Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ucciso dal Covid Bertoncello il presidente che salvò la Reyer
Portò la società dal fallimento alla B1. Era ricoverato all’Angelo da quattro mesi
VENEZIA La Reyer piange il presidente della sua salvezza, l’uomo che la risollevò dal fallimento e la riportò in sei anni, nel giugno 2006, in serie B1 battendo Trento nella finale dei play off. Dopo quattro mesi all’ospedale dell’Angelo, contagiato dal coronavirus, ieri, è morto Luciano Bertoncello e la città si è immediatamente unita in un coro d’affetto verso il manager e imprenditore che, per tutti i tifosi, mise la basi del successo di cui oggi gode la squadra di basket. «Quattro lunghissimi mesi in ospedale - racconta la moglie Marina Baccalin, la cui voce ferma e risoluta non riesce a nascondere il dolore per la perdita - mio marito ha fatto tanto nella sua vita ma sarà sempre il presidente, i ragazzi (i tifosi, ndr) mi hanno chiamato: verranno presto a trovarmi».
Veneziano del 1944 («Il nostro cuore è rimasto a Venezia anche se siamo dovuti venire a vivere a Mestre», dice la moglie), Bertoncello ha avuto una lunga carriera - non senza trovare lungo la strada ostacoli - nel settore dell’edilizia e dell’imprenditoria. A lungo amministratore della Mantelli Estero dell’Iri, fu accusato di corruzione negli anni di Mani pulite ma non patteggiò dichiarandosi innocente e nel 1994 fu condannato a un anno e mezzo di reclusione. «Dopo un mese di carcere fu assolto perché il fatto non sussisteva - racconta Marina Baccalin - Luciano ha sempre lavorato per la sua impresa e ha collaborato con molte aziende in giro per l’Italia: a Roma per l’Iri, in Sicilia per la Costanzo, a Bergamo per il Comune».
Ma è la Reyer la passione per cui a Venezia tutti lo ricordano con affetto, a partire dal sindaco Luigi Brugnaro cui subentrò nella presidenza dopo la promozione in B1 a seguito di un lungo percorso per riunire in un’unica società le squadre femminile e maschile. «Mi unisco al dolore di tutta la Reyer Venezia per la
Luciano Bertoncello, nato nel 1944 a Venezia, ha guidato la società di basket dalla stagione 2001/2002 fino a quella del 2005/2006
scomparsa di Luciano Bertoncello. Porgo le mie più sentite condoglianze alla sua famiglia», il messaggio del primo cittadino sui social. Sempre in Rete il cordoglio dell’Umana Reyer: «Partecipiamo al dolore per la scomparsa di Luciano
Bertoncello, presidente dalla s t a g i one 2 0 0 1 / 2 0 0 2 a l 2005/2006, annata della promozione dalla B2 alla B1». Bertoncello lascia la moglie Marina e il figlio Alvise. I funerali saranno celebrati venerdì alle 11 nella chiesa dei Santi Giovanni e Protasio a Carpenedo.
«Lui salvò la Reyer - il ricordo dell’avvocato Mauro Pizzigati, socio di maggioranza della squadra nei primi Duemila - Un uomo appassionato, di grande cultura, frequentavamo gli Amici della musica al
Toniolo insieme, era forte e determinato». Una scomparsa che riporta a galla memorie di anni difficili per il basket veneziano e di lunghe, estenuanti, trattative in Comune per far nascere la società di oggi. «Tentammo la fusione, che non andò in porto - ricorda Michele Mognato, ex assessore allo Sport della giunta di Paolo Costa - conobbi un uomo di carattere, con cui restammo in contatto anche dopo, nel rispetto reciproco». Tra i protagonisti della vicenda, l’avvocato Giorgio Chinellato, vicepresidente di Bertoncello. «Tutto iniziò nel 2002 - racconta - Non fu facile e alla fine creammo un’aggregazione, Luciano rimase amministratore dopo il subentro di Brugnaro a inizio giugno, la partita della promozione era a metà mese e solo dopo fu reso tutto pubblico, di nascosto da lui stampammo le maglie “Reyer in B1”: anni incredibili». Il basket è sempre stata la sua passione, ma non l’unica: «Leggeva molto, collezionava oggetti antichi, era pieno di interessi», racconta la moglie con un filo di voce.