Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Figlio bocciato agli esami di terza media «Niente stress»
VICENZA Una coppia di genitori vicentini ha chiesto cinquemila euro di risarcimento danni al ministero dell’Istruzione perché gli insegnanti avevano ammesso il figlio all’esame di terza media per poi bocciarlo a causa dei pessimi risultati ottenuti nella prova. In questo modo, sostengono, avrebbero causato al ragazzino un inutile stress emotivo.
La vicenda risale al 2018 ma solo di recente il caso è approdato di fronte al Tar di Venezia, che nei giorni scorsi ha pubblicato la sentenza nella quale si ricostruiscono le «numerose difficoltà manifestate fin dall’inizio» dell’anno scolastico. Una «situazione “claudicante” del minore - scrivono i giudici - che veniva confermata nelle pagelle del primo e del secondo quadrimestre, e comunicata alla famiglia che provvedeva ad affiancargli un educatore e due insegnanti per il recupero di matematica e delle lingue Inglese e Spagnolo». Sforzi inutili, al punto che «il consiglio di classe evidenziava uno scarso impegno del minore e manifestava seria preoccupazione».
Infatti, alla fine dell’anno scolastico il collegio docenti « confermava un giudizio complessivamente negativo» ma nonostante questo il quattordicenne «veniva ammesso all’esame di Stato». Risultato: le prove per ottenere la licenza media, furono un disastro e, «coerentemente all’andamento scolastico annuale, il minore veniva bocciato»
I genitori non l’hanno presa bene e, assistiti dall’avvocato Antonio Picerni, hanno fatto causa al ministero dell’Istruzione. Il figlio, secondo loro, non doveva neppure essere ammesso all’esame: solo così si sarebbe concretizzato «un reale processo di maturazione», spingendo il ragazzino a meditare sui suoi errori. Da qui la richiesta di annullare il provvedimento di ammissione all’esame, come se fosse stato bocciato fin da subito. Dal punto di vista del risultato non cambia nulla, eppure in questo modo, sostengono mamma e papà, lo studente riceverebbe un «minor danno psicologico ed emotivo dal sapere le reali motivazioni del suo mancato superamento dell’esame, nonché una corretta tutela della sua dignità di studente».
Non solo. La famiglia vicentina ha chiesto al tribunale 5 mila euro di risarcimento danni perché - a causa della decisione presa dai docenti - il ragazzino ha «sostenuto l’esame di Stato, con tutto lo stress, l’agitazione, l’ansia da prestazione». Tant’è.
I giudici del Tar hanno dato torto ai genitori: «Rientra nella piena discrezionalità del consiglio di classe valutare l’ammissione o meno degli studenti all’esame», si legge nella sentenza. Senza contare che «lo studio e l’impegno profusi nel tentativo di superare la prova, per quanto infruttuosi, non paiono idonei a compromettere il processo di maturazione dello studente». Infondata anche la domanda di risarcimento del danno: «Lo stress che le relative prove comportano – sottolinea il tribunale amministrativo regionale - non è tutelato né giuridicamente rilevante, tenuto conto che lo studente ammesso ha pur sempre la facoltà di non sostenere l’esame».
Non tutto il male viene per nuocere, e la storia dello studente vicentino sembra avere un lieto fine: «La bocciatura risale a due anni fa – sottolinea l’avvocato Picerni – e nel frattempo il ragazzino è maturato. In seguito ha ripetuto l’anno scolastico con maggior impegno, superando l’esame di terza media. Oggi frequenta il liceo».