Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Imprese e prestiti garantiti In Veneto quasi 10 miliardi
Alle imprese vicentine l’importo medio più alto: 119 mila euro
Sfiora
i 10 miliardi l’ammontare complessivo dei prestiti finora erogati alle imprese venete, con la garanzia dello Stato, per affrontare l’emergenza economica dovuta alla pandemia. Conte (Cna): «C’è necessità di una nuova classe di imprenditori».
VENEZIA Altre 11 mila richieste di finanziamenti garantiti per 1,6 miliardi complessivi. È la progressione, nell’ultimo mese, delle adesioni delle imprese venete agli strumenti per la liquidità messi a disposizione attraverso il decreto «Cura Italia», diventato operativo il 17 marzo e introdotto con lo scopo di assicurare al sistema produttivo le risorse necessarie a superare le difficoltà sorte con la diffusione dell’epidemia e con il lockdown.
In totale, da quel 17 marzo, le aziende della nostra regione hanno finora richiesto fidi garantiti per oltre 9,6 miliardi, 1,5 dei quali riferiti alle misure al di sotto dei 30 mila euro e dunque coperti al 100% dal Fondo centrale. Le domande complessivamente so no arrivate a sfiorare le centomila (98.746 per la precisione), cui circa 16 mila relative a importi superiori ai 30 mila euro. Nel dettaglio, il taglio medio dei finanziamenti per la fascia inferiore è fra i 20 e i 21 mila euro, mentre le domande di liquidità sul profilo alto spaziano dai 71 mila euro medi delle aziende del Polesine ai 119 mila di quelle vicentine, che si confrontano con i 76.500 euro di media in ambito nazionale.
Ma si tratta, alla resa dei conti, di misure idonee a rivitalizzare il sistema delle imprese venete e ad attrezzarle per essere all’altezza delle sfide del post-Covid, oppure gli strumenti rappresentano appena un salvagente per cercare, almeno, di non annegare in tempi brevi?
A sei mesi dalla loro introduzione, una prima analisi può essere effettuata. Alessandro Conte, presidente della Cna del Veneto, scinde subito in due la platea dei beneficiari in base al taglio degli importi garantiti richiesti. «Chi ha avuto bisogno dei 15 o 20 mila euro – rileva – non lo ha fatto certo per sostenere investimenti significativi ma rivelava un bisogno di liquidità finalizzato praticamente a stare a galla nelle ore più difficili della burrasca. Altra cosa sono le richieste per importi superiori,
"Conte (Cna) Chi ha chiesto 1520 mila euro lo ha fatto per rimanere a galla
che sono una ogni sei, dietro le quali c’è un piano articolato per affrontare il futuro e che parte dall’analisi di fragilità risalenti spesso a prima del Covid».
Parliamo di sforzi sia nella direzione della modernizzazione in senso prevalentemente digitale dell’impresa, sia in quella della formazione. «C’è la necessità di generare una nuova classe di imprenditori – prosegue Conte – dotati di una forte cultura in chiave “Industria 4.0”. Protagonisti del Made in Italy focalizzati sulla qualità del prodotto e con una forma mentis di rete. Penso infine – conclude il presidente Cna – alla velocità che dovremo imprimere alla trasformazione delle nostre aziende, anche soltanto per poter cogliere le grandi opportunità collegate all’Ecobonus 110% sulle abitazioni, nella speranza che il termine ultimo non sia il 31 dicembre del 2021, perché i tempi sarebbero in ogni caso troppo stretti».