Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Studenti in «isole» di 2 metri Così ripartirà l’anno scolastico
Le linee guida delle Regioni, si attende l’ok del ministro «Così ce la facciamo». Il governo: «Pronti 28 milioni»
VENEZIA Le scuole riapriranno il 14 settembre. L’ha detto ieri il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina («È stata fatta alle Regioni una proposta, con l’intenzione di riportare tutti gli studenti in classe») e ne è convinto pure il presidente della Regione Luca Zaia, che sebbene ieri abbia ribadito di voler attendere la data delle elezioni prima di fissare quella del ritorno sui banchi (le due questioni si intersecano visto che i seggi dovranno essere allestiti a scuola) infine ha ammesso: «A questo punto non vedo alternative. Se si voterà il 20 settembre, come dicono, il primo giorno di scuola andrebbe posticipato a dopo i ballottaggi, a ottobre, ma mi pare evidente non possiamo tenere gli studenti lontani dai banchi otto mesi, l’equivalente di un intero anno scolastico. Comunque è un caos, con la sanificazione da fare dopo il voto, quindi insisteremo sull’ allestimento dei seggi in locali diversi. Speriamo che il governo non dica di no pure a questo, dopo che già ha bocciato la riapertura delle scuole a giugno, il voto a luglio e quello ai primi di settembre».
Detto del quando, resta però da stabilire il come. Nonostante il Comitato tecnico scientifico abbia già espresso il suo parere, il ministero non ha adottato alcuna linea guida per gli istituti, che versano nella più totale incertezza. Le Regioni hanno quindi deciso di accelerare per conto loro ed hanno messo a punto, come già era accaduto per molti (quasi tutti) gli altri settori, delle proprie linee guida condivise, da suggerire poi a Palazzo Chigi affinché le faccia proprie con un Dpcm. «Dovranno essere discusse con il ministero - spiega Zaia - che però, al momento, non ha una controproposta. E francamente mi pare difficile possa dire no a regole sottoscritte da tutte le Regioni». E dunque mentre il Miur si dilunga nelle ricognizioni catastali dei plessi (di questo ha parlato il viceministro Anna Ascani nell’incontro con l’assessore all’Istruzione Elena Donazzan, la direttrice scolastica Carmela Palumbo e i vertici di Anci e Upi), ecco le regole messe intanto nero su bianco da Palazzo Balbi.
Innanzitutto la mascherina: per tutti gli allievi della scuola primaria e secondaria sarà obbligatoria fino al raggiungimento del proprio banco; i docenti potranno toglierla durante l’attività didattica alla cattedra e alla lavagna, mentre sarà obbligatoria per tutti gli spostamenti fuori dall’aula, in particolare quando non sarà possibile il mantenimento della distanza interpersonale. Si propone di allungare la ricreazione per i più piccoli, così che possano consumare la merenda al banco e poi uscire, e di inasprire i divieti di fumo alle superiori, così da evitare troppi «abbassamenti» delle mascherina. Fermi restando gli obblighi di sanificazione dei locali e di igiene personale e il rispetto delle regole previste per le attività sportive durante l’ora di educazione fisica, le linee guida suggeriscono la misurazione della temperatura, anche a campione, all’ingresso (con entrate e uscite diversificate per classe se possibile) e alcune misure per limitare al minimo i contatti interpersonali durante il servizio mensa.
C’è poi la questione, molto delicata perché va ad impattare sull’edilizia scolastica, del distanziamento tra i banchi in classe: nelle aule andranno garantiti a tutti gli studenti 2 metri quadri di spazio individuale, compreso il banco (si pensi ad un quadrato di 1,4 metri per lato), mentre la cattedra dovrà essere distanziata di almeno 2 metri. «Se così fosse - dice il presidente dell’Upi Stefano Marcon - dovremmo farcela. Come presidenti di Provincia ci siamo confrontati con i dirigenti scolastici, stiamo chiudendo la ricognizione delle strutture ma non dovrebbero essere necessari stravolgimenti». Preoccupato Mario Conte, presidente di Anci: «Ad oggi non abbiamo certezza né dei fondi né delle linee guida. Siamo preoccupati perché per far rientrare i ragazzi a scuola ci aspetta una estate di lavori e di riorganizzazione e abbiamo tempi strettissimi per fare i compiti per casa». Prova a rassicurare tutti il ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’Incà: «L’attenzione è massima, il governo ha già messo a disposizione del Veneto 28 milioni di euro per lo svolgimento in condizioni di sicurezza dell’anno scolastico 2020/2021».