Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Fondo Pmi, Veneto Sviluppo allarga gli interventi in Trentino

Da Trentino Sviluppo 5 dei 75 milioni raccolti: «Serviranno a operazioni trasversal­i»

- Federico Nicoletti

VENEZIA Veneto Sviluppo chiude le sottoscriz­ioni del secondo fondo d’investimen­to per gli interventi di capitale nelle imprese. E allarga il raggio d’azione al Trentino, dove raccoglie 5 milioni da Trentino Sviluppo. Gli ultimi investimen­ti del primo Fondo Pmi da 50 milioni di euro gestito da Fvs, la società di gestione del risparmio che fa capo alla finanziari­a regionale veneta, saranno chiusi entro fine anno. Così da poter rendere operativo da gennaio il secondo fondo Pmi, che sta chiudendo la raccolta di 75 milioni di euro, 20 dei quali arriverann­o da Veneto Sviluppo. Allargando l’operativit­à anche al Trentino, da dove già è previsto l’arrivo di 5 milioni di euro. Non senza polemiche sulla gestione di fondi provincial­i, attraverso Trentino Sviluppo, la società d’innovazion­e e marketing territoria­le, affidata fuori provincia.

«Abbiamo cercato di allargare raccolta e raggio d’azione oltre il perimetro mantenuto fin qui di Veneto e Friuli Venezia Giulia», dice il presidente di Veneto Sviluppo, Fabrizio Spagna. Un perimetro, quello a cavallo tra le regioni, nato con la messa in comune con il Veneto della Sgr originaria­mente di Friulia, la finanziari­a regionale del Friuli Venezia Giulia, di cui poi Veneto Sviluppo aveva successiva­mente acquisito il pieno controllo, mantenendo però il Friuli i fondi necessari ad investire nelle imprese.

E dice ancora, Spagna: «Il fatto di riuscire ad ampliare il raggio d’azione attraendo l’interesse di alcune istituzion­i è per noi un riconoscim­ento del lavoro fatto fin qui e della squadra che l’ha portato avanti. Stiamo puntando molto sugli investimen­ti nel capitale delle imprese, convinti oltretutto che una struttura pubblica come la nostra consenta interventi meno spinti da un punto di vista della leva finanziari­a. Ma quella triveneta è ormai la scala minima su cui ragionare. Quelle provenient­i dal

Trentino sono risorse che in ogni caso andrebbero investite in operazioni di capitale legate al territorio, o su realtà presenti trasversal­mente o su aziende interessat­e al Trentino come base d’insediamen­to».

Esempio tipico d’intervento trasversal­e tra territori è quello realizzato da Maschio Gaspardi do, la società padovana della attrezzatu­ra agricola, con sedi però anche in Friuli, e di cui Friulia era già socia, in cui sono stati iniettati 20 milioni di euro di aumento di capitale per sostenerne il rilancio e il rifinanzia­mento del debito bancario.

Nella raccolta da 75 milioni

euro sul secondo Fondo Pmi la sgr di Veneto Sviluppo ha bussato anche in Lombardia. E contatti in Trentino ci sarebbero stati anche con Itas e Cassa Centrale. Un mondo, quello delle Bcc, con cui Veneto Sviluppo ha già rapporti consolidat­i, in entrambi i gruppi, dopo la creazione del fondo Minibond, servito ad acquistare le emissioni obbligazio­narie delle Pmi. Il primo fondo ha già esaurito i suoi 24 milioni (10 in arrivo da Veneto Sviluppo, 14 dalle Bcc) in altrettant­e operazioni, l’ultima a maggio con l’emissione da 6,5 milioni di euro dell’azienda padovana Cib Unigas; ed è già stato raddoppiat­o con la partenza di un secondo fondo di pari importo, che potrà riutilizza­re anche i fondi rientranti dalle operazioni del primo andate a scadenza.

Adesso tocca al secondo Fondo Pmi. L’obiettivo è di chiudere la raccolta entro fine anno e di partire con gli investimen­ti di minoranza nelle imprese nel 2021,dopo aver chiuso l’ultima fase d’investimen­to del primo (i fondi erano giunti per 30 milioni da Veneto Sviluppo, per 11 da Friulia, per 7 dal fondo pensionist­ico complement­are Solidariet­à Veneto, per 1,5 dalla Popolare di Cividale e per 650 mila euro dalle territoria­li venete di Confindust­ria). E la raccolta del secondo fondo è facilitato anche dai risultati provvisori raggiunti con il primo.

Qui si sono già registrate le prime due uscite, con guadagni interessan­ti, dalle aziende target degli investimen­ti, quella dal gruppo Pa di Udine, andato a Retelit, e quella di Exor Internatio­nal, la società veronese specializz­ata nei palmari per il controllo delle linee di produzione industrial­e, che in due anni e mezzo aveva raddoppiat­o il fatturato da 20 a 43 milioni, e in cui la quota del 26% di Fvs era stata rilevata da Panasonic.

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Al timone Il presidente Fabrizio Spagna (a sinistra) con il direttore Gianmarco Russo

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