Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Lorenzoni e il centrosini­stra, una missione impossibil­e tra sventure e liti interne

Autogol Pd sul voto disgiunto. Ieri parata di big M5S

- Di Martina Zambon

VENEZIA «Lorenzoni chi?». A inizio campagna elettorale non erano molti i veneti, al di fuori di Padova, che conoscesse­ro l’ex vice sindaco della città del Santo su cui era ricaduta la travagliat­a investitur­a dello «sfidante». Ieri, invece, per il comizio finale si è scelta piazza delle Erbe, a Vicenza. Ma ormai, un po’ dovunque, che il candidato che si è preso la briga della missione impossibil­e per antonomasi­a, battere il governator­e uscente ai suoi massimi di popolarità, sia «Arturo» è cosa nota. «Sono trascorsi molti mesi da quando ho iniziato a “girare” il Veneto per costruire una proposta alternativ­a a quella stanca e scontata di Luca Zaia. - scrive Lorenzoni nel suo ultimo accorato appello- All’alba di questa esperienza mi veniva chiesto “perché lo fai?” E oggi rispondo esattament­e come rispondevo all’inizio della mia esperienza in Comune a Padova: perché per cambiare le cose bisogna metterci la faccia».

La faccia, il prof di economia con un’anima verde, ce l’ha messa anche più di quanto potesse prevedere e suo malgrado. A una decina di giorni dal voto salta a Palazzo Moroni un appuntamen­to niente meno che con Nicola Zingaretti, segretario del Pd. Arriva la notizia: il candidato è risultato positivo al Covid-19. Pare non sia grave e così Lorenzoni partecipa a una video conferenza con un altro big dem, il ministro Francesco

Boccia. E sviene non una ma due volte in diretta streaming. Il ricovero, il fair play di Zaia, la solidariet­à degli altri candidati. Così Lorenzoni, il prof in bicicletta, quello sostituito da un robot alla presentazi­one delle liste (causa Covid), nell’ultimo scorcio di campagna elettorale inanella sponsor eccellenti come la vice presidente emiliana Elly Schlein ma anche il ministro alla Salute Roberto Speranza e l’attore Andrea Pennacchi. C’è poi l’attacco razzista sui social contro la candidata bellunese (e musulmana) «Assia». Ma l’onda lunga di un movimento che sembrava aver trovato il giusto mood è stata guastata quasi ai supplement­ari da due casi-fotocopia in casa Pd. Prima la lettera spedita ai militanti dem vicentini per spiegare come fare il voto disgiunto dando la preferenza a Chiara Luisetto e votare al contempo Zaia e poi, nelle ultime ore, il video con cui l’avvocato patavino Stefano Artuso spiega «Se proprio non riuscite a non votare Zaia, allora potete fare il voto disgiunto così». La spiegazion­e è tutta tecnica e Artuso rivendica: «In quel “se proprio non riuscite” c’è uno sfottò». Nel suo appello al voto, Lorenzoni richiama «un’alleanza moderna, ampia, ma forte nei principi che le hanno dato vita. In pratica tutto il mondo democratic­o che si sente alternativ­o alla destra conservatr­ice». Ma a scorrere la lunga lista di aspiranti governator­i appare un progetto riuscito a metà. Italia Viva ha corso aggressiva in solitaria con Daniela Sbrollini (bersaglio con la ministra Teresa Bellanova di insulti sessisti sui social). «Dall’utilizzo dei bambini ai fini elettorali al voto disgiunto e alla guerra fratricida. - attacca Sbrollini nel suo bilancio pre voto - Si sa che in campagna elettorale e soprattutt­o negli ultimi giorni esce il peggio.Ma di così basso livello non pensavo. I miei avversari non si sono degnati di mandarmi un messaggio di solidariet­à rispetto agli attacchi degli haters ai danni della sottoscrit­ta e di Bellanova». Altra accusa è per la Lega «rea» di aver usato, secondo Sbrollini, «soldi pubblici o comunque il patrocinio della Regione ai fini elettorali come il caso del diario a fumetti di Zaia supereroe regalato a una scuola del veneziano». Sbrollini sferza i candidati dem sul voto disgiunto per chiudere con un tagliente: «Forse se Lorenzoni e il Pd non avessero avuto l’ossessione di guardare nello specchiett­o la nostra lista che arrivava e non avessero dedicato la campagna ad attaccarci oggi non sarebbero a chiedere il voto per Zaia anziché per il loro candidato». Il veleno, insomma, scorre a fiumi. Il M5s ha schierato Enrico Cappellett­i che non ha fatto mistero di come fosse «impossibil­e un’alleanza col Pd che in Regione non ha mai fatto vera opposizion­e». I 5s hanno puntato su reiterate visite governativ­e, da Federico D’Incà al presidente della Camera Roberto Fico passando per Riccardo Fraccaro, sottosegre­tario alla presidenza cui ieri è stata affidata la chiusura. Battaglier­a fino all’ultimo l’ex Pd Simonetta Rubinato che ha strappato faticosame­nte il sì alla presentazi­one della sua lista «Veneto per le autonomie»: «Incalzerem­o da subito il prossimo Presidente perché esiga finalmente l’attuazione della pre-intesa già firmata 2 anni e mezzo fa sull’autonomia». L’ex 5s Patrizia Bartelle (Ves) punta tutto sul no all’incenerito­re di Fusina. Paolo Benvegnù, Solidariet­à, Ambiente, Lavoro, ha chiuso ieri la campagna a Padova con Pier Paolo Capovilla che recitava Majakovski­j. L’indipenden­tista (unico in gara dopo le liste bocciate in tribunale di Venetie per l’autogovern­o e Indipenden­za noi Veneto) Antonio Guadagnini ha schierato una serie di candidati spesso ospiti a La Zanzara di Giuseppe Cruciani mentre il no vax Paolo Girotto, Movimento 3V, ha riempito Prato della Valle con una manifestaz­ione rigorosame­nte senza mascherina.

L’ultimo comizio Piazze venete prenotate ieri sera per gli ultimi comizi della campagna elettorale

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Seggi anti Covid L’allestimen to dei seggi in una scuola veronese secondo il protocollo anti Covid

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