Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Rastelli, il prestanome del clan sequestrata l’agenzia turistica a Jesolo
Fa parte del tesoro di 10 milioni dell’imprenditore. Operazione della Dia
Un fiume di denaro, provento dei traffici illeciti del potente clan napoletano dei Formicola, ripulito in attività immobiliari e turistico-alberghiere. Dieci milioni di euro, a tanto ammonta l’entità del sequestro operato ieri dagli uomini delle sedi Dia di Roma, Firenze e Padova nei confronti Francesco Rastelli, vecchia conoscenza degli investigatori, e ai suoi familiari, che dai documenti reddituali risultavano pressoché nullatenenti.
L’elenco di tutto ciò che è stato messo sotto sequestro è lungo due pagine: tre aziende, quote societarie di imprese del settore turistico alberghiero, tre fabbricati, decine di rapporti finanziari, auto di grossa cilindrata e moto. Una rete di interessi che parte da Montecatini Terme in Toscana e passa per la Capitale e arriva in Veneto, a Jesolo. Nel centro turistico del litorale Veneziano, il 54enne aveva la disponibilità di un ufficio di appoggio alle sue attività immobiliari e turistiche. Un ufficio, trapela delle carte dell’indagine, che era operativo solo nel periodo estivo ed era un’unità di servizio della società di tour operator T.u.o. Srl di Roma, quest’ultima sempre nella sua disponibilità.
Particolare questo che dimostra quanto le grandi organizzazioni criminali siano da sempre attente alle aree di maggiore pregio e interesse turistico.
Ma torniamo ai sequestri. Tutta l’operazione, come detto, ruota attorno alla figura di Rastelli, conosciuto negli ambienti della criminalità come «’o parrucchiere». Nel 1985, a soli 19 anni, viene arrestato per la prima volta per una sfilza di reati. Gli anni che seguono sono un crescendo, dal punto di vista criminale: già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, ha riportato condanne per diversi reati, tra i quali associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine, detenzione di armi, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e ricettazione.
Nel 2004, inoltre, risulta aver ospitato, sotto falso nome, un latitante di camorra: i pm di Firenze lo accusarono (ma poi il reato cadde in prescrizione, ndr), di aver dato rifugio a Stanislao Marigliano, marito di Concetta Formicola che all’epoca dei fatti era al vertice del potente e omonimo clan egemone nell’area orientale di Napoli. Contatti stabili e saldi arrivati fino ai giorni nostri, quelli di Rastelli con la famiglia: a dimostrarlo ci sono le carte dell’indagine fiorentina che contengono le trascrizioni delle conversazioni tra i vertici Formicola e Rastelli.
Il lavoro degli investigatori della Dia ha consentito di dimostrare nella pratica la sproporzione tra i redditi dichiarati al fisco dall’uomo e dai suoi congiunti e il reale e consistente patrimonio accumulato nel tempo, a lui riconducibile, ma in parte intestato fittiziamente alla moglie e ai figli. Al termine delle non facili verifiche, dunque, la Dia del capoluogo toscano ha chiesto e ottenuto dal Tribunale di Firenze il sequestro del tesoretto.