Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Multiutility, ora il risiko scuote Padova
VENEZIA Mentre Agsm e Aim decidono sulle offerte alternative ad A2a, il risiko scuote le altre città del veneto. In particolare Padova, che non guarda con favore l’offerta di Hera avanzata sull’asse Verona-Vicenza.
VERONA «Siamo contro l’aumento di capitale». Il conto alla rovescia per l’assemblea dei soci di Cattolica, sabato, è partito. E Paola Boscaini, già ex vicedirettore della compagnia e ora presidente del patto di sindacato «Le Api», costituito 10 giorni fa e ristretto ancora ai fondatori, ma che punta ad aggregare soci e associazioni della cooperativa assicurativa, dà una indicazione di voto pesante sull’aumento di capitale da 500 milioni, che l’Ivass, l’authority di vigilanza assicurativa, vuole entro settembre.
E il patto, ieri, con Boscaini e un lotto di fondatori (Alberto Marchesini, Lino Birtele, Aristide Corazzi ed Enzo Zambelli) ha consigliato ai soci di votare no. E spera di dare una scossa, magari raccogliendo almeno 300 indicazioni di voto: «Diciamo no non per incoscienza della situazione - aggiunge Boscaini - ma perché non ci sentiamo di affidare altre risorse agli attuali vertici. L’Ivass ha chiesto un aumento rapido, smentendo la compagnia per cui l’operazione era fatta per acquisizioni». E aggiunge, la presidente, approfondendo la critica al cda presieduto da
Paolo Bedoni: «Servirebbe chiarezza su come stanno le cose e sul piano per restituire solidità alla società, visto che non uno dei piani industriali del passato è stato rispettato. Temiamo che 500 milioni non bastino».
Ma il no all’aumento non rischia di aprire al commissariamento di Cattolica? E di spingere più direttamente alla spa? «Credo che Ivass sappia bene quel che vuole e nel caso designerebbe una persona capace di indicare un percorso - dice Boscaini -. E non credo voglia la spa a tutti i costi, ma che siano rispettati i fondamentali nella gestione». «Il commissariamento sarebbe il male minore - aggiunge Boscaini alla domanda sugli effetti che si rischiano -. Se nulla succede questi vertici restano altri due anni, continuano e il valore delle azione perderà ancora». Api dure anche sulla gestione della convocazione di un’assemblea tanto particolare, con il solo voto a distanza: «I soci ricevono solo ora (ieri mattina, ndr) per posta il materiale. E si dovrà votare entro due giorni e in molti devono ancora richiedere l’attestazione delle azioni. Molti soci nemmeno sanno che sabato c’è l’assemblea. Il materiale doveva esser inviato per tempo, in questa situazione. Senza contare l’altra anomalia segnalata da Maurizio Zumerle: mentre via Pec può passare solo il voto del titolare dell’indirizzo di posta, non ci sono limitazioni per quello via fax».
Fin qui le Api. Ma anche il presidente Paolo Bedoni si muove in vista dell’assemblea. Lo ha fatto con un’intervista, ieri, all’Economia del Corriere della Sera. Si segnalano le dichiarazioni secondo cui l’Ivass ha chiesto di esercitare la delega in maniera «quasi» totale, l’accento sulla possibilità di un aumento in piu tranche, con una parte agli investitori istituzionali. E ancora la risposta alla domanda se esclude la trasformazione in spa che non contiene un sì; e lo scontro con l’ex Ad Alberto Minali che «riguarda ormai il passato: noi dobbiamo guardare avanti». Ma Bedoni ha scritto poi una lettera ai soci, datata 8 giugno. «La gestione è sempre stata ispirata dai valori della solidità e della trasparenza - scrive -. I nostri obiettivi di crescita sono sempre stati contemperati dalla tutela del risparmio dei soci e dalla qualità della nostra offerta commerciale». Bedoni afferma poi, rispetto all’assemblea di avere «la certezza che le decisioni che prenderemo saranno sempre a beneficio della nostra società, dei soci, degli azionisti e di tutte le persone che lavorano con noi». E annuncia che si sta lavorando all’aggiornamento del piano industriale, dopo la tempesta Covid.