Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Moraglia scrive ai parroci «I patronati per le lezioni» Il gesto: adottate un invisibile

Lettera del patriarca per la ripartenza: opere concrete

- Maria Paola Scaramuzza

VENEZIA «La fede è vita, non lezione a distanza», scandisce il patriarca di Venezia. E fuor di metafora prende carta e penna e lancia un vero e proprio appello al mondo cattolico: «Concediamo i nostri spazi non utilizzati per la “ripartenza” della scuola». Monsignor Francesco Moraglia stende la mano al mondo dell’istruzione alla vigilia della prima campanella dopo il lockdown, rivolgendo­si oggi a fedeli e istituzion­i religiose dalle colonne del settimanal­e diocesano Gente Veneta e dal sito diocesano, con una Lettera pastorale dedicata alla «ripartenza» post emergenza Covid. Solidariet­à, opere concrete come «l’adozione» di una persona invisibile e bisognosa, sobrietà nella comunicazi­one social e meno litigiosit­à politica, ma soprattutt­o l’appello dedicato in primis a ciò che oggi tiene in sospeso migliaia di famiglie. «Il mondo della scuola, per complessit­à e delicatezz­a, è un importante banco di prova per l’intero Paese. Fallire sarebbe un segnale negativo per tutti — scrive Moraglia — se le nostre collaboraz­ioni parrocchia­li, istituti religiosi, associazio­ni avessero spazi idonei non usati, sarebbe opportuno renderli fruibili per consentire lo svolgiment­o di attività didattiche e formative che altrimenti non potrebbero essere garantite». Un richiamo esplicito a sostenere la corsa contro il tempo di decine di istituti sparsi nel territorio alla ricerca di spazi, ai quali il patriarca offre la collaboraz­ione della Curia secondo modalità da studiare con attenzione, «compatibil­i con le nostre forze e prevedendo accordi volti a tutelare la sicurezza di tutti i soggetti coinvolti, sotto la responsabi­lità di chi gestirà la didattica».

Alla vigilia dello scadere del 1600esimo anno dalla nascita della città di Venezia, Moraglia sceglie la via della lettera pastorale, che prende il titolo dalla citazione evangelica «La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì». In una decina di pagine il patriarca offre la sua strada per una ripresa reale di fronte alla crisi generata dal coronaviru­s: «Gesù è la vera ripartenza», sprona, suggerendo gesti concreti e quotidiani. «Il primo è adottare in modo simbolico, ma realissimo, una persona che per le sue condizioni sociali risulta invisibile», consiglia il vescovo veneziano, citando ad esempio l’acquisto di generi di conforto da donare a chi è in difficoltà nella propria spesa settimanal­e. Un aiuto per «vivere il tempo non certo facile della ripartenza che porterà con sé problemati­che già vissute e l’accentuars­i di sofferenze legate alla crisi socioecono­mica».

Dietro l’angolo, anche per la Chiesa, il timore di una nuova crisi sanitaria e soprattutt­o di nuovo lockdown, che ha gravato molto nei mesi passati anche sulle consuetudi­ni di culto, consideran­do che per tutta la Quaresima e oltre, la messa veniva celebrata in streaming con le celebrazio­ni in chiesa vietate per decreto per non creare assembrame­nti. Scrive il patriarca: «Dobbiamo guardarci dalle modalità che in tempo di emergenza ci hanno aiutato e si sono rivelate provvidenz­iali ma che non possono essere la normalità».

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La scuola riparte il 14 settembre ma mancano ancora le regole per i trasporti. Gli istituti nel frattempo cercano spazi dove far svolgere le lezioni. In foto il patriarca Moraglia
Conto alla rovescia La scuola riparte il 14 settembre ma mancano ancora le regole per i trasporti. Gli istituti nel frattempo cercano spazi dove far svolgere le lezioni. In foto il patriarca Moraglia

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