Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
11 anni di carcere a Vazzoler: portò milioni all’estero
All’ex dentista 11 anni di carcere. Il pm: «Spudorato»
PADOVA Il tribunale di Padova ha condannato a undici anni e otto mesi per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio transnazionale, Alberto Vazzoler, 60 anni, ex dentista con la «passione» per la Finanza: portò oltre cento milioni all’estero.
PADOVA È stato condannato a 11 anni e 8 mesi per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio transnazionale Alberto Vazzoler, 60 anni, sandonatese di nascita e padovano di adozione, ex dentista con la «passione» per la finanza.
Il collegio presieduto dalla giudice Nicoletta De Nardus ha superato in severità l’accusa: il pm aveva chiesto 10 anni e 6 mesi. Disposta la confisca dell’appartamento in piazza dei Frutti a Padova, dell’attico di Jesolo dove venne arrestato, di una barca, due auto e 5 milioni ritenuti profitto del reato.
Vazzoler è conosciuto tra le province di Padova, Venezia e Treviso. A Castelfranco 22 anni fa partì la sua prima avventura imprenditoriale con NetFraternity (poi fallita), che offriva la possibilità di navigare gratis in Rete purché l’utente accettasse una striscia pubblicitaria. Ma il suo arresto è storia assai più recente: è finito in carcere con altre cinque persone nel maggio del 2018, su ordine del gip di Padova. Un’inchiesta che ha portato a galla un riciclaggio internazionale da capogiro: 117 milioni di euro portati all’estero dal dentista e traghettati in Italia nelle tasche di facoltosi imprenditori grazie alla voluntary disclosure, la «sanatoria» sull’evasione fiscale voluta dal governo Renzi nel 2015.
Vazzoler ha agito per conto di almeno 200 sconosciuti clienti e, stando a quanto ricostruito in aula, dal 2016 aveva messo in piedi una vera e propria agenzia di riciclaggio: grazie a lui partivano dalla Svizzera anche 50 milioni di euro alla settimana con voli specializzati nel trasporto valori e diretti a Dubai dove, grazie alla sua complice ed ex fidanzata Elena Manganelli, venivano versati sui conti di società che emettevano false fatture. I bonifici invece erano tutti veri. Per la difesa quei passaggi di denaro erano investimenti in diamanti e oro, per l’accusa invece era tutta una messinscena per mascherare il poderoso illecito.
Mastodontico il lavoro del pm Roberto d’Angelo e del Nucleo tutela Finanza pubblica delle Fiamme Gialle di Padova guidata dal colonnello Vittorio Palmese, che in aula davanti al collegio giudicante ha ricostruito l’indagine. Ma non ci sono solo conti correnti e trasferimenti nelle carte della procura e del processo. Ci sono anche le intercettazioni in cui Vazzoler parla di «prestanomi», ammette di «aver riciclato alla grande», di «essersi preso il grano». Quando parla di guai giudiziari all’orizzonte dice «facciamo una fattura falsa, patteggiamo e finisce lì». Intercettato in auto, parla di «soldi da infilare nelle tette» quando con la fidanzata Silvia Moro (indagata a Venezia per gli stessi reati) cerca di valicare il confine con la Svizzera con i contanti nel reggiseno. Memorabile una delle intercettazioni in cui la stessa Moro ammette di aver bruciato nel forno con lo strudel, per una dimenticanza, 40 mila euro nascosti da Vazzoler.
In aula, ieri, in due ore di requisitoria il pm Roberto D’Angelo è partito dalla personalità dell’imputato per definire il suo alto spessore criminale. Il magistrato ha usato parole come «eclettico delinquente, presuntuoso, spudorato e bugiardo». Vazzoler, che ha cambiato tre collegi difensivi e per quattro volte ha ricusato i giudici, ha tentato anche ieri di far saltare il processo per legittimo impedimento dovuto al suo stato di salute. La presidente De Nardus ha rigettato (per l’ennesima volta) la richiesta, anche perché l’imputato ha rifiutato di sottoporsi alcuni esami medici.
L’accusa Vazzoler era accusato di riciclaggio transnazionale