Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Brugnaro e Baretta, l’ultimo duello «Finiamo il lavoro». «Cambiare»

Palco del sindaco smontato tardi, Zecchi non parla: «Segno di prepotenza, un reato»

- Francesco Bottazzo

VENEZIA Una marea di mascherine fucsia da una parte, bandiere (dem e Verde progressis­ta), cartoncini con colori e slogan pro Baretta dall’altra. Uno con davanti tutta piazza Ferretto («Un colpo d’occhio incredibil­e, mi mancano perfino le parole»), l’altro all’imboccatur­a di via Palazzo accanto al Municipio («Il Comune è la casa di tutti, ci siamo venuti vicini per essere già a casa»). Brugnaro e Baretta, due idee di città diverse, due modi opposti di parlare (uno a braccio, il sindaco; uno fisso sui fogli, l’aspirante), ma entrambi emozionati e davanti a seicento e forse più persone.

Furioso invece Stefano Zecchi,

candidato del Partito dei Veneti, che non è riuscito a tenere il proprio comizio alle 21 in piazza Ferretto perché il palco usato dal sindaco doveva ancora essere smontato. E’ stato presentato un esposto ai vigili: «Il segno di una prepotenza — commenta Zecchi — Impedire che il nostro partito abbia la possibilit­à di esprimersi è un reato che dovrà essere punito secondo la legge. Una cosa indecente e inaccettab­ile, i cittadini dovrebbero essere informati, ma qui c’è una dittatura della comunicazi­one». Il M5S aveva portato i propri ministri e big a Mestre giovedì, Terra e Acqua ha finito nei pressi della Scuola Grande della Misericord­ia «per ricordare a chi fa orecchie da mercante che Venezia è dei veneziani e di nessun altro», dice il candidato Marco Gasparinet­ti, Giovanni Andrea Martini nel pomeriggio in campo Santa Margherita.

Da oggi basta appelli, spot e accuse, cala il silenzio fino a lunedì pomeriggio quando l’exit pool della Rai darà la prima tendenza anche sulla sfida veneziana in attesa del risultato vero e proprio del giorno dopo.

La sfida a distanza (di duecento metri) tra i due duellanti principali si è combattuta a colpi di proposte e accuse all’avversario. «Non è vero che il governo non ha aiutato Venezia, abbiamo dato 112 milioni di aiuti alle aziende, 98 al Comune oltre a quasi 200 di prestiti erogati», ha incalzato Baretta. «Mai detto che il governo non ci ha aiutato, ma tutto il merito va ai cittadini che si sono spesi per questa città. In questi giorni ho visto una carrellata di personaggi che non si erano mai visti prima, mi auguro che mantengano le promesse indipenden­temente da chi sarà eletto», aveva precisato poco prima Brugnaro. «Siamo trasversal­i e pacifici», i fucsia; «diamo voce al cambiament­o» il centrosini­stra. «Sono un uomo libero e determinat­o», Brugnaro; «Mi dimetterò dagli altri incarichi (sottosegre­tario all’Economia, ndr), Baretta. «Ci presentiam­o con un’alleanza unita, la città avrà una guida civica perché civico è il sindaco», il centrodest­ra; «Brugnaro non ha più le chiavi della città, per entrare alla control room dovrà chiederle alla Lega», il centrosini­stra.

Il sindaco uscente ha parlato del risanament­o del bilancio («Abbiamo ridotto di 70 milioni i debiti dei nostri bambini»), della meritocraz­ia («La sfida che devono cogliere i sindacati è di come premiare il merito»), delle cose fatte («Tante, non è stato perso nessun posto di lavoro, non abbiamo venduto niente, anzi, abbiamo ricomprato il palazzo del Casinò del Lido, il Toniolo ridato ai mestrini e il Baracca salvato dai palazzi che chi c’era prima voleva fare»), dei progetti futuri («Mi batterò sempre per la libertà e la democrazia, ma vorrei che si accettasse­ro anche i verdetti popolari: Venezia vuole le navi. Non possiamo, né vogliamo perdere il porto e i suoi lavoratori»). Il sindaco aspirante ha risposto con la riqualific­azione urbana («Prendiamo coraggio buttiamo giù la stazione di Mestre, facciamo il tratto sotterrane­o di ferrovia e costruiamo una grande piazza»), la sicurezza («Rimettiamo in strada gli operatori di strada e i mediatori culturali»), residenzia­lità («Prendiamo le mille case chiuse del Comune, ristruttur­iamole con il superbonus e diamole a giovani coppie e pendolari»), i trasporti («Non capisco perché il tram non arrivi all’aeroporto»). Adesso si vota.

In centro Maschere fucsia e bandiere, sfidanti distanti 200 metri

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In piazza Ferretto Luigi Brugnara parla ai sostenitor­i, tutti con mascherina fucsia (Errebi)
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In via Palazzo Pier Paolo Baretta ha appena finito il comizio tra bandiere e cartelli

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