Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Turismo, 5 mila senza reddito La ripresa degli alberghi è lenta
Mariott chiuso, Gritti e Danieli con poco personale. Protesta della cultura
VENEZIA Per il tessuto economico legato al turismo la crisi post Covid non è una prova di forza, ma di resistenza, la cui fine ancora non si vede. Costretti alla prova sono i circa 50mila lavoratori dell’indotto nel Veneziano, orbitanti attorno a un settore che in Veneto vale circa il 12 per cento del Pil. Di loro, uno su dieci è senza ammortizzatori sociali. Circa cinquemila tra personale delle cooperative, degli stagionali e dei lavoratori a chiamata, che ogni anno andavano a irrobustire le fila di hotel, ristoranti, negozi, musei e trasporti, in vista della bella stagione. Tutte realtà che oggi lavorano con personale ridotto all’osso. «I lavoratori ci chiedono delle deroghe — sottolinea Monica Zambon, segretaria della Cgil metropolitana di Venezia, al primo faccia a faccia tra i rappresentanti sindacali del settore a Marghera — chiediamo un tavolo per coordinare gli ammortizzatori sociali. Non tutti hanno la cassa integrazione: ad esempio le scodellatrici, chi ha il contratto delle cooperative, o lavora tramite appalti e subappalti. Alcuni lavoratori sono stati assunti durante il Carnevale nella prospettiva di arrivare alla stagione estiva ma in realtà sono stati licenziati. E non tutti hanno il coraggio di far causa perché, dopo vent’anni di lavoro, temono di non essere riassunti l’anno prossimo». Inoltre, i sindacati intendono fare fronte comune per estendere la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti almeno fino a fine anno.
Intanto le aziende-simbolo delle difficoltà della Venezia post Covid rimangono i grandi alberghi: oltre al JW Marriott dell’isola delle Rose, ancora chiuso, nelle altre strutture è in servizio al massimo il trenta per cento dei lavoratori, a turno. E le nubi all’orizzonte non accennano a diradarsi. «La clientela forte veniva da Oltreoceano — ricorda Bruno Biancon, delegato sindacale dell’hotel St. Regis — ora occupiamo una ventina di camere su 170. Con la riduzione del personale alcuni reparti sono passati da quattro a un solo addetto. E poi c’è la difficoltosa situazione delle cameriere: nonostante la complicazione delle norme di sanitarie, aggiunte agli standard elevati dell’hotel, il personale non è aumentato » . Stessa musica all’hotel Danieli, che ha fatto rientrare a turno una trentina dei circa 170 dipendenti, al Gritti Palace, invece, in media i lavoratori sono in servizio per una dozzina di giorni al mese, sempre integrati dagli ammortizzatori sociali. La situazione non migliora se si dà uno sguardo al commercio. Nell’avamposto veneziano della multinazionale dell’abbigliamento H&M il virus ha spazzato via una manciata di addetti alla vendita, con contratto a termine. Rimangono al lavoro la ventina dipendenti fissi che temono un nuovo picco del virus.
Nota positiva in terraferma, dove il commercio vive comunque di «turismo riflesso» ma se la passa meglio: a Mestre i dipendenti di Coin al lavoro dovrebbero superare la metà e raggiungere il sessanta per cento nel giro di una settimana, dopo la trattativa con il sindacato. Fino ad ora lavorava uno su dieci. Domani scenderanno in piazza anche i lavoratori della cultura, in rappresentanza del migliaio di persone impiegate tra il teatro La Fenice, i Musei Civici con i loro bookshop e il circuito cinema. Più di cento di loro non gode della cassa integrazione. «Dalle nove del mattino presidieremo Campo Manin a Venezia — annuncia Tommaso Vianello, dell’Unione sindacale di base (Usb) — per chiedere un incontro al sindaco Luigi Brugnaro e parlare del futuro dei bandi che ci riguardano».
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Zambon, Cgil
Non tutti hanno gli ammortizzatori sociali. Estendere il blocco dei licenziamenti a dicembre