Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Recintata l’area in mare. Tutte disinnescate
Jesolo, fatte brillare le bombe Oltre a quella in spiaggia trovate altre due in paese
Migliaia di piedi l’hanno calpestata ma fortunatamente lei non ha mai reagito. Ieri mattina gli artificieri dell’Ottavo Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti Folgore hanno prima disinnescato e poi rimosso una granata d’artiglieria sepolta sotto alcune decine di centimetri di sabbia lungo la spiaggia della pineta di Jesolo. A trovarla è stato lunedì un signore con la passione per la ricerca di piccoli gioielli e monete mentre scandagliava il bagnasciuga con il metaldetector. Immediata la chiamata alla polizia che subito ha perimetrato la zona. In questo caso i militari hanno recuperato l’ordigno, una granata da 75 millimetri ad alto contenuto esplosivo di fabbricazione italiana. La bomba risale alla prima guerra mondiale ed è possibile che sia stata trasportata fino al mare dalle acque del fiume Piave dopo essere stata sparata da un obice. La granata presentava tutta la catena incendiaria quindi era potenzialmente capace di esplodere, ecco perché il consiglio dei militari è sempre quello di non toccare i residuati bellici che di tanto in tanto riaffiorano dal passato. Quella rinvenuta in riva al mare non è stata però l’unica granata recuperata ieri mattina. I militari hanno poi raggiunto un’abitazione nel centro storico di Jesolo dove era stata segnalata ai carabinieri la presenza di un secondo ordigno. In questo caso si trattava di un’altra granata di artiglieria, di 87 millimetri, ad alto contenuto esplosivo. Un terzo ordigno, riemerso durante dei lavori edili, è stato recuperato nelle campagne dell’entroterra in frazione Ca’ Pirami: una granata di fabbricazione italiana da 120 millimetri «shrapnel», un tipo di proiettile costituito da un involucro contenente una carica e numerose sfere di piombo. Dopo averle disinnescate, le tre bombe sono state portate in un luogo protetto, depositate all’interno di una fossa profonda tre metri ricoperta di terreno. Poi il brillamento controllato, eseguito anche dai medici del corpo militare della Croce Rossa.