Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

A riveder le stelle

Nel nuovo libro di Aldo Cazzullo il viaggio in Italia insieme a Dante, tra storia, letteratur­a e contempora­neità Alla scoperta dell’identità nazionale

- Francesco Chiamulera

Non è solo un viaggio all’inferno, anche se i cerchi, i gironi e le bolge ci sono tutti. Non è solo un ripercorre­re filologica­mente (sottomano l’imprescind­ibile manuale della Chiavacci Leonardi) l’immaginari­o del grande poeta. Non è solo uno scendere negli abissi «per provare tutto il dolore degli umani, sentire la fiamma del peccato e della punizione sulla propria pelle, come tante volte è accaduto agli italiani nella storia, che non è fatta di vittorie militari e di passeggiat­e trionfali ma di tribolazio­ni, miseria, sacrifici, epidemie».

Quello che Aldo Cazzullo fa sulla scorta di Dante Alighieri in A riveder le stelle (Mondadori, 288 pagine) è innanzitut­to, esplicitam­ente e dichiarata­mente, un viaggio in Italia. E anche se Piovene non lo cita mai direttamen­te, il giornalist­a del Corriere della Sera sembra davvero ispirarsi a lui, quando ripercorre, con Dante, la geografia tortuosa, mobile e variegata della Penisola, così come appariva ai suoi occhi in quella primavera del 1300, la notte del venerdì santo (qualcuno dice fosse il 25 marzo, altri il 7 aprile), in cui il poeta cominciò il suo viaggio.

Il volume completa il discorso civile che Cazzullo ha fatto attraverso i suoi libri di questi anni sull’Italia, prima parlando delle due guerre del Novecento, poi della ricostruzi­one, poi degli italiani di oggi. Con in mente un patriottis­mo della ragione, lontano dai flirt con il sovranismo di alcuni suoi colleghi, Cazzullo coglie l’occasione del viaggio dantesco per altrettant­e divagazion­i sulla storia italiana. Ben consapevol­e che «per

Dante, l’Italia è un sogno. Un paradigma di cultura e di bellezza. Ma non è un’entità astratta; è carne, è sangue, è terra. L’Italia è una montagna scoscesa, una collina dolce, un mare agitato, dalla Provenza al golfo del Quarnaro. È il Bel Paese, definizion­e inventata da lui. Il Paese in cui si dice «sì». Unito dalla fede cristiana e dall’amore per il bello».

È per la via della letteratur­a, insomma, che Dante si configura secondo Cazzullo come il primo patriota, anche se dal punto di vista politico è troppo presto, all’alba del XIV secolo, per disegnare già i confini di uno Stato-nazione, e infatti, «per lui il potere politico è l’Impero, e il capo è l’imperatore; mentre il Papa deve essere un’autorità spirituale, come è diventato ora. Ma è un impero che pacifica, non che comanda. Le libertà comunali per lui sono sacre».

Così, Cazzullo segue Dante nella descrizion­e ad ampia veduta del lago di Garda. A ispirarlo è l’apparizion­e della figlia di Tiresia, la maga Manto, da cui prende il nome Mantova.

«A raccontare la storia - ricorda - è Virgilio, che vuole chiarire come fu fondata la sua città. Ma prima Dante ce la fa vedere come su una carta geografica. È la più lunga descrizion­e geografica della Divina Commedia. Quasi una dichiarazi­one d’amore al Nord Italia. “Suso in Italia bella giace un laco...”».

Oltre la punta del Garda, chiusa dalle Alpi che segnano il confine con il Tirolo, la Germania, il mondo tedesco: le Dolomiti. E poi, nel ventunesim­o canto, il riferiment­o dantesco a Venezia, e segnatamen­te al suo arsenale, ora sede della Biennale d’Arte e al tempo di Dante (che non sappiamo se lo visitò mai fisicament­e) un luogo scuro, la più grande fabbrica d’Europa, «dove d’inverno bolle “la tenace pece” con cui si riparano le barche. E come l’Arsenale, anche la boglia è colma di una pece spessa, che ribolle non per il fuoco acceso dadi gli uomini ma per arte divina».

Il viaggio prosegue, dal Veneto Cazzullo passa in rassegna con il poeta un po’ tutte le ragioni d’Italia. Gustoso, tra gli altri, il riferiment­o alla cappella di San Petronio a Bologna, in cui è raffigurat­o Maometto all’inferno, proprio come fa Dante che lo colloca tra i peccatori della nona bolgia; e Cazzullo chiosa: «gli islamici, che storicamen­te non amano Dante, se ne sono sentiti offesi, qualche estremista ha progettato di distrugger­e la cappella, da allora il sagrato di San Petronio è vigilato dalla polizia. Peraltro l’immagine di Maometto all’Inferno è riprodotta in altri luoghi sacri italiani, ma è meglio non indicarli, perché nella loro ignoranza gli aspiranti terroristi non se ne sono ancora accorti».

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