Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il ticket Zaia-Brugnaro «Esportiamo questa formula anche a Roma»
Sindaco e presidente radunano i candidati all’Arsenale
VENEZIA Se le ricordano ancora le foto assieme del 2015 (a San Giuliano), quando, un po’ per comodo un po’ per necessità, Luca Zaia spingeva Luigi Brugnaro a Ca’ Farsetti e l’imprenditore consacrava il governatore a Palazzo Balbi. «Siamo stati cinque anni fianco a fianco, e se c’è una cosa certa è l’azione di governo, che ha dato vita a un nuovo rinascimento di questa città». Le parole sono del presidente del Veneto, la «musica» del sindaco di Venezia che braccio a braccio marciano per la riconferma. «Una cosa mai vista, Comune e Regione sulla stessa linea», sottolinea Brugnaro. Mai vista perché mai i due enti avevano avuto lo stesso colore politico, anche se a Ca’ Farsetti il fucsia dell’imprenditore diventato sindaco marca la differenza rispetto al quasi monocolore verde leghista di palazzo Ferro Fini. La sfida tutta interna alla maggioranza che sostiene il sindaco, soprattutto tra Lega e Lista Brugnaro in lotta per ottenere la leadership numerica, ma anche tra Fratelli d’Italia e Forza Italia, ieri è stata messa da parte: le cinque liste del centrodestra (c’è anche Le Città, di Roberto Panciera) si sono riunite nel nome dell’obiettivo finale. Le scritte «Brugnaro in Comune» (su rigoroso sfondo fucsia) e «Zaia in Regione» (sfondo azzurro) quasi incornicia la foto con tutti i candidati (comunali e di Municipalità) della coalizione, su un pontone davanti all’Arsenale, dando l’indicazione di voto.
Il brindisi all’interno della Tesa 113 («Regolarmente affittata», risponde lo staff del sindaco dopo che il candidato del Partito dei Veneti Stefano Zecchi aveva criticato la scelta dell’incontro: « Indecente strumentalizzazione politica dell’Arsenale, un simbolo della città, per fare campagna elettorale») suggella l’alleanza tra «Luca» e «Gigi», come si chiamano sul palco. E dire che il rapporto non era cominciato nel migliore dei modi: prima la Regione ha puntato i piedi sulla delega all’Urbanistica (che Brugnaro chied e v a a g r a n vo c e ) ma i concessa alla Città metropolitana, poi ha particolarmente penalizzato il capoluogo con il taglio ai fondi al trasporto pubblico. Fino all’inversione: «Ci ha aiutato a non declassare l’ospedale Civile di Venezia», dice Brugnaro parlando del presidente. Il fronte comune sul porto, la soluzione per le grandi navi, le bonifiche, il Mose («Fosse stato per noi i problemi sarebbero già stati tutti risolti», dice Zaia), il silenzio del governatore sul referendum di separazione tra Venezia e Mestre (con la Lega divisa al suo interno e il sindaco schierato per il no) hanno aperto la strada alla stretta alleanza che forse serve più a Brugnaro, che punta sull’effetto traino del voto al governatore in Regione. «Non abbiamo bisogno solo di vincere ma di una chiamata di popolo», ha detto Zaia agli aspiranti consiglieri citando i missionari gesuiti che «indirizzavano la loro evangelizzazione soprattutto verso gli infedeli».
Non è un caso allora che il sindaco si spinga a dire che «la sinergia tra Comune e Regione è un modello amministrativo vincente che ci consente di essere più efficienti e più vicini alle esigenze della città». Tanto meno lo sono le parole del governatore: «Mi sono trovato bene a governare con lui, per la Regione è fondamente che ci sia ancora Luigi Brugnaro per i prossimi 5 anni, abbiamo tanto da fare assieme, ci aspettano altre sfide. Quando mai si è visto un sindaco di Venezia in piazza San Marco con un metro di acqua alta? Quando mai un sindaco ha voluto incontrare per affrontare i problemi chi lo contestava?». Se poi l’unione di oggi, domani possa sbocciare in qualcosa di diverso è ancora presto per dirlo, anche se a leggere tra le righe le parole del sindaco («Venezia può essere esempio per l’Italia e questa formula politica può essere esportata anche a Roma») non pare così improbabile.