Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Concorso fermo 5 in pensione Sos personale orari ridotti
Le sue mura, accanto alla basilica dei Frari, custodiscono silenziosamente la storia millenaria della Serenissima. Ma ora l’Archivio di Stato di Venezia, che difende dall’aggressione del tempo, dell’umidità e della salsedine documenti preziosissimi — come testamenti e atti ufficiali della Repubblica di Venezia — chiede aiuto: i pensionamenti stanno erodendo gradualmente il personale, lasciando posti vacanti destinati a non essere riempiti da nessuno. E il servizio di catalogazione e accesso viene garantito da un organico sempre più esiguo. «C’è un’emorragia di personale», sintetizza il direttore dell’Archivio, Gianni Penzo Doria, insediatosi a dicembre 2019. «In questo momento siamo venticinque e riusciamo a tenere aperto l’archivio garantendo i servizi, ma sono in arrivo dei pensionamenti. Fra qualche mese perderemo quattro persone, diventando ventuno: si tratta dello stesso numero di addetti con cui, nel 1996, l’ex direttore dell’Archivio di Stato, Paolo Selmi, decise di chiudere». Una prospettiva, quella della chiusura, che per l’attuale direttore non è contemplabile: «Chiudere oggi non si può — precisa — abbiamo un servizio da garantire. Quando saremo a quel punto vedremo come si potrà fare, eventualmente ripensando a servizi e orari. Certamente siamo preoccupati: i giovani archivisti ci sono ma mancano i concorsi». All’orizzonte nessuna nuova assunzione in grado di tamponare le perdite: l’ultimo concorso nazionale per archivisti risale al 2016 ma i pensionamenti non si sono fermati. Per questa ragione il caso di Venezia è tutt’altro che isolato: anche gli altri Archivi di Stato del Veneto soffrono la carenza di personale, dagli archivisti, agli informatici e agli amministrativi. Ciascuno si arrangia come può per non contrarre i servizi. A Padova, per esempio, ci sono diciassette persone in servizio mentre la pianta organica minima per far funzionare la struttura ne prevedrebbe il venticinque per cento in più. Come se non bastasse, un quarto dei dipendenti andrà in pensione nei prossimi cinque anni. L’Archivio di Stato di Rovigo, invece, dovrebbe impiegare 15 persone, già ridotte a dieci: con il pensionamento in arrivo scenderebbero a nove. Analoghi mali patiscono tutti gli archivi di stato d’Italia, chi più, chi meno. Al punto che la Direzione Generale Archivi nei giorni scorsi ha scritto una nota al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini per lanciare l’allarme: in Italia le carenze di organico ammonterebbero a oltre 1.200 unità, destinate a diventare quasi 1.600 nei prossimi due anni. Con il risultato che gli orari di consultazione diminuiranno.