Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
La nuova Veneto City riparte dalla logistica Ma il Comune frena
L’idea della variante, la società cerca altri investitori
VENEZIA Veneto City vira sulle attività produttive e la logistica. E punta ad un nuovo progetto in variante dell’accordo di programma firmato con la Regione e i Comuni di Dolo e Pianiga nel 2011, valido fino al 2022. «Che non decade affatto. E se viene fatto decadere, si potrebbero chiedere i danni con un’azione legale», ipotizza uno dei promotori. Quindi va da sé che il progetto da oltre un milione di metri quadri di edifici, negozi, palestre e uffici disseminati su due milioni di metri quadri di terreno presentato e approvato nel 2011, non andrà stralciato dal Piano Territoriale di Coordinamento in discussione in questi giorni in Regione. Anche se non sarà mai realizzato, anche se l’amministratore unico della società Andrea Cuzzolin ha comunicato al Comune di Dolo che è «venuto meno l’interesse». Tra Sfmr che non sarà più realizzata, saltata la camionabile e in freezer la nuova Romea, il faraonico polo commerciale non potrebbe essere raggiungibile da ogni angolo d’Europa. Ma in urbanistica quando una volumetria è data, vale il postulato di Lavoisier sulla conservazione della massa: se nulla si crea o si distrugge, tutto si può trasformare. Attraverso una variante. Sarebbe questa la chiave di volta della nuova versione di Veneto City che sarà discussa a breve dall’assemblea dei soci: i promotori illustreranno agli interessati il nuovo piano con meno metri cubi di negozi, vetrine e luoghi di intrattenimento, meno infrastrutture. Ma con l’introduzione ex novo di attività produttive e/logistiche, che nel piano originario della cittadella vetrina del Nord Est non erano affatto contemplate. La prossima assemblea discuterà anche l’eventuale ingresso di nuovi soci al fianco di quelli storici: Stefanel attraverso Finpiave, Fabio Biasuzzi, Pittarello e Benetton, Mantovani, Olindo Andrighetti e altri. In città, diversi piccoli proprietari che hanno acquistato all’asta lotti di qualche ettaro, sono stati contattati dalla nuova società di Veneto City, ridenominata Protea l’anno scorso, con la proposta di rivendere i ter reni . La questione parrebbe legata alla complicata vicenda con impugnative degli eredi e code di aste giudiziarie della successione della quota del 26 per cento di Luigi Endrizzi, ingegnere e promotore del proget to scomparso nel 2017. La dimostrazione del possesso delle aree era tra le documentazioni richieste dal Comune di Dolo per l’istruttoria del vecchio progetto e mai presentate negli ultimi sette anni.
«Una variante all’accordo di programma è impensabile — avverte l’assessore all’Urbanistica Matteo Bellomo — È come se si presentasse un progetto per fare una casa e poi si chiedesse si trasformarlo in supermercato. Quell’accordo era tarato su quel progetto, quella viabilità e quelle infrastrutture. E se a quel progetto la società non è più interessata, decade anche l’accordo di programma. Oltretutto nessuno strumento urbanistico regionale, provinciale, comunale prevede attività produttive in quella zona». La vicenda resta in bilico in Regione, dove il presidente della commissione Urbanistica Francesco Calzavara (lista Zaia) ha chiesto agli uffici di redigere un emendamento per stralciare Veneto City dal Ptrc senza il rischio di cause.