Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Maturità con la febbre. «Era l’emozione»
Gel, turni e pure le ambulanze. L’unico malore? Un genitore
VENEZIA Quando le hanno misurato la febbre, prima della prova di esame, il termoscanner ha rilevato una temperatura di 37.6 ed è scattato il panico. È successo al liceo Benedetti-Tommaseo di Venezia, nel primo giorno di quello che verrà ricordata come la maturità ai tempi del Covid, ma la febbre era soltanto il prodotto dell’agitazione del momento.
VENEZIA Quando le hanno misurato la febbre il termoscanner ha rilevato una temperatura di 37.6 ed è scattato il panico. La più agitata era lei che di lì a qualche minuto avrebbe dovuto sostenere l’esame di Maturità. È successo al liceo Benedetti-Tommaseo di Venezia, nel primo giorno di quello che verrà ricordato come l’esame ai tempi del Covid. Proprio nel liceo veneziano l’allerta era massima: il 9 aprile la scuola ha perso il suo preside – Davide Frisoli – portato via dal covid a 59 anni. E l’istituto, infatti, è andato oltre i protocolli previsti dal Ministero: ha acquistato pannelli in plexiglas a separare i professori delle commissioni tra loro e dagli alunni, visiere e disposto la misurazione della febbre ai candidati in ingresso. Il termometro ha rilevato che una studentessa in procinto di sostenere l’esame aveva la febma bre. La ragazza è stata accompagnata nell’aula d’infermieristica (o covid) che ogni scuola aveva l’obbligo di predisporre, ma dopo essersi riposata alcuni minuti le successive rivelazioni hanno certificato che non aveva la febbre e ha quindi potuto sostenere l’esame (il termoscanner non è preciso al millimetro e il caldo e la corsa per arrivare in tempo le hanno probabilmente alzato la temperatura facendo scattare il falso allarme). «Ci siamo agitati – ammette il professor Emilio Meneghetti, responsabile sicurezza dell’istituto – poi tutto è rientrato e gli esami si sono svolti regolarmente». Tutte le scuole hanno dovuto adattarsi all’emergenza: le consuete prove sono state sostituite da un unico colloquio orale in presenza, i candidati sono obbligati a presentarsi 15 minuti prima muniti di mascherina, devono igienizzare le mani e presentare un’autocertificazione in cui dichiarano di non avere sintomi. «Siamo super-igienizzati – dice la professoressa Federica Perotto, uscendo dalla commissione dell’Istituto tecnico Zuccante di Mestre – abbiamo tre aule a disposizione e dopo aver interrogato un candidato in una classe ci spostiamo nell’altra per interrogare il successivo e consentire la sanificazione della stanza appena utilizzata». Termoscanner, gel, volontari della Croce Rossa presenti in alcune scuole per aiutare a rispettare le misure di sicurezza. In alcuni casi si è vista anche l’ambulanza: all’IIS Boscardin (Vicenza) è infatti intervenuta per un malore. A sentirsi male, però, non è stato uno studente ma una mamma che in attesa del figlio si è fatta sopraffare dall’agitazione. «Gli esami stanno procedendo bene – rassicura la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale Carmela Palumbo – non ci sono arrivate segnalazioni di problemi particolari. Qualche commissione ha chiesto delucidazioni per il calcolo dei crediti che quest’anno è diversa ma niente di più». Pochi anche gli studenti e i professori che – attraverso la presentazione di un certificato medico – hanno ottenuto la possibilità di seguire o sostenere l’esame online: ottanta studenti su 34.313 e un centinaio di professori su 6.550. Tra i professori che hanno fatto richiesta, alcuni docenti del liceo Duca degli Abruzzi e del collegio vescovile Pio X (Treviso). «Gli ultimi esami si concluderanno il 10 luglio – aggiunge Palumbo – oggi (ieri ndr) non ci sono state segnalate defezioni di presidenti di commissione e se ce n’è stata qualcuna è stata risolta dagli uffici territoriali: le ultime le abbiamo infatti coperte a inizio settimana». Se un presidente si ritira all’ultimo, l’esame non può procedere e gli uffici sono costretti a trovare un sostituto. Tra lunedì e martedì sono circa una trentina (su 937 commissioni) le defezioni pervenute di presidenti (dato in linea con gli scorsi anni). Ma presidi e alunni cosa pensano di questi esami? «Credo che gli studenti avrebbero dovuto fare le ultime due settimane in presenza – sottolinea Luigi Zennaro, vicepresidente regionale associazione nazionale presidi – la didattica a distanza ha infatti aumentato le differenze: chi era bravo ne ha risentito poco, chi era in difficoltà ne ha risentito molto e potrebbe avere più problemi». E gli studenti? «Non mi aspettavo così tante domande – dice Caterina Novur del liceo Bruno di Mestre – l’esame non era facile come si pensava». «Spero non verremmo ricordati come gli studenti che hanno fatto la Maturità ai tempi del Covid e che l’esame non valga “meno”» commenta Michele Terren dell’Istituto tecnico Zuccante.
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Il preside Credo che i ragazzi avrebbero dovuto fare le ultime due settimane in classe