Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Vacanze nei Paesi a rischio 700 chiamate all’Usl in un giorno

A Chioggia ricoverato quindicenn­e. Veneto orientale, cento infermieri fanno causa

- M.Ri.; Gi.Co.

VENEZIA «Verrete a farmi il tampone a casa quando torno dalla Grecia?». E’ una delle centinaia di domande a cui gli operatori dell’Usl 3 hanno risposto per l’intera giornata di ieri. Il centralino dell’azienda sanitaria è stato infatti bombardato di chiamate con oltre 700 persone che si sono attaccate al telefono dopo l’ultima ordinanza della Regione che, tra le altre cose, prescrive il tampone obbligator­io per chi rientra da Croazia, Grecia, Malta e Spagna (Usl 3 e Usl 4 hanno attivato punti dove farli). Un mare di persone ha chiesto informazio­ni perché appena rientrati dalle vacanze o prima della partenza per le ferie che, viste le limitazion­i, molti hanno deciso di annullare. L’ordinanza delle Regione segue i tanti focolai d’importazio­ne e l’andamento epidemiolo­gico che certifica che il virus sta riprendend­o vigore. Ieri, nel veneziano, sono stati registrati 12 nuovi casi che portano gli attualment­e positivi a 233. Molti dei casi più recenti riguardano giovani: una decina di giorni fa un 15enne è risultato positivo all’ospedale di Chioggia ed è stato ricoverato a Padova dove si è poi negativizz­ato. Dei nuovi casi registrati ieri, invece, quattro (tre operatori e un’addetta alle puca lizie) riguardano l’Antica Scuola dei Battuti dove ci sono 38 ospiti positivi e 26 lavoratori (6 anziani sono ricoverati in ospedale). E ieri, davanti alla casa di riposo, una quindicina di lavoratori (perlopiù Oss) iscritti al sindacato Cobas ha protestato contro le condizioni di lavoro nella residenza Turazza gestita dalla Fondazione Venezia. «Gli stipendi sono bassi, circa 1100 euro – dice l’oss Grazia De Rosa – siamo sotto-organico e siamo quindi costretti a turni massacrant­i con il rischio di fare errori o abbassare la guardia e contrarre il virus». «Sugli stipendi applichiam­o il contratto collettivo nazionale – replica il direttore della Fondazione Venezia Gianangelo Favar e t t o - e a b b i amo p i ù personale di quello previsto dagli standard organizzat­ivi regionali».

Intanto a San Donà monta la protesta di infermieri, tecnici e oss, gli stessi che nel pieno della pandemia hanno giocato il ruolo della prima linea saltando le giornate di riposo. Uno sforzo che però non è ancora stato retribuito, motivo per cui oltre un centinaio di dipendenti dell’Usl 4 ha deciso di rivolgersi all’avvocato LuPavanett­o dandogli mandato per «intraprend­ere ogni azione possibile per ottenere quanto pattuito». I sanitari fanno riferiment­o a un periodo specifico, quello tra il 26 febbraio e il 31 maggio, quando l’Usl ha deciso di schierarli a rinforzo della protezione civile nelle strutture di pre-triage allestite negli ospedali di San Donà, Jesolo e Portogruar­o; allora, spiega il legale «l’azienda ha invitato tutti a timbrare il cartellino con la causale F9 che doveva servire a riconoscer­e agli operatori del progetto 31 euro lordi all’ora». A oggi questi soldi non sono mai arrivati in busta paga, eppure proprio l’impegno di tutti i lavoratori dell’Usl 4 ha permesso all’azienda sanitaria del Veneto orientale di registrare il secondo tasso di mortalità più basso della regione. «I miei clienti hanno garantito il servizio richiesto 24 ore su 24 - insiste l’avvocato - hanno organizzat­o e lavorato turni aggiuntivi prescritti, hanno rinunciato ai riposi, arrivando anche a 21 giorni di lavoro consecutiv­i per difendere la salute dei cittadini. Per questo sono stati definiti eroi, ma anche gli eroi hanno diritto a portare il pane in tavola».

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I passeggeri all’aeroporto di Venezia. Nuovo procedure anti-Covid
A Tessera I passeggeri all’aeroporto di Venezia. Nuovo procedure anti-Covid

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