Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
I No global rilanciano: già pronta un’altra azione
Gli ambientalisti del Venice Climate Camp tornano alla carica. Dopo le condanne all’irruzione in raffineria dello scorso 12 settembre, arrivate da Prefettura, Confindustria, sindacati e e Eni, una quarantina tra esponenti veneti del movimento Fridays for Future, attivisti dei centri sociali e del movimento Rise Up si sono radunati in tuta bianca davanti alla sede di Confindustria al Vega. «Eni distrugge il pianeta. Stop Climate Change», stop al cambiamento climatico, lo striscione. Su chi li accusava di aver rischiato incidenti ambientali nel sito occupato hanno tagliato corto: «Tutte dichiarazioni su di noi sono state fatte in base a un contesto distorto. E’ stata un’occupazione pacifica e simbolica che non ha prodotto tensioni». Fuori dall’impianto invece, di tensioni ne ha generate parecchie. A partire dall’azienda, che aveva annunciato una denuncia per violazione della proprietà privata, e del tandem Confindustriasindacati, compatto nel condannare il blitz come un «atto criminoso». Il prefetto Vittorio Zappalorto, poi, aveva espresso una vicinanza ai temi ambientali, ma non ai metodi e al luogo degli attivisti. Che respingono le accuse: «Dopo mesi di marce in favore del clima vediamo che i politici restano sordi alle nostre richieste per invertire la rotta e abbandonare l’energia fossili — hanno detto — Abbiamo scelto Eni perché è una multinazionale dei combustibili fossili che si dipinge come verde. Le azioni simboliche sono utili e ce ne saranno altre». La prossima mobilitazione il 9 ottobre: la giornata mondiale di azione per la giustizia climatica. (p. c.)