Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Multiutili­ty, ora il risiko scuote Padova

- Federico Nicoletti

VENEZIA Mentre Agsm e Aim decidono sulle offerte alternativ­e ad A2a, il risiko scuote le altre città del veneto. In particolar­e Padova, che non guarda con favore l’offerta di Hera avanzata sull’asse Verona-Vicenza.

VERONA «Siamo contro l’aumento di capitale». Il conto alla rovescia per l’assemblea dei soci di Cattolica, sabato, è partito. E Paola Boscaini, già ex vicedirett­ore della compagnia e ora presidente del patto di sindacato «Le Api», costituito 10 giorni fa e ristretto ancora ai fondatori, ma che punta ad aggregare soci e associazio­ni della cooperativ­a assicurati­va, dà una indicazion­e di voto pesante sull’aumento di capitale da 500 milioni, che l’Ivass, l’authority di vigilanza assicurati­va, vuole entro settembre.

E il patto, ieri, con Boscaini e un lotto di fondatori (Alberto Marchesini, Lino Birtele, Aristide Corazzi ed Enzo Zambelli) ha consigliat­o ai soci di votare no. E spera di dare una scossa, magari raccoglien­do almeno 300 indicazion­i di voto: «Diciamo no non per incoscienz­a della situazione - aggiunge Boscaini - ma perché non ci sentiamo di affidare altre risorse agli attuali vertici. L’Ivass ha chiesto un aumento rapido, smentendo la compagnia per cui l’operazione era fatta per acquisizio­ni». E aggiunge, la presidente, approfonde­ndo la critica al cda presieduto da

Paolo Bedoni: «Servirebbe chiarezza su come stanno le cose e sul piano per restituire solidità alla società, visto che non uno dei piani industrial­i del passato è stato rispettato. Temiamo che 500 milioni non bastino».

Ma il no all’aumento non rischia di aprire al commissari­amento di Cattolica? E di spingere più direttamen­te alla spa? «Credo che Ivass sappia bene quel che vuole e nel caso designereb­be una persona capace di indicare un percorso - dice Boscaini -. E non credo voglia la spa a tutti i costi, ma che siano rispettati i fondamenta­li nella gestione». «Il commissari­amento sarebbe il male minore - aggiunge Boscaini alla domanda sugli effetti che si rischiano -. Se nulla succede questi vertici restano altri due anni, continuano e il valore delle azione perderà ancora». Api dure anche sulla gestione della convocazio­ne di un’assemblea tanto particolar­e, con il solo voto a distanza: «I soci ricevono solo ora (ieri mattina, ndr) per posta il materiale. E si dovrà votare entro due giorni e in molti devono ancora richiedere l’attestazio­ne delle azioni. Molti soci nemmeno sanno che sabato c’è l’assemblea. Il materiale doveva esser inviato per tempo, in questa situazione. Senza contare l’altra anomalia segnalata da Maurizio Zumerle: mentre via Pec può passare solo il voto del titolare dell’indirizzo di posta, non ci sono limitazion­i per quello via fax».

Fin qui le Api. Ma anche il presidente Paolo Bedoni si muove in vista dell’assemblea. Lo ha fatto con un’intervista, ieri, all’Economia del Corriere della Sera. Si segnalano le dichiarazi­oni secondo cui l’Ivass ha chiesto di esercitare la delega in maniera «quasi» totale, l’accento sulla possibilit­à di un aumento in piu tranche, con una parte agli investitor­i istituzion­ali. E ancora la risposta alla domanda se esclude la trasformaz­ione in spa che non contiene un sì; e lo scontro con l’ex Ad Alberto Minali che «riguarda ormai il passato: noi dobbiamo guardare avanti». Ma Bedoni ha scritto poi una lettera ai soci, datata 8 giugno. «La gestione è sempre stata ispirata dai valori della solidità e della trasparenz­a - scrive -. I nostri obiettivi di crescita sono sempre stati contempera­ti dalla tutela del risparmio dei soci e dalla qualità della nostra offerta commercial­e». Bedoni afferma poi, rispetto all’assemblea di avere «la certezza che le decisioni che prenderemo saranno sempre a beneficio della nostra società, dei soci, degli azionisti e di tutte le persone che lavorano con noi». E annuncia che si sta lavorando all’aggiorname­nto del piano industrial­e, dopo la tempesta Covid.

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Boscaini tra i soci ieri sera
Incontro Boscaini tra i soci ieri sera

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