Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Gpl, Bioenergie: «Il decreto cancella lo stato di diritto» E sui lavori vittoria al Tar
Chioggia, la società nega trattative aperte al Mise
CHIOGGIA «Una norma che cancella lo stato di diritto, rende nulle le autorizzazioni ottenute regolarmente e quindi anche la continuità dell’azione amministrativa». Una settimana dopo il blocco da Roma dell’impianto Gpl di Chioggia, fermato con il Decreto agosto che impedisce sui siti Unesco tanto i nuovi impianti a gas quanto l’esercizio di quelli già presenti e autorizzati, arriva la dura presa di posizione di Costa bioenergie la società del gruppo Socogas che sta realizzando l’impianto. Lo stesso giorno della sentenza del Tar che sconfessa una delle decisioni prese dal ministero dello Sviluppo economico sull’impianto. «Ci domandiamo — dice la società — come si possa bloccare un investimento da 40 milioni di euro che è stato considerato dallo stesso Stato una infrastruttura strategica per l’approvvigionamento energetico del Paese e che ha ricevuto tutte le autorizzazioni necessarie dalle istituzioni coinvolte».
Il tribunale amministrativo regionale si è espresso sul primo di una serie di ricorsi presentati dalla società. In questo caso riguardava alcuni lavori di rifinitura del nuovo deposito, e nello specifico il livellamento del piazzale, la sua pavimentazione, la dipintura della sala pompe, gli infissi dell’edificio amministrativo e i vari arredi; il Mise aveva bloccato tutto il 29 maggio, in attesa della proroga delle autorizzazioni, ma il provvedimento è stato ora giudicato illegittimo in quanto questo tipo di interventi «di dettaglio» rientrano nell’ambito dell’edilizia libera, non occupano area demaniale e non hanno quindi bisogno di alcuna autorizzazione. Per Costa Bioenergie si tratta di una vittoria importante, anche perché offre loro l’occasione di ribadire come «il deposito non è “a metà”, ma terminato » . Il gruppo ha sottolineato una volta di più come «nei numerosi contenziosi che si sono susseguiti in questi anni, la giustizia amministrativa ha sempre riconosciuto le ragioni di Costa Bioenergia e la validità dell’iter seguito, così come gli organi tecnici compecondizioni tenti a valutare la sicurezza del deposito, hanno confermato a più riprese con i loro pareri positivi la regolarità e la correttezza dei lavori compiuti».
Il ministro 5s Federico D’Incà l’altro giorno a Chioggia ha parlato di 29 milioni accantonati per il risarcimento danni e di un tavolo pronto per essere aperto al Mise. La società nega ipotesi di « ristoro » : «Non esiste alcuna trattativa, le cifre sull’ipotetico indennizzo ventilate in questi giorni non sono basate su alcun criterio reale rispetto all’investimento fatto e alle spese sostenute». Il gruppo non esita a definire incostituzionale il Decreto agosto, che metterebbe a rischio «ogni potenziale investimento: è impensabile continuare a fare impresa in un Paese che cambia regole e a seconda di chi governa, seguendo più interessi di parte che il rispetto delle regole fissate». Il ricorso vinto al Tar lascia ben sperare l’azienda in vista degli altri procedimenti che si andranno a discutere nei prossimi mesi, sempre al tribunale amministrativo, ovvero l’utilizzo della banchina marittima demaniale, l’installazione di un sistema di carico, il collaudo e la messa in funzione vera e propria. Proprio il braccio di carico, ricorda Costa Bioenergie, è l’unico elemento davvero mancante all’impianto per dirsi operativo; la banchina, «pur essendo completata da cinque anni non è ancora stata collaudata per inedia, inerzia, ritardi certo non ascrivibili alla società».
Risarcimenti
Il ministro D’Incà ha parlato di 29 milioni. L’azienda: «Cifre mai citate»