Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Caso Palamara e Csm, «basta serve la riforma»
Dal Veneto sale la voce di chi vuole fermare le logiche correntizie che sembrano ormai governare la carriera dei magistrati. La presidente della corte d’appello di Venezia, Ines Maria Luisa Marini, chiede una riforma.
VENEZIA «Palamara non è più colpevole di altri. Ha disonorato la toga, ma è un capro espiatorio di un malvezzo che conosciamo da vent’anni». L’ex procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio, non è mai andato troppo per il sottile. E l’altra sera, in una tivù locale, ha detto la sua sullo scandalo che ha travolto il Csm dimostrando - se mai ce ne fosse stato bisogno - quanto influiscano le «correnti» all’interno dell’organo di autogoverno della magistratura.
E così, anche in Veneto si discute di come si potrebbe curare, una volta per tutte, la «piaga» degli incarichi affidati non sulla base delle competenze e dei meriti professionali, ma degli appoggi di cui si gode. Nordio le definisce «anomalie» che «si sapevano, lo sanno anche i sassi». La presidente della Corte d’Appello di Venezia, Ines Maria Luisa Marini, li definisce «fatti che minano l’immagine della magistratura» e «impongono interrogativi ed esigono risposte urgenti e concrete».
Marini una risposta ce l’ha già. Con una premessa: «Le “correnti” non sono per forza qualcosa di negativo. Rappresentano delle scuole di pensiero che accomunano diversi magistrati, spingendoli a un confronto e a riflessioni che possono essere costruttive » . Il problema è quando le correnti vengono utilizzate per fare carriera a scapito di colleghi più meritevoli. «E di casi ce ne sono tanti», afferma la presidente della Corte d’Appello. «Immaginavo che dietro ad alcune nomine ci fossero delle logiche correntizie, ma ciò che sta emergendo supera ogni immaginazione. È mortificante, per chi come me crede nel valore dell’impegno».
La via d’uscita che indica Marini, passa attraverso l’unica cosa che gli uomini non possono controllare: il caso. «Si potrebbe sorteggiare una rosa di magistrati, tra coloro che hanno un curriculum impeccabile e un adeguato numero di anni di servizio. E tra questi si andrebbero poi a eleggere i componenti del Csm». Marini ha le idee molto chiare: «Tra l’estrazione dei nomi e l’effettiva elezione - spiega - dovrebbe passare pochissimo tempo, in modo da rendere impossibile alle correnti di organizzarsi intor
no ad uno dei candidati». Non solo: «In vista dell’assegnazione di un incarico, nell’analisi delle esperienze professionali non si dovrebbe tenere conto delle posizioni in precedenza assunte dal candidato negli organi rappresentativi della magistratura perché, inevitabilmente, potrebbero essere state conquistate proprio grazie all’appoggio delle correnti».
Anche la formula immaginata dall’ex procuratore aggiunto di Venezia punta sulla casualità per scavalcare la forza delle correnti, che emerge dalle intercettazioni di Palamara piene zeppe - dice Nordio - di «peccati, anche veniali, forse qualcuno mortale. Ma sono peccati di tutti i magistrati che fanno associazionismo». E allora nei giorni scorsi proprio Nordio, assieme ad altri illustri colleghi che aderiscono al gruppo «Lettera 150», ha scritto una proposta in quattro punti con l’obiettivo di «superare la degenerazione correntizia e la politicizzazione della magistratura». Anche questa soluzione prevede un sistema a doppio turno: al primo, la scelta per estrazione «di un paniere di legittimati passivi, in numero ragionevole, approssimativamente 96 (per eleggerne poi 16)», e al secondo turno una «elezione che si svolga all’interno del paniere già estratto a sorte». Ma non solo: il gruppo propone una serie di norme, a cominciare dall’impossibilità di essere rieletti. «Quanto all’assegnazione di incarichi direttivi e semi direttivi - prosegue - è opportuno ripristinare un sistema che esalti l’anzianità senza deprimere il merito». Infine Nordio e i colleghi propongono di «rendere obbligatoria l’informativa al ministro di tutte le sentenze disciplinari anche se in procedimenti avviati su iniziativa del Procuratore Generale».
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Marini Immaginavo che dietro alcune nomine ci fossero logiche correntizie
Si potrebbe sorteggiare una rosa di magistrati e tra loro eleggere i componenti del Csm