Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Autonomia, vertice Boccia-Zaia
Primo faccia a faccia oggi a Venezia per i 50 anni della Regione. Pressing sulla road map
VENEZIA Oggi il ministro agli Affari Regionali Francesco Boccia è in laguna a presiedere la prima Conferenza Stato-Regioni della storia fuori Roma. L’occasione sono i 50 anni del consiglio regionale veneto ma si tratta anche del primo vis-à-vis post Covid fra Boccia e il governatore Zaia. È naturalmente in agenda un incontro sull’autonomia da far ripartire entro l’estate. Intanto, un nuovo fronte fra Veneto e Roma sono le infrastrutture di Italia Veloce definito un bluff.
VENEZIA Ci sono sempre due versioni di una storia. Quella che andrà in scena oggi a Venezia con il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, a presiedere fisicamente la Conferenza Stato-Regioni, convocata in video conferenza per i governatori, da Palazzo Ferro Fini con Luca Zaia, non fa eccezione. L’invito al membro dell’esecutivo che tiene le fila dell’autonomia reclamata da quasi tre anni dal Veneto si spiega con le celebrazioni per i 50 anni di vita della Regione Veneto di queste settimane. Il programma prevede alle 10 di oggi la presentazione della mostra «1970-2020, 50 Anni della Regione del Veneto - Una storia nella Storia» e, a seguire, alle 13.15 la Conferenza unificata e la Conferenza Stato Regioni.
La notizia, in questa prima versione della storia, è che si tratta di un evento inedito in 37 anni di vita della Stato-Regioni (la prima convocazione risale al 12 ottobre del 1983). L’assemblea che riunisce tutti i governatori italiani non si è mai spostata, prima di oggi, da Roma. È arrivata, al massimo, a Palazzo Chigi ma nulla di più. Ed è qui che si innesta la seconda versione della storia, non meno vera. L’incontro di oggi, di fatto, è il primo faccia a faccia fra Boccia e Zaia, i due protagonisti dell’interminabile trattativa sull’autonomia sospesa causa Covid nei mesi scorsi. Da Palazzo Balbi si fa capire che, naturalmente, con buona pace della mostra, dei memorabilia di 50 anni di consiglio regionale veneziano, l’incontro fra i due (che si stimano al netto delle posizioni politiche opposte) sarà ovviamente incentrato proprio sull’autonomia. Zaia ha ribadito che vuole la ripartenza dei tavoli entro l’estate. Boccia
A Venezia Boccia e Zaia nel primo incontro veneziano. A sinistra il consiglio regionale
ha dimostrato in più occasioni di essere determinato a portare a casa il risultato nonostante le resistenze pentastellate romane. Certo, con distinguo e ridimensionamenti rispetto al menu completo delle 23 materie richieste inflessibilmente da Zaia. L’arrivo di Boccia in laguna può essere letto come un viatico positivo per la ripresa e, auspicabilmente, una svolta nell’eterno braccio di ferro fra Venezia e Roma.
Zaia, da parte sua, arriva al vis-à-vis forte di una popolarità ormai nazionale e in ulteriore ascesa nei panni soprattutto d’amministratore giudizioso anche nell’attraversare le acque perigliose della pandemia e, tocca ricordarlo, già in campagna elettorale. Dopo la seduta della Stato-Regioni è in programma il confronto privato fra i due che, evidentemente, hanno molto di cui discutere.
Non è escluso si toccherà anche il tema di stretta attualità delle infrastrutture. La Regione non ha certo apprezzato, nello scorrere l’elenco delle opere prioritarie del decreto Semplificazioni, la preponderanza di opere a Sud e nelle Isole e a Nordest, quasi la beffa di opere praticamente ultimate come il Mose o la Pedemontana su cui, spiegano i tecnici, l’impatto delle procedure snelle sarà pressoché nullo. Non si dichiarano soddisfatti neppure gli enti locali sul capovolgimento di meccanismo per l’abuso d’ufficio e il danno erariale. Carlo Rapicavoli, direttore di Anci e Upi spiega che sì, per carità, la direzione è quella giusta per salvare dirigenti e amministratori dalla sindrome dell’errore che porta a rinviare o non firmare procedure pubbliche per timore di finire a processo, ma il nocciolo del problema, norme troppo farraginose e non chiare, resta. L’abuso d’ufficio esce dalla zona grigia dell’«atto contrario a norme
di legge o regolamento» ed entra in un’area più chiara in cui si parla di «violazione di specifiche regole di condotta da cui non residuano margini di discrezionalità».
Quindi bene, le scelte in materia di pianificazione urbanistica, cambio di destinazione d’uso, accordi pubblico privato su lottizzazioni, saranno più semplici da fare. Anche perché oggi le cause di questo tipo si concludono con il 75% di archiviazioni. E anche per il danno erariale ora si deve dimostrare il dolo. «Ma la vera rivoluzione - spiega Rapicavoli - non sono questi artifici sul cambiamento del penale. Serve
chiarezza delle norme». In generale, i commenti su Italia Veloce sono negativi. Poca chiarezza anche qui. Ad esempio, la riqualificazione della Romea fra Ravenna e Venezia pare finirà per essere commissariata ma è anche vero, giusto per restare nell’ambito del caos, che il 2 luglio l’ad di Anas, Massimo Simonini, in audizione al Senato, ha ribadito che per Anas la Orte Mestre è una delle due nuove opere fondamentali. L’esecutivo non l’ha inserita fra le prioritarie però. Anche perché il project del valore di 11 miliardi è decaduto e i progetti scaduti. Fra le opere non citate anche la Valdastico nord. Sul prolungamento a Nord dell’A31 il Veneto ha fatto il suo, ora Trento ha inserito l’opera nel Pat provinciale ribadendo il contestato aggancio a Rovereto Sud. Intanto, al quinto cambio di tracciato, lievitano i costi, passati da 3 a 3,3 miliardi tutti a carico di A4 che così si garantisce il rinnovo della concessione. Fra i più arrabbiati c’è Bortolo Mainardi, che è stato commissario al Passante, all’A28 e anche alla Venezia-Trieste, una sua creatura: «Il progetto è nelle mani di Rfi dal 2014, bene che si nomini un commissario anche se servirebbe molto di più sulla tratta veneta della Tav. Lì mancano all’appello progettazione e finanziamenti...che poi, mi scusi, ma un commissario serve a velocizzare e finire un’opera. In un anno cosa ci si aspetta possa fare?».