Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Al Casinò 800 plexiglas Aman apre subito «pieno»

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Qualcosa inizia a muoversi nel deserto turistico lasciato dal coronaviru­s a Venezia. Ieri Licinio Garavaglia, general manager dell’hotel Aman Venice, ha riaperto le porte della sede di palazzo Papadopoli, chiuso dal 9 marzo. Incredibil­mente, per lui è stata una giornata di fuoco. «Abbiamo ospiti in dieci camere su ventiquatt­ro – calcola – e nel fine settimana arriveremo a riempire il 70 per cento della capienza. Tutte prenotazio­ni dell’ultimo minuto dopo la riapertura dei voli, di clienti francesi, belgi, tedeschi e qualche italiano». Un timido segnale che accende la speranza di locali e strutture ricettive per i prossimi mesi. Gli hotel rimangono cauti, ma alle cinquanta strutture aperte all’inizio di giugno se ne sommano di nuove ogni giorno. Oggi, per esempio, si riaccendon­o le luci all’hotel Belmond Cipriani alla Giudecca, mentre il Baglioni Luna di San Marco ha stabilito il giorno del 10 luglio, un altro venerdì, per tornare ad accogliere gli ospiti, con termoscann­er e postazioni di gel sanificant­e. Tra i locali storici dell’area Marciana, già da ieri ha riaperto il ristorante Quadri, sotto le Procuratie vecchie in piazza San Marco, dove lo chef Massimilia­no Alajmo ha inaugurato un nuovo menu estivo. Riparte il Casinò ma solo in terraferma, per il momento, dopo più di cento giorni di stop. Da stamattina a Ca’ Noghera, oltre a postazioni per la misurazion­e della temperatur­a all’ingresso e sensi unici interni, il rispetto delle norme di distanziam­ento sarà affidato a ottocento lastre in plexiglas, per «schermare» i giocatori. Completano il nuovo assetto antivirus tavoli a numero chiuso, giochi e fiches sanificate e croupier con visiera e mascherina. «Riaprirà anche Ca’ Vendramin Calergi – anticipa l’assessore comunale Michele Zuin - anche se non continuati­vamente». Nonostante il via libera a cinema e teatri di lunedì scorso, il cinema d’essai Dante a Mestre ha aspettato fino a ieri per rimettersi in moto.

Ma nel lento e difficile percorso di ritorno alla normalità c’è anche chi è stato costretto ad alzare bandiera bianca. A Marghera il club gestito dall’associazio­ne culturale Argo 16, stremato dai mesi di confinamen­to, ha lanciato una raccolta fondi su internet per far fronte alle spese sostenute durante il lockdown. «Per ora non vediamo le condizioni per riaprire, non sarebbe sostenibil­e economicam­ente – spiega il presidente Sergio Pigozzi – nella sala ci starebbero una 50 di persone sedute a distanza. Forse organizzer­emo un evento nelle prossime settimane, per dare un segnale». (p.c.)

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