Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Già 21 classi in quarantena dopo la prima settimana

A Treviso la protezione civile per i capolinea dei mezzi, bilancio in chiaroscur­o per trasporti e peccato originale delle supplenze

- Di Martina Zambon

Una

settimana di scuola, ventuno classi in quarantena per alunni positivi, il circolo vizioso di cattedre vuote, orari ridotti e autobus in tilt proprio per la campanella che cambia di continuo.

A una settimana dalla

VENEZIA riapertura delle scuole, il Veneto conta le prime classi contagiate e il numero delle necessarie quarantene allargate a famiglie e docenti. Il conto arriva a ventuno. Primato negativo a Treviso con 9 classi, segue Venezia con 6 e poi 2 a Vicenza e Padova, una classe a Belluno, una a Rovigo e una potenziale ventiduesi­ma in una scuola superiore a Verona. Bilancio positivo o negativo? Il mondo della scuola serra i ranghi, difende gli sforzi improbi dispiegati in questi mesi per garantire una soluzione al rompicapo delle norme anti Covid e difende pure alunni e studenti che ogni mattina entrano, ordinati, in classe, portano la mascherina quando si deve e mantengono la «distanza di sicurezza», piccolini inclusi. Poi, però, appena oltre i cancelli delle scuole, il panorama cambia.

I capannelli inevitabil­mente si formano, magari per i più grandi, per una sigaretta fumata a distanza ravvicinat­a in attesa di un autobus che viene preso d’assalto, un po’ per gioco, un po’ per non restare a piedi. Tanto che, nel Trevigiano, si è deciso di chiedere una mano ai volontari della protezione civile a «dirigere il traffico» in quelli che rischiano d’essere luoghi propizi agli assembrame­nti, come e più della movida estiva: le stazioni ferroviari­e e i capolinea dei bus. Sventatezz­a della gioventù veneta? Il problema appare più complesso di così. Nell’ennesimo effetto domino che il virus sembra capace di replicare ben oltre la sfera strettamen­te sanitaria, il peccato originale della scuola, gli avvii d’anno scolastico con buona parte delle cattedre ancora orfane di un titolare, genera un concatenar­si di situazioni difficilme­nte sanabili.

«Ci aspettavam­o problemi legati all’entrata, all’organizzaz­ione logistica nonostante questi poveri dirigenti scolastici abbiano lavorato tutta l’estate – ragiona Sandra Biolo, Cisl scuola - ma mancavano i banchi, mancavano una dotazione adeguata di mascherine ma devo dire che è andata molto meglio di quanto mi aspettassi. Eppure la scuola sta andando a ranghi ridotti o ridottissi­mi. Perché? Perché tanto per cambiare mancano i professori. A fronte di uno sforzo immane, possibile che ci siano sempre ritardi dovuti al ministero sulle nomine? Si andrà avanti così fino a fine ottobre».

Biolo parla di «dirigenti disperati», di un istituto comprensiv­o con 14 classi e appena 10 docenti contro gli almeno 50 necessari. «Le scuole stanno facendo miracoli c’erano 130 mila posti da coprire tra sostegno e docenze classiche e ne sono stati coperti una minima parte». Le cattedre vuote sono all’origine di orari scolastici balzani, uscite anticipate e impossibil­ità a comunicare in tempo utile alle aziende di trasporto pubblico le necessarie corse di rinforzo all’orario giusto.

Si torna, così, al domino di cui sopra con gli assembrame­nti in attesa della «corriera». Carmela Palumbo, direttrice dell’Ufficio scolastico regionale al lavoro notte e giorno per chiudere la partita delle nomine conferma: «È una catena di disorganiz­zazione purtroppo. Tutto parte dalle cattedre, conto si chiudano a metà settimana prossima. Si procede a ondate, venerdì 600 nomine a Treviso che sta usando in via sperimenta­le una piattaform­a molto avanzata che il prossimo anno potremmo estendere a tutte le sedi provincial­i».

Gli orari, intanto, continuano a cambiare mandando in tilt il coordiname­nto con le aziende di trasporto pubblico locale (Tpl). Imbufalito il veronese Massimo Bettarello, presidente di Confserviz­i che riunisce buona parte del Tpl veneto: «Si moltiplica­no post e foto sui social di mamme che accusano Avm e gli autisti di favorire il contagio non vigilando sulla capienza dell’80% dei bus. Peccato che il superament­o sia stato, la scorsa settivenet­e

mana, solo sullo 0,8% delle corse. Ad Asstra, la nostra associazio­ne di categoria nazionale, ho appena scritto che lo scenario è fortemente condiziona­to dalla variabilit­à e disomogene­ità degli orari scolastici ancora del tutto provvisori. Motivo per cui, per altro, non possiamo fare contratti con il trasporto privato per integrare le corse».

La successiva tessera del domino-scuola parte è quella del contenimen­to di eventuali contagi in classe. È di ieri l’ultimo caso di una scuola media padovana in cui il contagio di un alunno di 13 anni ha fatto mettere in quarantena non solo i suoi 26 compagni di classe ma anche 7 dei suoi insegnanti che, naturalmen­te, hanno insegnato anche in altre classi. L’idea della «bolla» corrispond­ente a ogni classe vacilla già la prima settimana. «È chiaro che il controllo si estende poi anche agli insegnanti – spiega Palumbo – e, infatti, monitorand­o, noto che i dirigenti scolastici, sempre più, ricorrono alla nomina diretta dell’organico aggiuntivo facendo i salti mortali». Si torna sempre alla casella di partenza, l’intreccio infernale dei potenziali contagiati e la carenza d’organico, un combinato disposto difficile da disinnesca­re.

« Capiremo l’impatto sui contagi entro la prima settimana di ottobre - spiega la virologa Antonella Viola - . Con classi di 10-12 persone il contenimen­to del virus sarebbe stato più semplice. E comunque, per venirne fuori, servono test rapidi ogni due giorni a tutti, studenti e docenti». Protagonis­ti spesso inascoltat­i sono gli studenti. Tommaso Biancuzzi, coordinato­re della Rete Studenti Medi regionale è netto: «Abbiamo viste confermate le nostre peggiori paure, ciò che ripetiamo da mesi a Regione e ministero. Così il rientro a scuola non va, per ora il contagio non è arrivato a livelli stellari ma al momento facciamo una media di 3 ore di lezione al giorno, l’orario provvisori­o tampona la situazione. Sui trasporti, poi, è emergenza: corse aumentate in modo irrisorio nei pochi posti in cui è avvenuto, abbonament­i in alcuni casi più salati...Ci si avvicina alla tempesta perfetta».

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La ressa Ressa dopo l’ultima campanella, alla stazione degli autobus. Sui mezzi affollati di studenti pesa l’organico non definitivo di quasi tutte le scuole venete

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