Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Città peggiorata Brugnaro cambi registro Ma anche noi colpevoli»
VENEZIA «Col traino di Zaia, Brugnaro è stato votato anche a Venezia. Molto meno, ma alla fine a Sacca Fisola e Castello, lo votano». Il segretario di Italia Viva Alessandro Maggioni, ex assessore Pd della giunta Orsoni ridimensiona la bocciatura nelle urne del sindaco fucsia. Ma abita nella «zona rossa» dove la maggioranza di voti l’ha avuta il suo candidato, Pier Paolo Baretta.
Perché nel centro dell’urbe Brugnaro perde?
« Venezia lagunare ha lo storico problema dell’esagerata incidenza turistica, che travolge tutto. Ce ne facciamo carico come centrosinistra, il problema c’era anche allora. Ma le problematiche sono fortemente peggiorate».
Per quale motivo?
«Il tessuto della città è stato lasciato al fai-da-te di tutti i singoli cittadini. Non può essere questo il modo di risolvere. Non lo dico come attacco politico, ormai la campagna elettorale è finita: Brugnaro deve cambiare registro e affrontare i problemi».
Sono questioni che si trascinano da anni.
«Ci prendiamo le nostre responsabilità ma come centrosinistra rivendichiamo poco i nostri meriti. Comunque, con Brugnaro i problemi sono peggiorati. E con le elezioni si giudicano non quelli di 10 anni fa ma coloro che hanno governato negli ultimi 5».
E Brugnaro è stato bocciato in un pezzo di città. Non sarà stata anche una scelta pancia?
«La personalizzazione della politica parte da Berlusconi. Succede dappertutto: con Zaia, De Luca, Emiliano. E provoca forte volubilità nel voto. Nel bene e nel male».
Ne anche il centrosinistra avrebbe vinto di primo acchitto a Venezia visti i risultati di Gas p a r i n e t t i e Martini.
«Quanto siano utili le battaglie solitarie è riflessione da fare nel dibattito imminente. I cittadini non hanno premiato la frammentazione».
Il sindaco se l’è presa con i veneziani, dice che adesso con i cassonetti e i turisti ve la sbrigate da soli.
«Gli auguro davvero buon lavoro, sperando che pulisca anche i nostri cassonetti. I servizi non sono una concessione che si dà a seconda del voto». ( mo. zi.)