Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il Veneto corre, stadi riaperti
Tetto di 1000 spettatori all’aperto e 700 al chiuso, le prime società pronte già oggi
Veneto ed Emilia Romagna fanno asse e costringono il governo a riaprire gli stadi, per quanto a capienza limitata (mille spettatori). Dopo Bonaccini, anche Zaia ha infatti deciso di firmare l’ordinanza, estendendola anche ai palazzetti dello sport. In serata il governo si riunisce d’urgenza e dà l’okay (provvisorio) alle Serie A.
VENEZIA Anche nello sport, come già in altre fasi del delicato processo di riapertura, si conferma l’asse tra il governatore del Veneto Luca Zaia e quello dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, una convergenza politica e amministrativa che ha caratterizzato tutta la gestione dell’emergenza coronavirus e sta ora sfociando nella suggestione di una nuova leadership per il Paese, l’una leghista, l’altra dem.
Dopo l‘ordinanza firmata da Bonaccini alla vigilia della ripresa del campionato di Serie A, che consentirà il ritorno sugli spalti dei tifosi di ParmaNapoli e Sassuolo-Cagliari (e del derby Bologna-Parma la settimana prossima, oltre che del Gp di Formula 1 a Imola l’1 novembre), ieri anche Zaia ha deciso di riaprire le porte di stadi e palazzetti dello sport, con un’ordinanza valida fino al 3 ottobre. Il provvedimento è stato emesso «in attesa delle linee guida di competenza statale relative ai campionati nazionali e internazionali»: in pratica le Regioni hanno giocato d’anticipo sul governo, costringendo il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia a convocare nel pomeriggio un vertice urgente con il ministro della Sport Vincenzo Spadafora e quello della salute Roberto Speranza, vertice che si è concluso con la decisione di aprire da oggi gli stadi per tutte le partite di serie A, per un massimo di ingressi di mille persone sugli spalti. Questo in attesa di una decisione complessiva e condivisa che riguardi tutte le discipline sportive, entro il 7 ottobre.
Fino ad allora, per il Veneto sarà in vigore la nuova ordinanza di Zaia, che non si riferisce soltanto al calcio. Gli spettatori che potranno assistere agli eventi sportivi non potranno essere più di 1.000 negli impianti all’aperto e più di 700 in quelli al chiuso, ed in entrambi i casi si dovrà ricorrere alla preassegnazione dei posti a sedere. I tifosi «hanno l’obbligo di occupare per tutta la durata dell’evento esclusivamente i posti a sedere specificamente assegnati, con divieto di collocazione in piedi e di spostamento di posto, assicurando tra ogni spettatore seduto una distanza minima laterale e longitudinale di almeno un metro».
Le mascherine devono essere indossate per tutta la durata dell’evento, se al chiuso; dall’ingresso fino al raggiungimento del posto e ogni volta ci si allontani, incluso il momento del deflusso, se invece l’evento è all’aperto. L’ordinanza di Zaia invita poi all’utilizzo di «tecnologie digitali» per automatizzare gli ingressi, evitare «prevedibili assembramenti» e per consentire la registrazione degli spettatori e impone varchi per l’accesso così da evitare assembramenti nel momento del controllo temperatura e biglietti. E ancora, sarà vietata l’introduzione di striscioni e bandiere e dovrà essere garantito il deflusso ordinato, a gruppi, degli spettatori al termine della manifestazione, anche grazie agli steward con il compito di assistere il pubblico e controllare il rispetto delle misure.
Accolte con grande soddisfazione dalle società sportive (anche se l’Hellas Verona fa sapere che non riuscirà a riaprire il Bentegodi oggi per la prima di campionato contro la Roma a causa dei tempi troppo stretti) le riaperture disposte da Veneto ed Emilia Romagna, seguite da Lombardia e
Piemonte, hanno però messo in agitazione il governo, timoroso che il «fai da te» delle Regioni posso generare il caos. Ieri, commentando l’iniziativa di Bonaccini, il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia aveva detto: «Il presidente della Figc, Gravina, conosce molto bene la volontà del governo di garantire prima l’apertura delle scuole. Ogni interruttore va riacceso con cautela». Una posizione attendista superata di slancio dai governatori, tanto che Boccia è stato poi costretto a convocare il vertice urgente di cui si diceva, con l’adozione di un provvedimento nazionale come auspicato dal presidente del Coni Giovanni Malagò: « L’ ideale sarebbe avere un’uniformità di valutazione». Il clima, d’altronde, si era fatto incandescente: «Il calcio merita rispetto, bisogna pianificare le cose dialogando» aveva tuonato il presidente della Lega Calcio Paolo Dal Pino. «Sono stupito da queste parole - la replica di Spadafora - l’attenzione è sempre stata costante». Ma anche nel governo cresceva il pressing. «Quella dei governatori non mi pare una fuga in avanti - aveva detto il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri - è auspicabile un ritorno dei tifosi allo stadio con misure che consentono la sicurezza. Fa male vedere gli stadi vuoti».