suo ragazzo - che non gli ha mai dato problemi in passato - possa aver perso il controllo in quel modo. «È soltanto un gioco», ripete.

In realtà è un problema diffuso. Gli esperti lo chiamano «Internet Gaming Disorder», che tradotto è la dipendenza da videogame. E come è capitato a questo tredicenne padovano, durante il lockdown tantissimi adolescent­i veneti sembrano aver sviluppato un’ossessione al limite del patologico per il joystick.

«L’impression­e è che nelle prossime settimane potremmo dover fare fronte a un’impennata dei casi di “gaming”» spiega la psicologa veronese Giuliana Guadagnini, responsabi­le del «Punto Ascolto» attivato in collaboraz­ione con il provvedito­rato per affrontare le situazioni di disagio legate al mondo della scuola. «Per due mesi gli studenti sono rimasti bloccati in casa, costretti a trascorrer­e ore davanti al computer anche solo per seguire la didattica a distanza.

Molti hanno trovato nelle consolle un alleato contro l’isolamento, visto che le sfide proposte dai titoli di maggiore successo, come “Fortnite” o “Call of Duty”, si affrontano in gruppo, collegati a distanza via internet. Insomma, durante il lockdown giocare è diventato il modo principale per rimanere in contatto con i propri amici».

Guadagnini scorre al computer alcune delle e-mail ricevute negli ultimi giorni. «Non riesco a staccare mio figlio dodicenne dalla consolle»; «Da quando ho minacciato di portargli via la Xbox lui si rifiuta di mangiare»; «Ha tredici anni, come faccio a fargli capire che continuare in questo modo può essere dannoso per la sua salute?».

Ma prima di convincere i ragazzi a staccare gli occhi dallo schermo, gli adulti dovrebbero sapere con cosa hanno a che fare. «Abbiamo organizzat­o degli incontri per parlare di nuove tecnologie ai genitori dei nostri studenti», spiega

Maria Mogavero, che insegna in un circolo didattico della provincia di Verona. «Occorre capire che i videogame possono nascondere delle insidie ma non vanno demonizzat­i, perché ormai fanno parte della vita dei nostri ragazzi».

Ci sono giochi che permettono di accedere a livelli paralleli a quelli «ufficiali». E così i ragazzini possono interrompe­re una guerra con gli alieni e ritrovarsi a scommetter­e soldi (veri) dentro un casinò virtuale. Mogavero ha assistito al racconto di uno studente di 12 anni che, con il benestare dei genitori, si cimentava con «Gta», altro titolo cult tra gli adolescent­i. «Era abilissimo e durante il giorno raccogliev­a molti punti», spiega l’insegnante. «Punti che poi il padre utilizzava, la notte, per pagare le prestazion­i delle prostitute virtuali presenti nel videogioco del figlio».

Anche gli adulti, quindi, finiscono per lasciarsi «ingabbiare» dalle sfide on-line. All’università di Padova c’è un’equipe che studia proprio la dipendenza da internet, a partire dall’adolescenz­a. Presto uscirà una ricerca dalla quale emerge che circa il 10 per cento dei veneti tra gli 11 e i 15 anni ha un rapporto problemati­co con social e videogame. Significa che, solo nella nostra regione, ci sono all’incirca 23mila ragazzini sotto i 16 anni che hanno un rapporto «malato» con computer e telefonini.

A coordinare il lavoro dell’equipe è il professor Alessio Vi eno, che a v ve r te : « I l lockdown va considerat­o una parentesi all’interno delle nostre vite durante la quale le nostre abitudini sono state stravolte. Solo nei prossimi mesi si potranno valutarne le ricadute e capire se è davvero aumentato il numero di chi, per non smettere di giocare, è disposto a rinunciare ad aspetti fondamenta­li della propria quotidiani­tà, dall’igiene alla frequentaz­ione di altre persone». Nel caso, si dovrà intervenir­e per aiutare i ragazzi a uscire dalla dipendenza. Come? «Sequestrar­e la consolle non serve a nulla», assicura la dottoressa Guadagnini. «Un buon modo, è decidere assieme ai nostri figli il tempo che quotidiana­mente potranno dedicare a questa loro passione. Ma soprattutt­o è importante che i genitori condividan­o l’esperienza: anche noi adulti dobbiamo imparare come si gioca ai videogame».

"

La psicologa

Molti hanno trovato nei videogioch­i un alleato contro l’isolamento dovuto al coronaviru­s

 ??  ??
 ??  ?? Hanno meno di 15 anni
Circa il 10 per cento dei veneti tra gliundici e i 15 anni hanno un rapporto problemati­co con le nuove tecnologie
Hanno meno di 15 anni Circa il 10 per cento dei veneti tra gliundici e i 15 anni hanno un rapporto problemati­co con le nuove tecnologie

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy