Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il nipote di Donadio nega le responsabilità dello zio
Ripreso il processo di Eraclea. Ieri è stato ascoltato Fabozzi, uno degli esecutori delle rapine contestate
MESTRE Qualcosa ha ammesso, altrettanto ha negato, ribadendo soprattutto come non esistesse alcun «clan organizzato» a Eraclea. Ieri all’aula bunker di Mestre è ripreso il maxi-processo ai Casalesi veneti, il gruppo che farebbe capo a Luciano Donadio. Oggi è atteso Christian Sgnaolin, l’imprenditore di San Donà tra i più stretti collaboratori di Donadio, ma diventato pentito e oggi sottoposto a regime di protezione. ««Siamo quasi arrivati a metterci le mani addosso. Abbiamo litigato per via delle fatture... Me le faceva firmare in bianco, altre volte faceva la mia firma. Mi sono lamentato con Donadio, lui ha negato. Per questo ci siamo quasi presi a schiaffi», aveva raccontato Nunzio Confuorto, coimputato nel procedimento parallelo ai casalesi che si sta svolgendo con il rito abbreviato davanti al gup, durante l’ultima udienza.
Ieri è stata la volta di Giacomo Fabozzi, uno degli esecutori delle rapine contestate al gruppo. In realtà avrebbe dovuto essere presente anche Girolamo Arena, palermitano ma trapiantato a Fossalta di Piave, anche lui «pentito» e considerato l’ambasciatore del clan nei rapporti con gli altri gruppi criminali italiani, ‘ndrangheta in primis; Arena però non ha parlato, il suo avvocato ha spiegato che non era possibile ascoltare il 38enne per motivi di salute e la sua versione è stata rimandata. Questa settimana è prevista anche una terza udienza, e altre tre la prossima: il 16 settembre, in particolare, sarà la volta di Graziano Teso, ex sindaco di Eraclea. Ieri il 35enne di Aversa (residente a Eraclea) ha ammesso di conoscere Donadio da sempre ma ha continuato a negare le responsabilità dello zio come mandante. Fabozzi ha dichiarato di aver lavorato per lui fino al 2007, per poi passare alle dipendenze della Grazioso costruzioni, una società controllata, fino al 2009. L’uomo ha ammesso di aver partecipato a una rapina, così come ha ammesso di possedere un’arma irregolare (che però ha ribadito di non aver mai portato fuori dalla sua abitazione) ma ha negato che il mandante dell’assalto criminale del 2015 che gli veniva contestato fosse proprio lo Donadio.