Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Tav, il piano per finirla in fretta
Infrastrutture A giorni cominciano gli espropri per la tratta Verona-Vicenza. «Ma tutti i soggetti devono accelerare» Meistro, ad di Ircav: «Pronti ad adottare il modello ponte di Genova, lavorando sui tre lotti»
VENEZIA «Niente è impossibile, anche lavorare sui tre lotti dell’Alta velocità in parallelo per arrivare prima a Padova ma serve il modello Genova». Nicola Meistro, ad di Iricav, spinge per un’accelerazione sulla Tav veneta: «E i soldi del Recovery fund dovrebbero andare a progetti come questo».
«Niente è impossibile,
VENEZIA lavorando così come si è lavorato per il nuovo ponte sul Polcevera a Genova, h24, 7 giorni su 7, i tempi si potrebbero accorciare notevolmente». Lui è Nicola Meistro, amministratore delegato di Iricav Due, il general contractor che realizzerà l’alta velocità fra Verona e Padova chiudendo l’«anello veneto». Di mestiere ingegnere, balzato agli onori delle cronache proprio per la realizzazione-lampo del nuovo ponte genovese.
Ingegnere, dopo Genova, l’alta velocità veneta le sembrerà una passeggiata...
«(Ride ndr) Purtroppo non ci sono passeggiate nel nostro lavoro. Qui parliamo di un’infrastruttura diversa, certo...»,
Che tempi di realizzazione ci saranno per arrivare fino a Padova?
«Noi siamo pronti a lavorare in parallelo sui tre lotti funzionali, Verona-bivio di Vicenza, 44 km, attraversamento di Vicenza, 6 km e VicenzaPadova 26 km, ma serve un’accelerazione da parte di tutti gli attori coinvolti. Dal cliente, Rfi, ai ministeri, passando per il Cipe».
Ci spiega a che punto siamo? Risulta che a giorni partiranno le pratiche d’esproprio fra Verona e Vicenza...
«Noi abbiamo contrattualizzato ai primi di agosto il primo lotto funzionale di cui è finanziato il primo di due lotti costruttivi fra Verona e Vicenza. Teniamo conto che la convenzione per quest’opera risale al 1991. Da allora è cambiato il mondo, finalmente siamo riusciti a far partire questo importante progetto, ora bisogna correre».
Quando partirà il secondo lotto costruttivo per arrivare a Vicenza?
«L’avvio è previsto entro 12 mesi dall’atto integrativo, quindi entro agosto 2021».
Tempo di realizzazione dei due lotti fino a Vicenza?
«78 mesi».
E gli altri due per arrivare a Padova?
«Sull’attraversamento di Vicenza stiamo aspettando che ci venga dato il via per la progettazione definitiva che va poi portata al Cipe. Da lì possiamo sottoscrivere il contratto, se ci fosse una volontà da parte di tutti ad accelerare si potrebbero mette in parallelo tutti i tre lotti».
Anche la Vicenza-Padova? « È il lotto più arretrato, dobbiamo portare in approvazione il progetto preliminare quindi siamo allo step iniziale. Ecco, il colpo d’acceleratore è particolarmente necessario qui. Sulla progettazione preliminare si è fermi ai primi 14,5 km in uscita da Vicenza».
Progettazione a parte, mancano ancora i finanziamenti...
«Con il Recovery fund in arrivo, penso ci si dovrebbe indirizzare su progetti che possono partire subito, come questo».
Con il Recovery fund e una velocizzazione degli stakehoder, Rfi e Mit, i 78 mesi basterebbero per finire la Tav veneta? C’è chi ci spera ancora per i Giochi olimpici invernali del 2026...
«Noi siamo pronti a fare un labor intensive come su Genova. E il nostro cliente, Rfi, lo sa. Possiamo studiare con questa metodologia un programma accelerato come a Genova. I tempi così si accorcerebbero ulteriormente. I tre lotti in parallelo sono l’obiettivo che tutte le autorità dovrebbero perseguire in un momento particolare come questo, segnato dalla crisi legata al Covid e all’impellenza di ammodernare le nostre infrastrutture. L’Av diventa metropolitana d’Italia. Per non parlare dell’occupazione, per il primo lotto parliamo di circa 4.000 occupati. In Veneto non c’è da tanto da valutare, l’opera è evidentemente necessaria».
Un commissario, di cui si parla a Roma, aiuterebbe?
«Sono molto dibattuto sul fatto che sia assolutamente necessario. A Genova è stata un’esperienza molto positiva ma i poteri commissariali non sono stati usati poi troppo. Credo la differenza la facciano comunque le persone che hanno la responsabilità di far andare avanti un progetto».
Le pare che il vento, in questo senso sia cambiato?
«Pare di sì. Anche perché un giorno di ritardo è un giorno di ritardo per tutti. È il tempo del fare»