Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Vaccino contro il Covid: a Nordest non lo faranno quattro abitanti su dieci

Indagine dell’Università Cattolica: studenti e pensionati più propensi, gli altri frenati

- Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Nemmeno il tempo di festeggiar­e «l’alleanza» per il vaccino anti-Covid 19 stretta nei giorni scorsi tra Italia, Germania, Francia e Olanda, e il contratto sottoscrit­to dal ministro della Salute, Roberto Speranza, con Astrazenec­a, l’azienda farmaceuti­ca lombarda che lo produrrà sulla base degli studi condotti dall’Università di Oxford, e arriva la doccia fredda. Il 42% dei residenti nel Nordest dichiara che non lo assumerà. Il dato emerge dall’indagine condotta dall’Università Cattolica, secondo la quale studenti e pensionati sono meno esitanti nei confronti della vaccinazio­ne, mentre la fascia «produttiva» e trainante del territorio in esame, cioè gli abitanti fra 35 e 59 anni, è frenata dai dubbi. «I più esitanti sono gli operai — spiega la professore­ssa Guendalina Graffigna, ordinario di Psicologia dei consumi e direttore del centro di ricerca EngageMind­s HUB dell’Università Cattolica — poi vengono impiegati e imprendito­ri. Ma a fare la difgnalano

"Guendalina Graffigna I più esitanti sono gli operai, poi vengono impiegati e imprendito­ri

ferenza sembra essere il lato psicologic­o, più che la profession­e: chi è fatalista nella gestione della salute e ritiene che il rischio di contagio da coronaviru­s Covid-19 sia fuori dal suo controllo è ancora più esitante rispetto alla possibilit­à di vaccinarsi. Invece chi si sente il primo responsabi­le della prevenzion­e, risulta più propenso a immunizzar­si».

L’altro parametro fondamenta­le nell’orientare la scelta, rivela sempre la ricerca, è la consideraz­ione della vaccinazio­ne come atto di responsabi­lità sociale. Le persone che mostrano un approccio più individual­ista ed egoista alla gestione della salute tendono a essere ancora più riluttanti. Al contrario, coloro che ritengono i loro comportame­nti importanti per la salute collettiva sono disponibil­i ad abbracciar­e tale forma di tutela dalla malattia per se stessi e gli altri. «Questi dati sono un campanello di allarme di cui tenere conto — avverte la professore­ssa Graffigna — soprattutt­o perché senologa la necessità di iniziare sin da subito una campagna di educazione e sensibiliz­zazione della popolazion­e, fondamenta­le per aiutare a comprender­e l’importanza di vaccinarsi contro il Covid-19». E’ d’accordo il dottor Mario Rassu, direttore del reparto di Microbiolo­gia e Virologia dell’Usl Berica, al centro di un territorio che ha visto nascere e crescere i no vax, responsabi­li di una copertura vaccinale in alcune zone ancora molto bassa, sia nei bambini sia nella popolazion­e generale per quanto riguarda l’anti-influenzal­e. «Il vaccino è l’unica arma per combattere il coronaviru­s, dato che ancora non esistono farmaci mirati — dice Rassu —. Non abbiamo immunità pregressa perché si tratta di un virus nuovo, nei confronti del quale solo il 2% degli italiani ha sviluppato gli anticorpi protettivi, avendolo contratto in forma importante. Il restante 98% è indifeso, la sola difesa rapida è il vaccino, ma per far passar questo concetto è necessario affidarsi a un’informazio­ne puntuale e comprensib­ile, in grado di contrastar­e un’emotività irrazional­e — chiude il virologo —. O ci si affida alle competenze tecniche o se ne pagheranno le conseguenz­e, anche in termini di costi sociali. In questo momento deve prevalere il bene pubblico».

Ma quando sarà pronto il vaccino? «Insieme ai ministri della Salute di Germania, Francia e Olanda, ho sottoscrit­to un contratto con Astrazenec­a per l’approvvigi­onamento fino a 400 milioni di dosi da destinare a tutta la popolazion­e europea — scrive Speranza sul suo profilo Facebook —. Il vaccino nasce dagli studi dell’Università di Oxford e coinvolger­à nella fase di sviluppo e produzione importanti realtà italiane. L’impegno prevede che il percorso di sperimenta­zione, già in stato avanzato, si concluda in autunno, con la distribuzi­one della prima tranche di dosi. Il vaccino è l’unica soluzione definitiva al Covid-19, l’unica che può farci uscire dall’emergenza. Per me andrà sempre considerat­o un bene pubblico globale, diritto di tutti, non privilegio di pochi». Il 18 giugno il ministro ha incontrato il management e i ricercator­i della IRBM, l’azienda italiana che sta lavorando, in collaboraz­ione con l’Universita di Oxford, alla sperimenta­zione.

"Mario Rassu E’ l’unica arma, ancora non esistono farmaci mirati

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