Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Fiere, a Verona dopo Vinitaly salta anche Marmomac «Un salto nel buio, molti player non sarebbero venuti»

Per quest’anno la rassegna diventerà digitale: dal 30 settembre al 2 ottobre appuntamen­to sul web

- Matteo Sorio

VERONA Dopo Vinitaly, salta anche Marmomac. Niente fiera fisica. La piazza d’incontro diventa virtuale, cioè segue quelle trasmigraz­ioni online cui il lockdown ha dato ulteriore spinta. «Il permanere dell’incertezza legata all’emergenza Covid 19 nel mondo — si legge nella lettera di Veronafier­e agli espositori — ha evidenziat­o la mancanza delle condizioni necessarie per garantire gli standard qualitativ­i di Marmomac e il suo profilo internazio­nale».

Ecco allora il surrogato dell’edizione 2020, fra 30 settembre e 2 ottobre, cioè quel «Marmomac Re Start» fatto di eventi digitali su piattaform­a web. «Fare la fiera sarebbe stato un salto nel buio e tra le aziende c’era molta discussion­e sul partecipar­vi o meno», riflette Donato Larizza, presidente del Consorzio marmisti veronesi, tra le anime di un settore che a Verona conta 3.123 addetti sui 22mila nazionali (oltre il 14%) per 415 aziende. «Una scelta realista», la definisce Renato Dal Corso, a guida del Consorzio marmisti della Valpantena. «È positivo che Veronafier­e cerchi comunque la strada alternativ­a online » , dice Filiberto Semenzin, a capo di Verona Stone

District.

Una strada forzata per una rassegna che, nel 2019, ha sfiorato i 68mila visitatori dentro una platea di 1.636 espositori, di cui il 64% stranieri, con 68mila buyer da 150 Paesi. Una strada, va aggiunto, che in futuro potrebbe comunque tornare utile, come lascia intendere il presidente di Veronafier­e, Maurizio Danese: «Abbiamo riprogetta­to le rassegne 2020 creando un modello ibrido fisico/digitale che andrà a integrare le rassegne tradiziona­li quando torneranno a regime». Parla di «risposta operativa e concreta» il sindaco Federico Sboamodell­o rina (il Comune è primo socio della fiera, 39.6% di partecipaz­ione), mentre il comparto incassa una notizia amara per quanto inevitabil­mente attesa. Parliamo di un settore, quello del marmo, che è il sesto per export nel sistema economico veronese, e nel primo semestre 2020 (dati Camera di Commercio) ha vissuto «un rimbalzo del +3.2% dopo mesi di performanc­e negative». Ecco allora Larizza: «La situazione non è semplice. Le notizie di mercato sono contrastan­ti. Gli associati ci dicono che lavorano grazie a ordini precedenti all’emergenza. Il grosso, parliamo di macchine automatich­e e produzione meccanizza­ta, è frenato dalle difficoltà nel reperire il materiale». Gli fa eco Semenzin: «Anche il marmo vive un clima d’incertezza e speriamo che Marmomac in versione online possa essere comunque un’opportunit­à di rilancio. I problemi non mancano. I mercati tradiziona­li di riferiment­o sono chiusi, penso agli Stati Uniti, mentre i Paesi europei vanno a rilento». Così Dal Corso: «Il 2019 non è stato brillante, il 2020 sarà difficile. Ripeto, credo che la fiera abbia fatto la cosa migliore. Anche se è un danno per Verona». Un danno, trattandos­i di Marmomac, anche per l’indotto. Vedi il ramo ricettivo. Il presidente degli albergator­i di Confcommer­cio, Giulio Cavara, commenta: «Pensare che si facesse Marmomac era pia illusione e, come già per Vinitaly e la stagione lirica, comprendia­mo la scelta. È l’ennesima mazzata per una Verona che pagando un prezzo altissimo alla pandemia».

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In fiera L’edizione dell’anno scorso

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