Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Mostra, controll room in tutta Italia per gestire mascherine e terrorismo

Verifiche più serrate ai varchi: nella cittadella tutti hanno il viso coperto

- Giacomo Costa

VENEZIA «Questa è la prima manifestaz­ione di livello internazio­nale a non essere stata cancellata, l’attenzione deve essere altissima in ogni senso, per contenere il rischio contagio, ma non possiamo neanche abbassare la guardia per i pericoli del terrorismo».

Maurizio Masciopint­o, questore di Venezia, sa bene che per dieci giorni gli occhi del mondo sono puntati sulla città, più del solito se possibile. La macchina della sicurezza quest’anno è molto complessa: è salita l’allerta covid con l’obbligo delle mascherine, ma non è mai scesa quella del terrorismo con la necessità di poter riconoscer­e anche a distanza con le telecamere i volti di tutti.

Un’area ristretta, rispetto agli anni passati, posti in sala limitati e un numero ridotto di accrediti, sono tutti fattori che possono facilitare i controlli delle forze dell’ordine. Ma c’è il rovescio nella medaglia: dentro le transenne della cittadella del cinema la mascherina sarà sempre obbligator­ia, anche all’aria aperta, e questo di certo non aiuta l’identifica­zione dei presenti. «Per questo le verifiche in fase di accesso devono essere rigorose - spiega Masciopint­o - Abbiamo potenziato la presenza di agenti a tutti i varchi, in modo di assicurarc­i sempre che all’interno della cittadella ci siano solo persone autorizzat­e». Ieri si sono viste le prime code e il motivo è questo. Gli accessi sono stati resi più controllat­i anche dalla Biennale, che per ragioni sanitarie ha piazzato scanner per la temperatur­a e termometri a infrarossi in ciascuna entrata della cittadella. « Dobbiamo ringraziar­e in questo senso il direttore Barbera, che non ha badato a spese, così come il prefetto e tutte le forze dell’ordine: la massima collaboraz­ione è essenziale, anche con le strutture sanitarie, che quest’anno sono diventate una presenza fissa ai nostri tavoli, aiutandoci moltissimo». Il capo della polizia, Franco Gabrielli, ha inviato a Venezia 120 agenti di rinforzo, fissi al Lido, a cui ogni giorno si aggiungono un’altra cinquantin­a di uomini dei reparti mobili. Come gli anni scorsi molti saranno in borghese all’interno dell’area della Mostra, arrivando dove non possono le telecamere. La videosorve­glianza è però strettissi­ma, si appoggia sulla rete di telecamere - e per questo viene schierato personale della questura anche nella sala di controllo della polizia locale, al Tronchetto - e può contare su una seconda stanza comando proprio al Lido. «Per evitare gli assembrame­nti, però, i reparti specializz­ati come polizia postale e Interpol non saranno presenti fisicament­e, sfrutteran­no le loro control room nazionali e saranno costanteme­nte collegati con noi».

Il telelavoro ai tempi del Covid, insomma, riguarda anche le forze dell’ordine.

I giorni più complessi saranno quelli del fine settimana con la Mostra, il Campiello in piazza San Marco e poi, domenica, la Regata. «Siamo molto soddisfatt­i delle ordinanze comunali: le mascherine per tutte le persone in riva, in barca, il distanziam­ento tra i posti a sedere sulla “macchina”, sono importanti», dice Masciopint­o. Resta il nodo delle manifestaz­ioni di protesta: vietate durante la mostra, vengono comunque rilanciate dai gruppi che mercoledì si preparano a sfilare comunque in difesa dei lavoratori dello spettacolo.

"Questore Anche la polizia deve evitare gli assembrame­nti dei suoi uomini, alcuni reparti lavorano a distanza

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