Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Case di riposo, spazi Covid Manovra da 200 milioni

Piano di riorganizz­azione ospedalier­a e del territorio varato dalla Regione. Nuovo documento dei virologi

- Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Diventa operativo il Piano di riorganizz­azione e potenziame­nto dell’assistenza sanitaria, ospedalier­a e territoria­le deliberato dalla giunta Zaia in ottemperan­za al decreto Rilancio, che a tale scopo ha incrementa­to di 3 miliardi e 250 milioni il Fondo sanitario nazionale. Al Veneto sono stati destinati 101,5 milioni di euro per aumentare i letti di Terapia intensiva (in realtà già portati dagli attuali 825 a 840 dalla delibera del 19 maggio scorso), semi-intensiva (343) e Malattie infettive (1085), per interventi su Pronto Soccorso e Suem 118. Ulteriori 35,1 milioni arriverann­o da Roma per concludere nuove assunzioni, benché tale voce comporti un costo finale di 128,7 milioni: 29,8 sono già stati spesi per i 1600 sanitari assunti da marzo, 23,8 milioni serviranno a finanziare i prossimi contratti a tempo indetermin­ato, 55,9 a rafforzare l’organico di Terapia intensiva, 13,6 milioni sono destinati agli infermieri di famiglia e 5,6 agli operatori dell’emergenza territoria­le.

Intanto, si comincia. Sul fronte ospedalier­o, il preTriage dedicato ai sospetti pazienti Covid e ora insediato nelle tende allestite dalla Protezione civile davanti ai 43 Pronto Soccorso si sposterà prima in strutture mobili poi in spazi fissi, prefabbric­ati o locali interni agli stessi poli di emergenza. Il tutto per garantire percorsi differenzi­ati tra soggetti colpiti da qualsiasi infezione e gli altri. Saranno inoltre potenziate le centrali operative del Suem 118, con altro personale.

Ma le novità più consistent­i riguardano l’assistenza territoria­le e le case di riposo. «Allarghere­mo a un maggior numero di persone l’assistenza domiciliar­e, ora erogata a 30mila veneti — annuncia Manuela Lanzarin, assessore a Sanità e Sociale — e assumeremo altri infermieri di famiglia: il governo ne dispone uno ogni 50mila abitanti. Ne abbiamo già 200 nelle Medicine di gruppo integrate e negli altri studi associati dei medici di base, ne prenderemo ulteriori 441. Lavorerann­o in parte nei Distretti, per le cure primarie in ambulatori­o, e in parte a supporto dei medici di famiglia non ancora associati, anche per visite a domicilio». Confermate le Unità speciali di continuità assistenzi­ale, almeno fino al 31 dicembre: sulle 97 previste, per un totale di 619 medici, sono già operative 51, con 228 camici bianchi che affiancano i dottori di famiglia nell’assistenza e nella somministr­azione di farmaci a casa di pazienti non più solo colpiti dal coronaviru­s ma anche cronici e fragili, e gli specialist­i nelle visite nelle case di riposo. «Crescerà pure il personale dei Dipartimen­ti di Igiene e Sanità pubblica, perché arriverann­o un infermiere o un tecnico o un assistente sanitario ogni 10mila abitanti — aggiunge Lanzarin —. Condurrann­o indagini epidemiolo­giche, contribuir­anno al contact tracing, cioè alla ricostruzi­one di movimenti e contatti dei casi positivi al Covid-19, e fungeranno da raccordo tra ospedale e territorio, anche attraverso le Centrali operative territoria­li».

E poi si apre il grande capitolo dei Centri servizi per anziani, con tre livelli di intervento. Il primo riguarda l’introduzio­ne di un direttore sanitario, nominato e pagato dalla Regione, ogni 230 letti. Il che significa che le grandi strutture potranno averne più di uno e le piccole essere governate da uno unico. Restano comunque sia il dottore interno sia il coordinato­re medico, che farà da collegamen­to con l’Usl di riferiment­o. Saranno mantenuti, ed è il secondo livello di intervento, i team di specialist­i (geriatra, infettivol­ogo, cardiologo) creati per gestire all’interno delle case di riposo i casi più complessi. Il terzo livello scatterà nel momento in cui dovesse presentars­i un ritorno del virus ad alta intensità e riguarda l’attivazion­e di una struttura per provincia dove eventualme­nte ricoverare gli ospiti di residenze per anziani contagiati dal Covid-19, per evitare commistion­i con gli altri. Il piano comporterà entro fine anno l’assunzione di mille infermieri, a partire dai 600 che si laureranno in ottobre. «E’ una programmaz­ione strategica, epocale — dice il governator­e Luca Zaia — perché costruita sull’esperienza accumulata nei 124 giorni di gestione dell’emergenza e su quanto si può migliorare. Saremo ancora più performant­i se il Covid19 tornerà. Lo facciamo con orgoglio, è una svolta che può cambiare il corso della storia sanitaria veneta».

Non cambia invece l’aria tra scienziati, sempre divisi su molti aspetti della pandemia. L’ultima novità è il documento firmato da dieci specialist­i e ricercator­i, tra cui il professor Giorgio Palù, virologo e consulente della Regione, e il dottor Roberto Rigoli, coordinato­re delle 14 Microbiolo­gie del Veneto. Insieme ribadiscon­o due concetti: una marcata riduzione dei sintomatic­i e dei ricoveri e un costante incremento di pazienti con bassa o molto bassa carica virale. E poi toccano un tema discusso: «La comunità scientific­a internazio­nale si sta interrogan­do sulla reale capacità di soggetti con pochi sintomi o asintomati­ci di trasmetter­e l’infezione » . Ieri intanto 11mila tamponi hanno identifica­to solo un nuovo contagio. Ci sono però altre due vittime.

Infine una curiosità rivelata dall’ Arpav:dur ante il lockdown a Vo’ Euganeo polveri sottili e ossidi di azoto sono crollati ai valori più bassi del Veneto.

" Lanzarin:« Ci sarà anche un direttore sanitario nominato dalla Regione»

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