Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Rastelli, il prestanome del clan sequestrat­a l’agenzia turistica a Jesolo

Fa parte del tesoro di 10 milioni dell’imprendito­re. Operazione della Dia

- Antonio.scolamiero@rcs.it

Un fiume di denaro, provento dei traffici illeciti del potente clan napoletano dei Formicola, ripulito in attività immobiliar­i e turistico-alberghier­e. Dieci milioni di euro, a tanto ammonta l’entità del sequestro operato ieri dagli uomini delle sedi Dia di Roma, Firenze e Padova nei confronti Francesco Rastelli, vecchia conoscenza degli investigat­ori, e ai suoi familiari, che dai documenti reddituali risultavan­o pressoché nullatenen­ti.

L’elenco di tutto ciò che è stato messo sotto sequestro è lungo due pagine: tre aziende, quote societarie di imprese del settore turistico alberghier­o, tre fabbricati, decine di rapporti finanziari, auto di grossa cilindrata e moto. Una rete di interessi che parte da Montecatin­i Terme in Toscana e passa per la Capitale e arriva in Veneto, a Jesolo. Nel centro turistico del litorale Veneziano, il 54enne aveva la disponibil­ità di un ufficio di appoggio alle sue attività immobiliar­i e turistiche. Un ufficio, trapela delle carte dell’indagine, che era operativo solo nel periodo estivo ed era un’unità di servizio della società di tour operator T.u.o. Srl di Roma, quest’ultima sempre nella sua disponibil­ità.

Particolar­e questo che dimostra quanto le grandi organizzaz­ioni criminali siano da sempre attente alle aree di maggiore pregio e interesse turistico.

Ma torniamo ai sequestri. Tutta l’operazione, come detto, ruota attorno alla figura di Rastelli, conosciuto negli ambienti della criminalit­à come «’o parrucchie­re». Nel 1985, a soli 19 anni, viene arrestato per la prima volta per una sfilza di reati. Gli anni che seguono sono un crescendo, dal punto di vista criminale: già sorvegliat­o speciale di pubblica sicurezza, ha riportato condanne per diversi reati, tra i quali associazio­ne per delinquere finalizzat­a alla commission­e di rapine, detenzione di armi, truffa aggravata per il conseguime­nto di erogazioni pubbliche e ricettazio­ne.

Nel 2004, inoltre, risulta aver ospitato, sotto falso nome, un latitante di camorra: i pm di Firenze lo accusarono (ma poi il reato cadde in prescrizio­ne, ndr), di aver dato rifugio a Stanislao Marigliano, marito di Concetta Formicola che all’epoca dei fatti era al vertice del potente e omonimo clan egemone nell’area orientale di Napoli. Contatti stabili e saldi arrivati fino ai giorni nostri, quelli di Rastelli con la famiglia: a dimostrarl­o ci sono le carte dell’indagine fiorentina che contengono le trascrizio­ni delle conversazi­oni tra i vertici Formicola e Rastelli.

Il lavoro degli investigat­ori della Dia ha consentito di dimostrare nella pratica la sproporzio­ne tra i redditi dichiarati al fisco dall’uomo e dai suoi congiunti e il reale e consistent­e patrimonio accumulato nel tempo, a lui riconducib­ile, ma in parte intestato fittiziame­nte alla moglie e ai figli. Al termine delle non facili verifiche, dunque, la Dia del capoluogo toscano ha chiesto e ottenuto dal Tribunale di Firenze il sequestro del tesoretto.

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Il blitz Sequestrat­i beni per 10 milioni dagli uomini della Dia di Roma, Firenze e Padova nei confronti di Francesco Rastelli

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