Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La Fenice dal vivo sulla «chiglia» per i medici

- Camilla Gargioni

La musica è pronta. Domenica 5 luglio la «chiglia » della Fenice, la struttura innovativa in legno che ha ribaltato gli schemi di palco e platea, salperà portando gli spettatori a vivere, di nuovo, i l teat ro ( ore 19, www.teatrolafe­nice.it). Saranno i fiati della «Fanfare for the Common Man» di Aaron Copland a risuonare per primi nella sala grande, brano composto nel 1942, in piena Seconda guerra mondiale, dalla valenza simbolica.

« È un uomo che partiva dall’America per andare in guerra in Europa, non sapendo se sarebbe tornato – commenta il Sovrintend­ente Fortunato Ortombina –. È dedicato a tutti quelli che hanno combattuto il virus, dai medici agli infermieri, a chi è stato colpito e condannato per mesi a letto, a chi ce l’ha fatta e chi no». Ospite d’onore, infatti, sarà una delegazion­e di personale sanitario del Veneto. La sala, rinnovata, vedrà la platea sulla «chiglia», un’installazi­one semiperman­ente che coprirà la buca dell’orchestra rialzandol­a e collegando­la al palcosceni­co. Poi, l’orchestra e gli artisti del coro della Fenice, istruiti da Claudio Marino Moretti, eseguirann­o pagine di Claudio Monteverdi, Giovanni Gabrieli e Johann Sebastian Bach. Dalla Toccata dall’«Orfeo» di Monteverdi ai «Canon Settimi toni» e «Duodecimi toni», la « Sonata Pian e Forte » , le «Canzon 27» e «28» e «La spiritata», oltre all’«Angelus domini».

Poi, il mottetto per coro a cappella «Jesu meine Freude» BWV 227 di Bach e ancora Monteverdi con il «Domine ad adiuvandum» dal Vespro della Beata Vergine.

I pezzi verranno eseguiti in versione originale e negli arrangiame­nti per ottoni e percussion­i di Fabio Codeluppi. Saranno impegnati Piergiusep­pe Doldi, Guido Guidarelli, Eleonora Zanella e Fabio Codeluppi alle trombe; Andrea Corsini e Vincenzo Musone ai corni; Giuseppe Mendola, Domenico Zicari, Federico Garato e Claudio Magnanini ai tromboni; Alberto Azzolini alla tuba; Dimitri Fiorin ai timpani, Paolo Bertoldo alle percussion­i e infine Roberto Brandolisi­o altro maestro del Coro all’organo.«Spero in tanti veneti e veneziani che tornino, la Fenice è pronta ad accoglierl­i in sicurezza – conclude Ortombina –. Non ci saranno assembrame­nti, il pubblico sarà gestito diversamen­te: avremo un terzo degli spettatori in uno spazio più grande di prima, divisi tra i palchetti e sulla chiglia, distanziat­i un metro e mezzo l’uno dall’altro. Da subito, il principio è stato di rendere la Fenice accoglient­e, nuova e sicura».

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