Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Processo Pfas, garantiti i risarcimenti
In caso di condanna anche le multinazionali Mitsubishi e Icig rifonderanno i danni alle parti civili
VICENZA Processo Pfas: se dovessero essere riconosciute le responsabilità degli imputati per l’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche delle falde delle provincie di Vicenza, Padova e Verona, a pagare i danni dovranno essere (anche) le multinazionali Mitsubishi Corporation e Icig, International Chemical Investors S.E. (le due società controllanti dell’azienda chimica Miteni di Trissino al centro dell’inchiesta della procura per disastro innominato e avvelenamento delle acque). E con loro il fallimento di Miteni Spa, che è al contempo parte civile, chiamato a risarcire i danni provocati dai vertici aziendali ma anche a chiederne il risarcimento.
Nella breve udienza di ieri è stato infatti appurato che tutte le notifiche, anche quelle in Giappone, sono andate a buon fine e i responsabili civili chiamati in causa. E la stessa società Mitsubishi in tutta risposta ieri si è costituita come responsabile civile, per avere la possibilità di difendersi. L’avvocato Francesco Puntillo di Roma, presente in aula, discuterà già nella prossima udienza preliminare fissata al 12 ottobre, dopo che avranno preso la parola i pubblici ministeri Barbara De Munari e Hans Roderich Blattner e i legali delle parti civili. «Faremo valere le nostre ragioni» fa sapere il legale di Mitsubishi, il colosso giapponese che con la società lussemburghese Icg e
In prima linea Fra i comitati di cittadini più attivi nel denunciare i sempre più numerosi casi di malattie correlate, le Mamme no Pfas
il fallimento di Miteni nell’udienza di gennaio erano state chiamate come responsabili civili dal giudice Roberto Venditti, che aveva accolto l’istanza presentata dalla Regione Veneto con l’avvocato Fabio Pinelli. Regione che ha infatti ottenuto che le multinazionali, in caso di condanna, garantiscano con il proprio patrimonio il risarcimento del danno cagionato al territorio e, conseguentemente, ai singoli cittadini veneti danneggiati dall’inquinamento. Multinazionali che sono un soggetto capiente (la giapponese è anche quotata in borsa) e che potrebbero decidere di trovare una soluzione transativa liquidando quantomeno i danni maggiori per far uscire le parti civili dal procedimento contro tredici tra ex e attuali vertici dell’ex Miteni. I quali potrebbero essere rinviati a giudizio tra un paio di udienze, entro l’anno. E intanto le società di gestione del servizio idrico integrato Acque Veronesi, Acquevenete, Viacqua e Acque del Chiampo, ammesse nel processo come parte civile, hanno esteso la richiesta di risarcimento anche nei confronti dei responsabili civili. Finora, per fronteggiare l’inquinamento, hanno investito quasi 93 milioni di euro: per opere già realizzate dal 2013 e in via di realizzazione da qui al 2023. «Le società affideranno una consulenza tecnica per accertare e quantificare i danni fino al 2013» fa sapere il professor Angelo Merlin, legale di Acquevenete e Viacqua, con l’avvocato Marco Tonellotto per Acque del Chiampo e Vittore d’Acquarone per Acque Veronesi. I fatti successivi al 2013 sono al vaglio e fanno parte dell’inchiesta bis della procura. «Attendiamo che si arrivi al compimento della “Fase 2” delle indagini che dovranno stabilire se le condotte di Miteni nel 2015 abbiano portato al reato di inquinamento per il mancato funzionamento della barriera - fa sapere Merlin - e dall’altra l’accertamento del reato di omesso ripristino della situazione ambientale, in quanto non risulta che i due responsabili civili nel processo in corso abbiano mai fatto qualcosa in proposito». Parte civile sono anche 41 ex dipendenti della Miteni, la Provincia di Vicenza, Comuni del Vicentino, Padovano e Veronese, ministero dell’Ambiente e della Salute, Arpav, ancora ex sindacati, 95 appartenenti al coordinamento «Mamme no Pfas» e associazioni ambientaliste.