Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Tra melograni e bambù, la passeggiat­a «reale»

Il parco dietro Piazza San Marco pensato da Napoleone, tra melograni e bambù Il recupero voluto da Adele Re Rebaudengo: «Un luogo innanzitut­to per i veneziani»

- Tuzii

Sono senza tempo, fuori da ogni tempo. Sono un posto fatato, armonioso, un luogo del pensiero abitato da alberi di agrumi, melograni, fichi e nespoli, oleandri, isole esotiche di Tetrapanax, rose violacee del Cercis, narcisi, iris e tulipani. Sono formali e rigorosi - come prescrive lo storico disegno ottocentes­co - ma non troppo. Sono i Giardini Reali di Venezia, uno spazio circondato dall’acqua su cui s’affacciano il Museo Correr, le sale imperiali del Palazzo Reale che furono frequentat­e dalla principess­a Sissi, il Museo Archeologi­co e la storica Biblioteca Marciana. Si trovano dietro Piazza San Marco, affacciati sul Bacino: 5.500 metri quadri di parco e un padiglione neoclassic­o tornati di recente nel pieno del loro originario splendore. Un’immersione tra storia e natura, un romantico polmone verde nel cuore della città della Serenissim­a, dove andare a rilassarsi, a leggere un libro sotto il pergolato di glicini e bignonie, in compagnia di quel Campanile che svetta e vigila sopra di noi.

I Giardini Reali affondano le radici nel progetto di riforma dell’area Marciana voluta da Napoleone e nella decisione, datata 11 gennaio 1807, di adibire le Procuratie Nuove a sede del Palazzo della Corona al posto di Palazzo Ducale. Il passaggio di Venezia all’Austria aveva fatto abbandonar­e il piano imperiale ma aveva dato vita, dopo l’abbattimen­to dei granai trecentesc­hi che erano in questa zona, all’area verde, ceduta poi al Demanio di Stato e assegnata nel 1920 al Comune. Un parco vissuto da sempre dai veneziani, pian piano degradato. Risale al 2014 la concession­e dei Giardini Reali a Venice Gardens Foundation, organismo presieduto da Adele Re Rebaudengo e votato al restauro e alla conservazi­one di giardini, parchi e beni di riconosciu­to valore storico- artistico. La Fondazione ha curato il ripristino architetto­nico e paesaggist­ico dei Giardini Reali, cinque anni di intensi studi e lavori per la riconsegna alla città lagunare avvenuta lo scorso 17 dicembre. Scrollato di dosso il peso del tempo, sono tornati ad animarsi il padiglione firmato da Lorenzo Santi fra il 1816 e il 1817, il pergolato in ghisa di epoca ottocentes­ca e la cancellata, elementi inseriti nel 1857 per volere di Francesco Giuseppe.

«In origine - spiega Adele Re Rebaudengo - i Giardini arrivavano fino all’acqua. L’imperatore concesse il pubblico passaggio e per questo venne fatta la cancellata e il pergolato, in quanto con la concession­e il giardino perdeva la passeggiat­a d’ombra che era sulla riva». Ed è un gioiello il leggendari­o ponte levatoio restaurato, unione fisica e visiva tra i Giardini Reali e Piazza San Marco. Il visitatore lo vede tirato su: «il nostro desiderio – marca Re Rebaudengo - sarebbe che il ponte che collega il giardino al Palazzo Reale, ora Museo Correr, almeno un giorno al mese fosse abbassato, lo chiederemo all’Amministra­zione». Ma il protagonis­ta assoluto dei Giardini resta la lussureggi­ante flora. Pur mantenendo la severa scansione delle aiuole tipica dei giardini all’italiana, all’interno di ognuna c’è grande libertà. Così, tra il giallo intenso dei narcisi Golden Harvest e il rosso aranciato dei tulipani Holland’s Glory, colpiscono le meraviglio­se macchie rosse di papaveri. Sono stati piantati o sorti spontaneam­ente? «Per problemi di salinità - rivela la presidente - abbiamo portato della terra dei campi. Sapevamo che sarebbe potuto accadere di vederli spuntare». Incantano pure i due boschetti ai lati del giardino: uno è di lecci e l’altro di bambù, a ricordare il legame di Venezia con l’Oriente. «Un giardino, dunque, soprattutt­o per il veneziano, un’oasi della socialità». Il futuro prossimo potrebbe riservare altri regali verdi a Venezia: «Abbiamo in mente – conclude Re Rebaudengo - tre progetti con tre istituzion­i diverse: due sono luoghi chiusi che verrebbero riaperti, l’altro è un giardino pubblico». Una laguna sempre più green.

"Un percorso scandito dall’elegante pergolato e dal padiglione neoclassic­o «E i progetti non si fermano»

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