Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«La mamma sembra sparita» Il marito: «Vuole farla finita»
VERONA Due telefonate. A poche ore di distanza l’una dall’altra. La prima, ai carabinieri, arriva intorno alle 4 di notte di mercoledì e a parlare è Nicolò Bonato, figlio 19enne di Micaela Bicego e Giuseppe Bonato. L’altra, poco dopo le 7, la fa il marito della donna, dipendente di Veronafiere, a una collega.
Il 19enne avvisa i militari che la madre non è rientrata a casa: è molto preoccupato, poiché, spiega, la sera prima i genitori hanno litigato. Il padre, invece, tre ore dopo, dice di essersi svegliato e di non aver trovato la moglie a casa. per questo, spiega, decide di chiamare una compagna di lavoro. Le dice che c’è stata una lite con la moglie e che probabilmente non andrà al lavoro. Quindi, la invita a salutare tutti. Poi riattacca. A quel punto i colleghi allarmati lo richiamano poco dopo. E l’uomo spiega allora di aver trovato un biglietto lasciato dalla coniuge che dice di volerla fare finita. Aggiunge, inoltre, che non andrà più a lavorare in fiera, lasciando intendere di voler compiere un gesto estremo.
Una telefonata, quest’ultima, che tinge ancor più di mistero la morte di Micaela Bicego, la 47enne di Bussolengo trovata cadavere ieri mattina con il cranio sfondato nel parcheggio delle terme di Colà di Lazise, su cui stanno indagando i carabinieri. Nel frattempo, chi conosce l’impiegato 60enne dice di essere rimasto scioccato, allibito dalla notizia del ritrovamento del cadavere di Micaela. A conoscenti e colleghi, Bonato ha sempre parlato bene della moglie. Non avrebbe, inoltre, mai mostrato atteggiamenti violenti. C’è chi inoltre ipotizza che il litigio sia scaturito per motivi economici; la 47enne avrebbe fatto degli investimenti sbagliati.