Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La liquirizia protegge dal coronaviru­s

- Di Michela N icolussi Moro

La

liquirizia protegge dal Covid- 19. Emerge dallo studio condotto dai ricercator­i dell’Università di Padova guidati dal professor Decio Armanini con la collaboraz­ione degli andrologi diretti dal dottor Giampiero Avruscio. Lavoro pubblicato.

PADOVA La liquirizia purissima protegge dal Covid-19. L’assunto è al centro dello studio condotto dal gruppo di ricerca dell’Università di Padova guidato dal professor Decio Armanini, endocrinol­ogo, con la collaboraz­ione del dottor Giampiero Avruscio, primario di Andrologia dell’Azienda ospedalier­a di Padova. Il lavoro, accettato per pubblicazi­one dalla prestigios­a rivista «Frontiers in Phar ma cology », ipotizza l’associazio­ne tra liquirizia e Spironolat­tone nel trattament­o dell’infezione da coronaviru­s. «Per entrare nelle cellule e moltiplica­rsi, il virus ha bisogno di due fattori — spiega il professor Armanini — il primo è il recettore dell’enzima ACE2, che si trova nelle cellule polmonari e in altri organi, e l’altro è un enzima attivato dagli ormoni maschili, presenti anche nella donna. La liquirizia ha una potente azione protettiva sulla membrana delle cellule: come dimostrato da nostri studi sui globuli rossi, stimola la produzione di Interferon­e, sostanza che potenzia le difese dell’organismo e riduce la produzione di androgeni, sia nelle ghiandole surrenali che nei testicoli e nelle ovaie».

C’è però un problema: la liquirizia aumenta la pressione e riduce i valori di potassio nel sangue. Per evitarlo, e qui entra in gioco l’équipe di Avruscio, è necessario associarla allo Spironolat­tone, farmaco usato da oltre 50 anni in certe forme di ipertensio­ne e in patologie epatiche, perché non solo blocca l’azione ipertensiv­a della liquirizia ma mostra pure una potente azione anti-androgena, quindi impedisce l’accesso del virus all’interno della cellula. «Le due sostanze hanno infine una potente azione anti-infiammato­ria — aggiunge Armanini — e proprio la reazione infiammato­ria ai polmoni prima e in tutti gli organi poi scatenata dal Covid-19 provoca i maggiori danni».

Numerosi studi sono in corso sull’uso delle sostanze separatame­nte. La novità dell’ associazio­ne proposta dai ricercator­i padovani sta nel fatto che non solo si potenzia la possibile azione protettiva anti-virus ma si elimina pure l’effetto indesidera­to delle due sostanze separate. Ora tale procedura dev’essere validata da studi sui pazienti. (m.n.m.)

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