Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Fondo Pmi, Veneto Sviluppo allarga gli interventi in Trentino
Da Trentino Sviluppo 5 dei 75 milioni raccolti: «Serviranno a operazioni trasversali»
VENEZIA Veneto Sviluppo chiude le sottoscrizioni del secondo fondo d’investimento per gli interventi di capitale nelle imprese. E allarga il raggio d’azione al Trentino, dove raccoglie 5 milioni da Trentino Sviluppo. Gli ultimi investimenti del primo Fondo Pmi da 50 milioni di euro gestito da Fvs, la società di gestione del risparmio che fa capo alla finanziaria regionale veneta, saranno chiusi entro fine anno. Così da poter rendere operativo da gennaio il secondo fondo Pmi, che sta chiudendo la raccolta di 75 milioni di euro, 20 dei quali arriveranno da Veneto Sviluppo. Allargando l’operatività anche al Trentino, da dove già è previsto l’arrivo di 5 milioni di euro. Non senza polemiche sulla gestione di fondi provinciali, attraverso Trentino Sviluppo, la società d’innovazione e marketing territoriale, affidata fuori provincia.
«Abbiamo cercato di allargare raccolta e raggio d’azione oltre il perimetro mantenuto fin qui di Veneto e Friuli Venezia Giulia», dice il presidente di Veneto Sviluppo, Fabrizio Spagna. Un perimetro, quello a cavallo tra le regioni, nato con la messa in comune con il Veneto della Sgr originariamente di Friulia, la finanziaria regionale del Friuli Venezia Giulia, di cui poi Veneto Sviluppo aveva successivamente acquisito il pieno controllo, mantenendo però il Friuli i fondi necessari ad investire nelle imprese.
E dice ancora, Spagna: «Il fatto di riuscire ad ampliare il raggio d’azione attraendo l’interesse di alcune istituzioni è per noi un riconoscimento del lavoro fatto fin qui e della squadra che l’ha portato avanti. Stiamo puntando molto sugli investimenti nel capitale delle imprese, convinti oltretutto che una struttura pubblica come la nostra consenta interventi meno spinti da un punto di vista della leva finanziaria. Ma quella triveneta è ormai la scala minima su cui ragionare. Quelle provenienti dal
Trentino sono risorse che in ogni caso andrebbero investite in operazioni di capitale legate al territorio, o su realtà presenti trasversalmente o su aziende interessate al Trentino come base d’insediamento».
Esempio tipico d’intervento trasversale tra territori è quello realizzato da Maschio Gaspardi do, la società padovana della attrezzatura agricola, con sedi però anche in Friuli, e di cui Friulia era già socia, in cui sono stati iniettati 20 milioni di euro di aumento di capitale per sostenerne il rilancio e il rifinanziamento del debito bancario.
Nella raccolta da 75 milioni
euro sul secondo Fondo Pmi la sgr di Veneto Sviluppo ha bussato anche in Lombardia. E contatti in Trentino ci sarebbero stati anche con Itas e Cassa Centrale. Un mondo, quello delle Bcc, con cui Veneto Sviluppo ha già rapporti consolidati, in entrambi i gruppi, dopo la creazione del fondo Minibond, servito ad acquistare le emissioni obbligazionarie delle Pmi. Il primo fondo ha già esaurito i suoi 24 milioni (10 in arrivo da Veneto Sviluppo, 14 dalle Bcc) in altrettante operazioni, l’ultima a maggio con l’emissione da 6,5 milioni di euro dell’azienda padovana Cib Unigas; ed è già stato raddoppiato con la partenza di un secondo fondo di pari importo, che potrà riutilizzare anche i fondi rientranti dalle operazioni del primo andate a scadenza.
Adesso tocca al secondo Fondo Pmi. L’obiettivo è di chiudere la raccolta entro fine anno e di partire con gli investimenti di minoranza nelle imprese nel 2021,dopo aver chiuso l’ultima fase d’investimento del primo (i fondi erano giunti per 30 milioni da Veneto Sviluppo, per 11 da Friulia, per 7 dal fondo pensionistico complementare Solidarietà Veneto, per 1,5 dalla Popolare di Cividale e per 650 mila euro dalle territoriali venete di Confindustria). E la raccolta del secondo fondo è facilitato anche dai risultati provvisori raggiunti con il primo.
Qui si sono già registrate le prime due uscite, con guadagni interessanti, dalle aziende target degli investimenti, quella dal gruppo Pa di Udine, andato a Retelit, e quella di Exor International, la società veronese specializzata nei palmari per il controllo delle linee di produzione industriale, che in due anni e mezzo aveva raddoppiato il fatturato da 20 a 43 milioni, e in cui la quota del 26% di Fvs era stata rilevata da Panasonic.