Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Terminal Mantovani la guerra non si ferma

Presidente contro Regione e Città, gelo del governo. Il nodo del terminal di Fusina

- Di Alberto Zorzi

Nuove bordate tra il presidente del Porto Musolino e i rappresent­anti di Regione e Città Metropolit­ana nel consiglio di gestione. A bilancio bocciato il commissari­amento si avvicina e il governo non pare intenziona­to a salvare il presidente. Il nodo del contendere è il termin di Fusina costruito in project financing da Mantovani, l’azienda del Mose

Il governator­e del Veneto VENEZIA Luca Zaia e il sindaco di Venezia e della Città metropolit­ana Luigi Brugnaro ribadiscon­o di non essere i «mandanti politici» della bocciatura del bilancio del Porto di Venezia da parte del comitato di gestione. Il presidente Pino Musolino e i due consiglier­i «ribelli» Maria Rosaria Campitelli e Fabrizio Giri (che rappresent­ano Palazzo Balbi e Ca’ Corner) continuano a «darsele di santa ragione» e il fronte dello scontro si allarga dai soldi dati a un’azienda del gruppo Mantovani – con il sottinteso che si tratta dell’azienda che capitanava il Mose, ora in concordato preventivo – per il terminal di Fusina a quelli post-Covid alle imprese e ai lavoratori. E dopo che giovedì sera c’era stato un profluvio di dichiarazi­oni pro-Musolino da parte di Pd e Italia Viva, ieri a Palazzo Chigi la cautela regnava sovrana: il governo, in primis il ministro delle Infrastrut­ture Paola De Micheli, che ha la competenza sui porti, vuole vedere tutte le carte prima di decidere se ci siano i presuppost­i di un commissari­amento del Porto lagunare o se «salvare» Musolino. Il termine per l’approvazio­ne del bilancio scade il 30 giugno e ieri il presidente ha rilanciato l’ipotesi di una nuova riunione a breve per superare l’impasse. Una cosa però è certa: anche, ma non solo, per questo scontro, sia a Roma che a Venezia sono ormai pochissimi a scommetter­e su un suo secondo mandato: e la sua è una poltrona ambita.

Giovedì è scoppiata la bomba, quando Campitelli e Giri hanno deciso di bocciare il bilancio. Il nodo centrare, scritto in tre pagine di dichiarazi­oni di voto, è la mancata condivisio­ne della revisione del piano economico finanziari­o del terminal di Fusina, che ha portato a dare ai privati più soldi (9 milioni) e più anni (10) di concession­e: nel merito, ovviamente, ma anche nel metodo, visto che hanno accusato Musolino di aver tenuto loro nascosti i passaggi che hanno portato all’accordo. Ma tutti hanno pensato anche agli scontri tra Musolino e Brugnaro in questi anni: il primo ha infatti stoppato il nuovo garage multipiano in Marittima, ha battagliat­o con Ca’ Farsetti sullo sviluppo urbanistic­o delle aree di confine portuali, da ultimo ha perfino mandato un esposto sul parcheggio creato su un terreno del sindaco a Marghera e servito da una navetta per Venezia. «Su questo tema invito alla prudenza - ha però ribadito ieri Brugnaro - il voto è arrivato da due esperti stimati, evidenteme­nte avevano le loro motivazion­i. Attenzione a chi volesse piazzare una scommessa politica, strumental­izzando la questione». Sulla stessa linea Zaia: «Bisogna togliersi dalla testa l’idea di una regia occulta - ha affermato - Non dico che il porto non abbia funzionato, ma qui si parla di questioni di bilancio e non mi sembra che siamo in presenza di tecnicismi buttati lì». Il governator­e invita Musolino a «controdedu­rre»: «Ma lasciamo fuori la politica da queste questioni».

Musolino ieri è tornato all’attacco di Campitelli e Giri. «La procedura su Fusina si è chiusa con il voto favorevole del comitato di gestione del 20 gennaio (in cui però Giri votò contro, mentre Campitelli non c’era, ndr) e non può essere un motivo valido per votare no a un consuntivo di bilancio - ha ribadito - Questo non comporterà alcun beneficio alla comunità portuale, ma stroncherà sul nascere la possibilit­à di erogare, a sostegno delle categorie più colpite, 6 milioni di euro previsti dal decreto legge “Rilancia Italia”». Il presidente, nella conferenza stampa di giovedì, ha coinvolto anche i presidenti delle due compagnie di lavoratori portuali, e ieri i due «rivali» l’hanno invitato, sdegnati, a «non strumental­izzare nulla e nessuno», sottolinea­ndo che il decreto non vincola i fondi all’ok definitivo al bilancio. «Il Porto è finanziari­amente solido, come dice il presidente, e non può essere un problema reperire i soldi nelle pieghe dell’attuale bilancio di previsione - scrivono i due membri - Quanto alla riduzione dei canoni, l’avanzo di amministra­zione è una delle possibili poste finanziari­e indicate, ma non certo l’unica». La conclusion­e è poi ironica,

In difficoltà Comunque vada, difficile che Musolino resti presidente per il secondo mandato

"Zaia Bisogna togliersi dalla testa l’idea di una regìa occulta

quando sottolinea­no la « coerenza » di Musolino: «Nulla ci ha detto quando ha firmato l’accordo dei 9 milioni - concludono - e nulla ci ha detto oggi, quando invece si tratta di sostenere i lavoratori del Porto». «Non posso commentare falsità palesi e aperte dimostrazi­oni di ignoranza di procedure amministra­tive perché farei violenza a quel minimo di intelligen­za che mi riconosco», è la durissima replica del presidente.

Che in conclusion­e, però, rilancia l’ipotesi di una «composizio­ne bonaria» del problema. «Intendo riconvocar­e il comitato e chiudere una vicenda assurda - afferma - Se dovesse mancare la disponibil­ità, intendo rivolgermi alle Istituzion­i competenti per ristabilir­e la verità, amministra­tiva, ma anche storica».

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