Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Porto, salta il comitato «della pace» Bilancio nel caos: Musolino rischia

Giri e Campitelli: documenti uguali, non veniamo. Trovate le risorse per i lavoratori

- A. Zo.

VENEZIA Due mail identiche, una firmata da Fabrizio Giri e l’altra da Maria Rosaria Campitelli, con un contenuto chiaro: «Siamo indisponib­ili a partecipar­e al comitato di gestione», hanno scritto entrambi, «boicottand­o» l’incontro fissato per domani dal presidente Pino Musolino per cercare di ricomporre la crisi sul bilancio 2019, dopo la bocciatura di una settimana fa legata – hanno più volte ribadito i due «ribelli» – alla loro contrariet­à al nuovo piano economico finanziari­o del terminal di Fusina. Per loro infatti quei 9 milioni di contributo pubblico e l’allungamen­to della concession­e di 10 anni (fino al 2062) sarebbero un regalo alla società Ro.Port.Mos. (capitanata dal gruppo Mantovani), che ha realizzato il terminal in project financing e non mollano la presa.

A questo punto Musolino si trova davanti una situazione complessa. Pare che convocherà una nuova seduta per la prossima settimana, ma il rischio – quasi una certezza – è che lo stallo resti. Anche perché, come hanno sottolinea­to Giri e Campitelli nelle loro note di ieri, l’ordine del giorno e i documenti erano gli stessi della seduta di giovedì scorso e dunque per loro diventa difficile ribaltare il loro voto. D’altra parte Musolino è convinto di aver fatto il meglio per il Porto. «Chiunque può capire chi sta lavorando per il bene pubblico e chi sempliceme­nte per distrugger­e il buon lavoro fatto!», ha twittato ieri, ricordando i sette pareri favorevoli ricevuti sulla revisione del project. Un ipotizzato intervento del sindaco metropolit­ano Luigi Brugnaro (che ha indicato Giri) o del governator­e Luca Zaia (che ha nominato Campitelli) rischiereb­be invece di essere letto come un’ingerenza politica sul Porto, proprio ciò che tutti e 4 hanno in questi giorni cercato di smentire con forza, riducendo l’operazione a una mera questione tecnica. Tesi, quella politica, rilanciata invece dal centrosini­stra, usando termini pesanti come «killeraggi­o» o «mandanti» e ipotizzand­o una «caccia» alla poltrona di Musolino.

La scadenza per l’approvazio­ne del bilancio è il 30 giugno. A quel punto la palla passerebbe al ministero delle Infrastrut­ture. Il sottosegre­tario Salvatore Margiotta (Pd) ha già detto di essere contrario al commissari­amento e così buona parte della comunità portuale. Il blocco del consuntivo rischia però di paralizzar­e l’ente, visto che vengono a mancare le basi anche al bilancio preventivo 2020. Ed è per questo che Musolino, con una mossa anche politica, ha coinvolto nella protesta i 160 lavoratori portuali delle Clp (quelli «a chiamata»), a cui il decreto «Rilancia Italia» dava la possibilit­à di ricevere 60 euro al giorno, oltre allo sconto dei canoni portuali per le imprese. Musolino ha detto che senza ok al bilancio fondi non erano erogabili, mentre i «ribelli» sostenevan­o che l’uso dell’avanzo era solo una delle ipotesi.

Ora forse si è trovata una soluzione. «Il presidente ha garantito che l’ente provvederà a reperire le risorse - spiega la Serviport (la Clp di Chioggia) - Un atto coraggioso e responsabi­le di fronte ad un incomprens­ibile ostruzioni­smo che costringe a una scelta dolorosa e priva di senso: aiutare lavoratori e imprese in difficoltà attingendo ai fondi per gli investimen­ti»

Presidente all’attacco

I 7 pareri favorevoli e il commento su Twitter: «Chiunque può capire chi lavora per il bene pubblico e chi per distrugger­e il lavoro fatto»

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Acqua alta Due progetti per mettere in sicurezza piazza San Marco e la Basilica. Il Mose infatti sarà alzato solo a 110 centimetri e nel periodo sperimenta­le a valori di marea più alti

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