Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Porto, il ministro ordina un’ispezione
Guerra giudiziaria sul project di Fusina. Esposti e accuse, De Micheli: chiarezza
VENEZIA Ormai è guerra aperta al Porto di Venezia. Un botta e risposta nelle aule giudiziarie, tra esposti in procura e segnalazioni alla Corte dei Conti. E soprattutto l’avvio di una «ispezione» del ministero delle Infrastrutture, che ha incaricato la Direzione generale per la vigilanza sulle Autorità portuali di verificare quello che è accaduto negli ultimi mesi a Venezia, culminato giovedì nella bocciatura del bilancio consuntivo 2019 da parte dei due rappresentanti del Comitato di gestione.
VENEZIA Un botta e risposta nelle aule giudiziarie, tra esposti in procura e segnalazioni alla Corte dei Conti. E soprattutto l’avvio di una «ispezione» del ministero delle Infrastrutture, che ha incaricato la Direzione generale per la vigilanza sulle Autorità portuali di verificare quello che è accaduto negli ultimi mesi a Venezia, culminato giovedì scorso nella bocciatura del bilancio consuntivo 2019 da parte di Fabrizio Giri e Maria Rosaria Campitelli, che rappresentano nel comitato di gestione la Città metropolitana e la Regione. Ormai è guerra aperta tra Pino Musolino e i due consiglieri «ribelli», tanto che anche ieri il presidente del Porto lagunare ha scritto un tweet molto pesante a commento della notizia che Giri e Campitelli hanno depositato un esposto alla Procura di Venezia sulla rinegoziazione del project financing del terminal di Fusina. «Pensano di intimidirmi con accuse infondate, senza prove e con procedure impeccabili, validate da organi dello Stato - ha scritto - Non temo nessun confronto, in Procura ci andiamo anche noi, dopo quella della Corte dei Conti! Pronto ad essere ascoltato».
Giri e Campitelli hanno scritto alla procura la settimana scorsa. Secondo la loro versione, il punto critico risale al 27 luglio 2018, quando Musolino spiegò in comitato l’ipotesi di rinegoziazione, che prevedeva 9 milioni di euro in più a Ro.Port.Mos., società partecipata da Mantovani, un allungamento della concessione di 10 anni (fino al 2062), ma anche un «rischio traffici» spostato dal Porto ai privati e una riduzione del rendimento dell’investimento dal 9 al 6 per cento. Sia lui che il segretario generale Martino Conticelli avevano spiegato che in caso di recesso, l’ente avrebbe dovuto sborsare 80 milioni di euro per le opere realizzate finora, oltre ai danni per mancati ricavi; il piano economico finanziario vigente era favorevole ai privati, che in caso di traffici inferiori al previsto avevano diritto a indennizzi o revisioni. Musolino si è poi fatto forte di 7 pareri favorevoli ricevuti in questi anni dal Dipe ( il Dipartimento della programmazione economica), dall’Avvocatura dello Stato e da vari esperti sul tema. «Le attività tecnico-amministrative svolte dai nostri uffici sono state corrette e trasparenti - aggiunge Conticelli - Il riequilibrio ha consentito di avanzare nel completamento di un’opera di interesse strategico per la portualità, mantenere l’occupazione, evitare il blocco delle attività del terminal con la conseguente perdita di traffici e gravi danni economico-finanziari».
Secondo Giri e Campitelli ci sarebbero stati però dei «buchi» in questa versione. Quello stesso 27 luglio, nel pomeriggio, senza avvisarli poche ore prima, Musolino aveva infatti firmato un «accordo preliminare» con Ro.Port.Mos., che era subordinato all’approvazione del Dipe e del comitato di gestione, ma intanto sbloccava subito un anticipo di 2 milioni; un azzardo, secondo gli oppositori, visto che Mantovani già era in concordato preventivo e dunque a rischio insolvenza o comunque non in grado di fare gli investimenti previsti dal piano. Nelle riunioni dei mesi successivi i due membri avevano poi chiesto spiegazioni sul perché non fosse stato risolto il contratto, anche perché i privati da anni non pagavano il canone, ed era stato messo in dubbio il valore delle opere, visto che di collaudate ce n’erano meno della metà.
Musolino, invece, venerdì, all’indomani della bocciatura, ha scritto alla Corte dei Conti per segnalare il rischio di paralisi dell’attività del Porto, con i conseguenti danni erariali. E ieri il Mit ha disposto «approfondimenti tecnici e amministrativi sulla correttezza dei rilievi formulati dai due componenti del comitato di gestione, senza però trascurare il parere favorevole dei revisori dei conti». Pare che il ministro Paola De Micheli abbia confermato, in via riservata, le parole del suo sottosegretario Salvatore Margiotta, il quale aveva rassicurato Musolino sul rischio commissariamento. Ma il 30 giugno, scadenza del termine per l’approvazione del bilancio, è dietro l’angolo.
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