Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Buoni pasto non erogati la Cgil denuncia il Comune È polemica sui centri estivi
Prima dal prefetto per denunciare la mancanza di sicurezza nei centri estivi dei nidi comunali, poi dal giudice del lavoro per chiedere che Ca’ Farsetti non trattenga i buoni pasto ai dipendenti in smart working. I sindacati si scatenano e il bersaglio è uno solo: l’assessore alle Politiche educative e alle Risorse umane Paolo Romor. «Il Comune non può fare cassa con i soldi dei buoni pasto dei lavoratori», accusa Daniele Giordano, segretario di Cgil Funzione pubblica, che l’8 luglio sarà dal giudice del lavoro per denunciare il Comune, reo di comportamento antisindacale non avendo concesso nessuna forma di contrattazione per i suoi lavoratori in smart working. «È grave che non sia stata fatta contrattazione – dice Giordano – non sono stati previsti rimborsi per i lavoratori che hanno acquistato attrezzature per lavorare da casa e sono stati trattenuti i buoni pasto. Chiediamo che il giudice obblighi il Comune alla contrattazione e che sui buoni i dipendenti possano scegliere se richiederli o donarli per esempio alla sanità».
Sullo smart working si è alzata una bufera, dopo che già a inizio epidemia c’erano state polemiche con la Cgil che per farlo partire diffidò l’amministrazione. Romor respinge le accuse al mittente: «Sullo smart working siamo all’avanguardia – spiega - Lo abb i a m o introdotto r a p i d ame n t e in pieno lockdown per 1.700 dipendenti (la metà lavora ancora da casa ma è aumentato il numero dei giorni in presenza, ndr) con tutti gli incontri sindacali del caso. Riteniamo invece che il buono pasto non sia dovuto al dipendente perché gestisce in autonomia il proprio tempo e la pausa pranzo».
È braccio di ferro tra Comune e sindacati domani anche sui centri estivi: domani Cgil e Uil saranno dal prefetto per denunciare la mancanza di sicurezza per i servizi nei nidi per i bambini da 0 a 3 anni. I sindacalisti denunciano che non sono state installate le necessarie barriere per garantire il distanziamento, che i giardini non sono stati preparati e che dovrebbe essere prevista una maestra ogni tre bambini (il rapporto al momento è uno a 5). «Diremo al prefetto che se l’amministrazione non adotta tutte le misure necessarie – dice Mario Ragno, segretario di Uil Funzione pubblica - per noi i centri estivi non devono partire».
Sulla questione la capogruppo del Pd Monica Sambo ha presentato un’interrogazione. «Gli orari dei nidi estivi verranno ridotti rispetto allo scorso anno – spiega – da 9 ore e mezza a 4 ore per i primi tre giorni e a 6 ore per il resto del mese. Ma resta la retta pre-Covid». Immediata la replica di Romor: «Per fortuna c’è il Pd al governo che pensa a tutelare genitori e bambini, noi avremmo aperto nidi e materne il 3 giugno ma non è mai arrivato l’ok da Roma. Le rette rimangono invariate in un quadro in cui tutti i centri estivi le aumentano per via i costi da sostenere. L’orario di 4 ore dei primi giorni è stato pensato dagli esperti perché i bambini possano riadattarsi dopo 4 mesi a casa».